Giacomo Bozzoli è stato arrestato dopo dieci giorni di latitanza
Il ricercato è stato rintracciato nella sua villa a Soiano del Lago
Arrestato Giacomo Bozzoli dopo la latitanza di dieci giorni. Alle 17.45 di oggi (giovedì 11 luglio 2024) i Carabinieri del Comando provinciale di Brescia hanno dato esecuzione all'ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Brescia a carico dell’uomo, latitante a seguito di sentenza di condanna definitiva all'ergastolo emesse dalle corti d'assise di di Brescia di primo e secondo grado, per l'omicidio dello zio Mario Bozzoli l’8 ottobre del 2015.
Rintracciato a Soiano del Lago
Il ricercato è stato rintracciato nella propria villa di via San Carlo 65 a Soiano del Lago. La sentenza definitiva di condanna era stata emessa lo scorso primo luglio e da qual momento Bozzoli era risultato scomparso. I carabinieri stanno piantonando la sua villa a Soiano del Lago ormai da dieci giorni mentre le ricerche su si lui si erano spostate dall’Europa all’Africa.
Dall'assassinio alla latitanza
L’imprenditore Mario Bozzoli, 52 anni, scomparve dalla sua fonderia - la Bozzoli srl - di Marcheno la sera dell’8 ottobre 2015. Poco dopo le 19 chiamò la moglie per avvisarla che avrebbe tardato e che si sarebbero visti direttamente al ristorante sul lago di Garda. Da quel momento si sono perse completamente le sue tracce: l’auto era nel parcheggio dell’azienda mentre il suo cellulare non è mai stato ritrovato. L’allarme è scattato alle 22 quando la moglie, preoccupata di non vederlo arrivare, chiese al figlio minore (residente in Valtrompia) di andare in fonderia a cercarlo.
In quel momento in azienda, oltre a Mario, c’erano altri operai: i nipoti Giacomo e Alex Bozzoli (figli di Adelio, fratello di Mario) e Giuseppe Ghirardini che scomparve pochi giorni dopo. Ghirardini, 50 anni, addetto al forno grande della fonderia, viene trovato senza vita il 18 ottobre 2015 nei boschi di Case di Viso, morto dopo aver ingerito una capsula di cianuro. Venne aperta un’inchiesta per istigazione al suicidio a carico dei due fratelli Alex e Giacomo, archiviata pochi mesi fa.
Unico indagato: l'esperimento con il maialino
Sin da subito si iniziò ad indagare per omicidio e la fonderia di Marcheno venne posta sotto sequestro una settimana dopo la scomparsa. Secondo la Procura Mario venne ucciso e poi gettato nel forno, ipotesi successivamente abbandonata e poi ripresa nel 2022, durante il processo di primo grado, dopo l’esperimento con il maialino di 13 chili per capire meglio cosa sarebbe successo quella sera, tempi e reazioni. Dopo le 19 dell’8 ottobre 2015 venne infatti segnalato che dalla fonderia era uscita una «fumata anomala» e per questo venne stabilito di tentare un esperimento con l’animale.
La gestione dell'azienda
Nel corso degli anni vennero indagati per favoreggiamento diversi operai della fonderia - tra questi - Oscar Maggie Aboyage Akwasi - ma nel 2022 l’unico indagato con l’accusa di omicidio volontario e premeditato e della distruzione del corpo era il nipote Giacomo, che si è sempre dichiarato innocente. Secondo i sostituti procuratori Giacomo avrebbe aggredito lo zio Mario vicino ai forni e poi avrebbe affidato il copro a Ghirardini che l’avrebbe gettato nel forno grande (dietro compenso). Il movente sarebbe di tipo economico: Mario non condivideva la gestione dell’azienda da parte del fratello e dei nipoti con fatture gonfiate e truffe all’assicurazione.
La condanna di primo grado
In primo grado venne confermato il massimo della pena al nipote con la motivazione: «alla responsabilità penale di Giacomo Bozzoli convergono sempre tutti i diversi itinerari probatori che si intendono percorrere». La pena fu successivamente confermata anche in appello.
La Cassazione
Poco prima delle 18 di lunedì 1 luglio è arrivato il verdetto definitivo dopo nove anni di accuse. La prima sezione della Corte di Cassazione ha confermato, rendendolo definitivo, l’ergastolo a carico del 39enne Giacomo Bozzoli: è stato condannato in primo, secondo e ora terzo grado per l’omicidio aggravato e la distruzione del corpo dello zio. Il primo luglio a Roma Giacomo non era in aula, c’era solo il padre Adelio. Non si è costituito e i carabinieri, quando si sono presentati nella sua casa di Soiano del Lago per notificargli l’arresto, non l'hanno trovato.
La villa piantonata e la fuga
Da quel momento i militari hanno piantonato l’abitazione di Giacomo e della sua famiglia al civico 65 di via San Carlo a Soiano. Sono state effettuate delle perquisizioni all’interno della villa per cercare tracce utili a ricostruire i movimenti degli ultimi giorni del 39enne, che per dieci giorni è letteralmente sparito nel nulla.
La Maserati passata da Manerba e le ipotesi di fuga
il 3 luglio si viene a sapere che le telecamere hanno registrato il passaggio della sua Maserati Levante alle 5.51 del 23 giugno a Manerba e, successivamente, alle 6.03 al casello autostradale di Desenzano del Garda. Da quel momento non si sa più nulla e la sua auto sembra svanita nel nulla. Il suo ultimo accesso WhatsApp risale alle 3.30 della stessa notte.
L'arrivo a Marbella, in Spagna
Nello stesso giorno, mercoledì 3 luglio, la Procura di Brescia emette un mandato d’arresto europeo che, grazie al Ministero degli Esteri, viene esteso anche ai Paesi extra Schengen. Dopo il rientro della moglie e del figlio lo scorso fine settimana - che racconta di essere stata in Francia e successivamente in Spagna - arriva la segnalazione dalla Spagna che il documento di Giacomo Bozzoli è stato registrato all'Hard Rock di Puerto Banùs (a pochi chilometri da Marbella) ma potrebbe essere un depistaggio. Nei giorni successivi la receptionist lo riconosce nelle foto e le immagini delle telecamere confermano: il 30 giugno Bozzoli era a Marbella. Il 39enne viene ripreso da un frame mentre si trova al bancone della reception ed indossa cappellino bianco, camicia hawaiana e pantaloncini.
La pista di Capo Verde
Da quel momento in poi vengono formulate diverse ipotesi e le indagine si indirizzano verso Capo Verde, arcipelago al largo del Senegal dove non c'è l'estradizione e dove diversi altri italiani, e anche bresciani, hanno in passato trovato rifugio. Ma Bozzoli non aveva rinnovato il passaporto, che attualmente risulta scaduto. Come avrebbe inoltre vissuto all'estero, senza poter realisticamente accedere ai suoi conti correnti - o almeno a quelli conosciuti? Interrogativi che hanno animato le ricerche degli inquirenti per dieci giorni. Fino al pomeriggio di oggi, e all'inatteso arresto proprio nella villa di Soiano al Lago.