Ghedi, Marì. Una vita per San Rocco

Ghedi, Marì. Una vita per San Rocco
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Trasmette una saggezza e una gentilezza antichi questa donna dal sorriso ancora così gioviale nonostante la veneranda età dei suoi quasi 90 anni. Monteclarense di nascita ma ghedese di adozione, si trasferì qui con la sua famiglia a soli due anni e ormai questa è la sua casa, il posto che vuole portare alla purezza di un tempo, migliorandolo. Sia materialmente che umanamente. Marì Cacciamali Guatta è la memoria storica di un tempo che non ritornerà, celato al sicuro dietro i suoi occhi ancora attenti ai bisogni di chi soffre. Fin da piccola uno dei suoi punti saldi è stato il Santuario di San Rocco, di viale Rimembranze, conosciuto anche come «chiesetta dei Morti della Fossetta» perché fu costruito nel 1683 in suffragio alle vittime della peste. «Ricordo che quando ero piccola venivano da tutti i paesi con carri e carretti a rendere omaggio ai morti della peste pur di ricevere qualche grazia. Alla parete accanto il santuario sono ancora visibili i segni degli anelli dove venivano legati i cavalli. Basta entrare in sacrestia e vedere quanti ex voto sono rimasti. 375 e tanti sono andati persi in tutti questi anni».

Si racconta infatti che l'intera chiesetta ne fosse ricoperta, segni di chi ha lasciato un ricordo tangibile di una grazia ricevuta o richiesta ai morti considerati quasi alla stregua di martiri e con il potere di intercedere per i vivi. Fin da quando si fermava a pregare con i suoi nonni, la signora Marì ha avuto un attaccamento speciale al santuario e a San Rocco, suo potettore. Tanto che da circa 40 anni ha iniziato a tenere una pesca di beneficenza e raccogliere offerte e donazioni con cui finanziare opere di restauro del Santuario. «Una volta c'era più fede. La gente credeva davvero, mentre ora non prega più. Anche gli storpi facevano chilometri a piedi per chiedere la grazia ai nostri morti. Per questo ho sempre avuto a cuore questa chiesina e ho ricevuto tanto in cambio: ho nel cuore tutti quelli che sono venuti da me anche solo per portarmi 5 mila lire e che si sono fidati di me». Il suo impegno è stato ripagato e circa vent'anni dopo per aiutarla nella sua mission di rivalutazione di questo luogo storico e sacro è nato il comitato «Amici del Santuario di San Rocco». Da allora molti interventi di riqualificazione sono stati fatti, gli ultimi, principalmente di pulizia dell'interno della chiesetta approvati dalla Soprintendenza delle Belle Arti sono terminati proprio questa settimana e hanno portato le pareti all'antico splendore, così come la via crucis. Il sogno della signora Marì sta diventando realtà anche grazie a Barbara Alari che sul Santuario ci ha fatto ben due tesi di laurea e che ora cura le visite guidate.

Insegnando alla scuola primaria non perde l'occasione per far conoscere ai più piccoli un pezzo così importante di storia locale per far sì che non venga dimenticato. Una fita rete di contatti e di aiuto, crescituta in tutti questi anni attorno alla figura di una donna incredibile che ha conosciuto la povertà, quella vera, e questo le ha sempre dato la forza morale di farsi in quattro per chiunque avesse avuto bisogno, senza discriminazioni. Anche quest'anno, come da tradizione, trovate la pesca allestita lungo la strada che porta al santuario, di fronte alla ferramenta. «Ringrazio tanto i miei Alpini, che hanno un cuore d'oro e che tutti gli anni montano e smontano gratuitamente la mia bancarella. Ringrazio la Pro Loco che organizza una bella festa dedicata a San Rocco. A tutti veramente grazie di cuore».

Alessia Gessa


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