Franciacorta

Fu imprigionato in uno Stalag: la piastrina di Mondini ritrovata dopo 80 anni in Polonia

Le figlie hanno accolto la notizia con incredulità: il padre, morto nel 2006, non aveva mai raccontato nulla della Guerra

Fu imprigionato in uno Stalag: la piastrina di Mondini ritrovata dopo 80 anni in Polonia
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L’emozione è stata così forte da sgorgare in un pianto intriso di incredulità e commozione. E a distanza di giorni dal ritrovamento in Polonia, in un campo dove durante la Seconda Guerra Mondiale c’era uno Stalag, campo di prigionia tedesco, della piastrina appartenuta all’erbuschese Serafino Mondini, le figlie sono ancora scosse.

La piastrina di Mondini ritrovata dopo 80 anni in Polonia

Abbiamo incontrato i famigliari dell’uomo, mancato nel 2006, a Pedergnano, la frazione dove aveva vissuto per gran parte della sua esistenza, pur cambiando più volte casa. Con le figlie, i generi e una nipote c’era anche il cazzaghese Matteo Paderni, studente universitario e grande appassionato di storia (nel 2019, a soli 15 anni, era riuscito a ricostruire quanto accaduto al prozio Mario Paganotti, morto di stenti in un lager nazista), che ha fatto da mediatore con il ricercatore polacco Stefan Marcinkiewicz  e si sta dando da fare per ottenere la restituzione della piastrina.

Il rinvenimento, annunciato dai ricercatori sulla loro pagina Facebook (a trovare la placchetta è stato il figlio di Marcinkiewicz), è piombato come un fulmine a ciel sereno sulla famiglia Mondini. Nessuno, infatti, sapeva che Serafino fosse stato deportato e internato in Polonia.

"Non parlava mai della guerra - hanno raccontato le figlie - Quando ci provava, si metteva subito a piangere".

 

A venire in aiuto ai suoi cari sono le carte, e in particolare il foglio matricolare, che fornisce alcune date. Serafino, nato il 4 gennaio 1923, fece la visita di leva nell’aprile del 1940, a soli 17 anni. La chiamata alle armi arrivò il 7 settembre 1942 e lui si arruolò negli Alpini, nel battaglione Val Chiese (del sesto Reggimento), e venne assegnato ai complementi. Fortunatamente non fu mandato in Russia, ma nell’estate del 1943 arrivò la chiamata per la Jugoslavia. Di questa esperienza Serafino aveva raccontato al genero un episodio specifico, in uno dei rarissimi momenti in cui aveva fatto riferimento alla Guerra.

La storia

"Mi aveva detto che in un’osteria aveva tirato un bicchiere verso un quadro che ritraeva il Duce, e per questo era stato messo in punizione per giorni, in ginocchio, per l’oltraggio",

ha rivelato.

Della Polonia nessuno sapeva nulla, eppure, in base alle carte, Serafino rimase in prigionia fino al 1945. Fu rimpatriato il 5 agosto 1945 e congedato il 4 luglio 1946.

Le figlie hanno le lacrime agli occhi ripensandoci. "Chissà quanto ha sofferto»", dicono, ipotizzando che forse lui non ne ha mai parlato proprio per non caricarle del peso del dolore che portava silenziosamente nel cuore.

Più facile è ricostruire la vita di Serafino Mondini dopo la guerra: l’incontro con Rosa Bariselli, il matrimonio nel 1950, allietato dalla nascita di quattro figlie femmine. Per prendersi cura in modo adeguato della sua famiglia cambiò diversi lavori: dopo aver fatto il contadino, si improvvisò come muratore (una professione che dovette abbandonare a causa di un eczema) e poi venne assunto in un’azienda del paese, l’Europack, dove rimase fino alla pensione. Un uomo di poche parole ma di tanti fatti, umile e sensibile, che si prodigava per i suoi cari e nel tempo libero si dedicava alle manutenzioni in casa.

"Guardare le foto del ritrovamento della piastrina, pensare che lui è stato là, a vent’anni, in quel campo, lontano dalla sua terra, mette i brividi", hanno spiegato ancora i parenti. Nessuno sapeva nemmeno che fosse un alpino: Serafino non conservava il cappello, non partecipava alle adunate, come se la Guerra fosse un capitolo chiuso. Troppo era il dolore, forse, che avrebbe comportato aprire il cassetto dei ricordi.

Le figlie hanno cercato fotografie con l’uniforme da soldato, documenti, lettere, qualsiasi cosa legata a quel periodo, senza però trovare nulla. L’unica loro speranza è quella di riavere indietro la piastrina, per tenere viva la memoria di una pagina dolorosa ma profondamente significativa.
"I ricercatori vorrebbero restituirla, ma ci sono dei passaggi burocratici da affrontare", ha sottolineato Matteo Paderni, il quale si è preso l’incarico di tenere aggiornata la famiglia Mondini, che a sua volta lo ringrazia per la preziosa mediazione e l’aiuto.

 

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