Fuori in bici sotto la tormenta: marito e moglie salvati da un agricoltore
I due escursionisti si sono trovati sotto il diluvio e con un vento che non gli permetteva di andare avanti, ma sono stati accolti in casa da persone meravigliose.
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Pedalare in bicicletta lungo strade e sentieri di campagna non sempre può essere salutare e divertente. Anzi. A volte può diventare un vero incubo. Proprio come è successo ai due ciclisti in cerca di aria fresca e tranquillità che sabato pomeriggio si trovavano il sella alle loro biciclette (come tante altre volte).
Marito e moglie salvati da un agricoltore
Il nostro collaboratore Vitaliano Grassi e sua moglie Susanna Carobbio erano usciti per un’escursione: il cielo era azzurro e soleggiato, c’erano solo alcune nuvole fantozziane all'orizzonte che sembrava fossero addormentate. Serenamente, hanno dunque iniziato il loro giro in direzione Pedrocca attraverso i campi, seguendo strade sterrate per evitare il traffico. «Una pedalata in solitaria senza trovare anima viva - ha raccontato Grassi - Soli in mezzo alla campagna. Dopo un'ora circa, il cielo è cambiato: si è colorato prima di grigio e poi di un nero fumo e pure le nuvole di Fantozzi sono scomparse impaurite da quello che stava succedendo».
I ciclisti hanno dunque cominciato ad impensierirsi davanti alle prime avvisaglie, qualche gocciolina di acqua come un aperitivo per quello che stava per accadere.
Il racconto
«Imboccato la stradina via del Fossato in direzione Chiari, in pochi minuti è iniziato il finimondo - ha continuato - Non c'è stato nemmeno il tempo di prendere accordi sul da farsi, se fermarsi oppure continuare. Bisognava procedere per cercare un riparo. Il vento fortissimo, circa 130 chilometri orari, spingeva l'acqua da tutte le parti creando una foschia da non poter vedere che a pochi metri. Gli alberi, platani, rubini e cespugli lungo la strada si abbracciavano fra di loro per non soccombere alla furia devastante che stava imperversando».
In mezzo alla bufera la coppia ha cercato non solo di proseguire ma di non cadere, perché il vento spingeva da tutte le parti.
«Sapevo che nelle vicinanze doveva esserci una stalla e un cascinale, ma era difficile calcolare la distanza per assenza di visuale - ha spiegato il sessantottenne - Era inutile gridare, il vento soffocava le grida dei due che volevano comunicare. Anche le nostre bici erano sfiancate, non reagivano più. Finalmente con la forza della disperazione e la paura di rimanere per strada, la vista del muro di un cascinale ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Siamo scesi dalle bici e con le spalle al muro abbiamo cercato un riparo».
Oltre al vento e la pioggia torrenziale, cominciava a grandinare e infreddoliti e bagnati fradici, i due clarensi aspettavano che tutto finisse. «Fortuna vuole che dopo dieci minuti è arrivata una vettura a gran velocità e con il finestrino abbassato il conducente ci ha invitato ad entrare nella sua abitazione - ha aggiunto - Una gran fortuna che non ci aspettavamo di certo. Ma quello che ci ha sbalordito, non è solo l'averci dato la possibilità di metterci al riparo, ma l'accoglienza anche dei famigliari che non sapevano più che fare per darci un poco di sollievo. Per noi sarebbe bastato rimanere sotto il porticato, invece siamo stati invitati ad entrare, anche se inzuppati di acqua. Non si sono preoccupati che potessimo bagnare il pavimento della loro sala, anzi, subito ci hanno dato delle salviette per asciugarci e persino un phon per i capelli. Mancava solo il caffè, che la padrona di casa, mamma Rosa ci ha preparato per scaldarci un poco».
Così, una brutta esperienza ha permesso di conoscere persone straordinarie.
«Non è la prima volta che soccorriamo qualcuno», ha esordito Davide Quadri, agricoltore che ha aperto il cancello. Infatti, poco prima era andato ad accompagnare fino a Chiari un runner rimasto nei campi durante la bufera. Dare una mano a chi si trova in difficoltà è dunque nello spirito del contadino.
«Lo facciamo spesso - ha continuato il giovane - Tempo fa abbiamo recuperato l'auto caduta nel fossato di un pizzaiolo con un trattore. Succedono spesso questi incidenti e noi non ci tiriamo mai indietro».
Ma se la coppia se l’è cavata, lo stesso non si può dire del raccolto del loro soccorritore. «Ho avuto un bel danno, le gambe del mais dei miei campi sono state piegate, un danno per il mio raccolto perduto - ha concluso - Nonostante tutto, cerchiamo di sopportare tutto, e di andare avanti lo stesso, senza mai tirarci indietro quando qualcuno è in difficoltà».
Il ringraziamento
Dopo la tempesta, marito e moglie sono tornati a casa, ma dentro sentivano il bisogno di dire «grazie».
«Il giorno successivo siamo riandati a trovare la famiglia Quadri per ringraziarli della loro ospitalità e per averci tolti da una situazione molto difficile - ha sottolineato Grassi - Considerando il fatto che far entrare in casa degli estranei specialmente di questi tempi, non è da tutti. Non hanno voluto farsi incensare rispondendo che altri avrebbero agito alle stesso modo, ma non ne sono affatto sicuro e per questo gli sono grato per averci aiutati».