Giuseppe, Benito e la passione per gli aerei

Giuseppe, Benito e la passione per gli aerei
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Un tempo li si poteva osservare partire dalle vecchie piste dismesse dell’aeroporto militare di Montichiari, quasi come se i velivoli da guerra si fossero ritirati in rispettoso silenzio per far posto a quei piccoli e temerari modellini che li imitavano in tutto e per tutto ma solcando il cielo in tempi di pace.

Da circa una decina d’anni, gli aeromodelli si sono spostati sulla pista volo della Casa Bianca nella campagna di Vighizzolo, dove piloti e costruttori si incontrano per dare libero sfogo alla loro passione e scambiarsi consigli e progetti. «La mia passione è nata da piccolissimo» racconta Giuseppe Rozzini, monteclarense classe 1940, da sempre residente a Sant’Antonio - Abitando vicino alle piste e osservando gli aerei che mi sfrecciavano sulla testa, ho sognato a lungo di diventare pilota ma la mia famiglia aveva un’azienda agricola e poi, ai tempi, per poter accedere a quella carriera, era necessario possedere il diploma di terza avviamento che io non avevo conseguito. E così ho dovuto esprimerla in un altro modo: costruendo modellini. Il primo lo progettai e costruii tutto da solo all’età di 35 anni.

Era un modello nato su mia inventiva, che montava addirittura il motore di una motosega, alleggerito per permettergli di volare e eliche costruite da me perché non esistevano in commercio. Dopo questo ne sono venuti  molti altri, quasi tutti riproduzioni di aerei originali come l’F86 Sabre che era un caccia monomotore a getto impiegato nella guerra di Corea e dai Lancieri Neri, la pattuglia acrobatica che ha volato anche su Montichiari. Non ho mai imparato a pilotarli, però, perché è molto difficile, tanto quanto farlo su di un velivolo normale e così li presto ad amici che me li tengono in “allenamento”». Uno degli amici di Rozzini è Benito Milani, bresciano di origine bolzanine, che viene apposta dalla città in quel di Montichiari per pilotare i suoi aerei e quelli dell’amico. «Ho iniziato a nove anni con il volo vincolato, cioè con aerei che volavano all’interno di due cavi. Anch’io volevo fare il pilota e il mio sogno si è avverato con questi modelli che sono tutto tranne che facili da pilotare. Ci vuole ottima vista, equilibrio e mano ferma perché non consentono errori, volando a 200 metri da terra. Il volo degli aeromodelli, basandosi sulle stesse leggi aerodinamiche che regolano quello dei veri aeroplani, presenta, sia pure in scala ridotta, gli stessi problemi che si offrono ai progettisti e ai collaudatori aeronautici.

Oltre che pilotarli, anche io ne ho costruiti tantissimi, circa 250, sia attraverso l’assemblaggio di modelli in commercio sia su disegni miei personali. Ultimamente ho dovuto regalarne qualcuno perché, nonostante mi sia costruito un hangar per contenerli, non ho quasi più spazio dove conservarli e in famiglia cominciano a lamentarsi. Adoro il motore a scoppio alimentato a benzina perché ti permette di sentire l’intensità della spinta come se stessi volando sul serio. Il rumore, la spinta del vento, il fatto di non potersi fermare finché non finisce la benzina, sono tutte sensazioni favolose. Ho 77 anni e così tengo in forma vista e riflessi.

Senza questa passione impazzirei». Su questa pista, nel mezzo della campagna monteclarense, il sogno di Icaro smette di essere un gioco e si trasforma in una passione che rende più bella la vita.


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