Grande successo a Verolavecchia per la presentazione di «Noi quattro»
La serata fa parte di un progetto dell'amministrazione dedicato all'impegno civico
Grande successo a Verolavecchia per la presentazione di «Noi quattro».
«Noi quattro»
Ieri sera, venerdì 3 febbraio, sala consiliare gremita a Verolavecchia per la presentazione del volume «Noi quattro». Il libro racconta la storia di una famiglia scampata alla deportazione e allo sterminio grazie all'intervento di don Giovita Beschi e Angelo Migliorati (Borgo San Giacomo), Arturo Delle Fratte (Maresciallo di Borgo San Giacomo), le famiglie Nodari, Gloriotti e Corradini (Orzinuovi), le suore Orsoline (Brescia). Sono stati inseriti nel Giardino dei Giusti per il loro grande impegno civile. In questo libro di memorie Goldy, che aveva quattro anni all'inizio degli eventi, racconta la sua terribile storia condivisa con la tre sorelle.
Progetto
Questa serata si inserisce in un progetto fortemente voluto dall'amministrazione comunale che propone appuntamenti dedicati all'impegno civico. Il primo appuntamento è stato quello con De Magistris e Belsito dove si è parlato di antimafia. Alla serata di ieri, secondo evento di questo progetto, erano presenti i curatori dell'edizione italiana del libro, Andrea Andrico e Giorgio Ferrari, ed è stata l'occasione per ripercorrere la storia di queste quattro sorelle, scampate alla deportazione grazie a persone umili e semplici che hanno messo in pericolo la loro vita per salvarle.
Presentazione
Durante la serata di ieri è stato presentato il libro ma soprattutto il lavoro fatto dai due curatori, soprattutto di Andrico. Il libro era molto spoglio di nomi e luoghi, Andrico partendo dal libro ha ricostruito tutte le microstorie dei singoli protagonisti. Un lavoro molto importante che Andrico ha svolto perché «L'obiettivo della storia è ricostruirla e raccontarla per avere memoria. Il mio obiettivo è raccontare questa storia affinché non vada perduta. Sono cose che è importante conoscere: sono le persone di tutti i giorni, la povera gente, che fa la differenza».