Gucci dice addio alle pellicce

Gucci dice addio alle pellicce
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Curiose contraddizioni del mondo di oggi. Se provate a fare una ricerca su Google alla voce “pellicce Gucci” vi troverete davanti una pagina schizofrenica. Nella parte superiore le proposte di acquisto di lussuosi capi in pelliccia disegnati da Alessandro Michele, lo stilista che ha riportato il marchio ai grandi fasti (e ai grandi ricavi). Appena sotto invece troverete una sfilata di titoli che annunciano la decisione della casa di dire addio alle pellicce. Il catalogo nella parte superiore è “sponsorizzato”, quindi voluto dalla casa che ha pagato Google per averlo in quella posizione privilegiata. Per curiosità i prezzi variano dai 35mila euro ai 4mila, con i poveri visoni a farla da assoluto protagonista. In realtà l’annuncio riguarda la prossima stagione.

La scelta fur free di Gucci. L’annuncio lo ha dato l’amministratore delegato Marco Bizzarri in occasione di un intervento al London College of Fashion ed è stato ripreso dal Times. Bizzarri ha parlato di un capo «ormai fuori moda», quindi in declino di mercato, perché la sensibilità delle persone è profondamente cambiata e l’attenzione verso gli animali è straordinariamente cresciuta e quindi avere in catalogo pellicce è fattore che macchia la reputazione di un marchio globale come Gucci. Bizzarri ha anche detto che «lo viluppo sostenibile è un elemento cruciale della nostra attività. Essere socialmente responsabili è uno dei valori fondamentali di Gucci e continueremo a cercare di fare di più per l’ambiente e gli animali. Con l’aiuto di HSUS e LAV, Gucci è entusiasta di compiere questo ulteriore passo e spera che possa contribuire a ispirare l’innovazione e diffondere consapevolezza, cambiando l’industria della moda del lusso in meglio». HSUS (Humane Society for The United States) è la maggiore associazione americana di protezione degli animale; la LAV è invece la Lega antivivisezione molto radicata in Italia e che ha da anni una sezione apposita chiamata Area Moda Animal Free.

Una svolta epocale. Gucci non è il primo a seguire la policy fur free. Nel mondo tanti marchi l’hanno già fatto, tra i quali Armani. Ma Gucci, secondo tutti gli attivisti del fronte animalista, è certamente un brand destinato a fare da straordinario traino rispetto a chi non ha ancora fatto questo passo. Si parla addirittura di svolta epocale. «La decisione di Gucci cambierà radicalmente il futuro della moda», ha detto senza mezzi termini Simone Pavesi, responsabile dell’Area Moda Animal Free della LAV. «Mentre la moda diventa sempre più etica, le catene di approvvigionamento che ruotano intorno agli animali saranno una cosa del passato». Che la scelta sia dettata anche da un calcolo di mercato risulta evidente da quanto dichiarato invece da PJ Smith, senior manager Politiche della moda per HSUS: «Gucci lo ha capito e senz’altro beneficerà di un maggiore consenso».

E le pellicce di adesso? Quanto all’imbarazzo delle pellicce ora in vetrina e ben in vista sul motore di ricerca, Bizzarri ha trovato una via di uscita. Avrebbe promesso che i ricavi delle vendite di questi capi a due associazioni per la difesa degli animali come Humane Society International (Hsi) o la LAV stessa. Chissà se le associazioni incasseranno quelle somme ricavate sulla pelle dei visoni…


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