«Francesco ha fatto molti miracoli»

«Francesco ha fatto molti miracoli»
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Tra le immagini che meglio rappresentano la vita c’è proprio l’albero, un simbolo potente che vive e si moltiplica, nello spazio e nel tempo, in un’infinita varietà di forme. Forse per questo l’Istituto comprensivo «Leonardo Da Vinci» ha voluto ricordare il piccolo Francesco Benigni proprio con un albero, piantato qualche settimana fa da alcuni dei suoi ex compagni di classe che ora frequentano la seconda elementare. E sembra proprio che quell’albero ci parli di lui, del piccolo angelo il cui cammino tra noi è stato fermato due anni fa, stroncato a 5 anni da un male incurabile, ma il cui lascito è vivo, respira, e si fa sentire molto bene all’interno dell’intera comunità castenedolese.

La morte di Francesco ha cambiato la vita a molti, una tragedia a cui nessun genitore potrà mai abituarsi, ma che grazie all'amore e all'affetto della comunità, è stata resa meno greve e assordante. «Francesco ha fatto molti miracoli – ne è cosciente la mamma Elena Galati – un bambino meraviglioso, pieno di energie, intelligentissimo, di una acutezza incredibile, sembrava più grande della sua età e ci chiedevamo spesso cosa avrebbe fatto da grande». Un bambino dagli occhi dolci e dal gran cuore, che ha profondamente amato la sua famiglia, sempre pronto a difendere i fratelli e anche i compagni di scuola, la cui seppur breve esistenza è stata intensamente caratterizzata da un grande amore, quello per Gesù, che, nel periodo della malattia, lo andava spesso a trovare in sogno. Era un giugno come gli altri, quello del 2014, Francesco stava trascorrendo le vacanze estive dai nonni materni, vicino Otranto, con i fratelli, quando ha iniziato ad accusare i primi sintomi, un vomito anomalo che aveva insospettito i medici. Da lì poi la corsa dei genitori, la tac e la diagnosi di tumore al cervello, era necessario intervenire. Elena e il marito Roberto hanno immediatamente mobilitato tutte le loro conoscenze fino ad arrivare al dottor Massimino, referente europeo per il tipo di tumore che l’aveva colpito. Nell’arco della serata sono riusciti a raggiungere gli Spedali Civili di Brescia per l’intervento.

I due coniugi ricordano quei momenti concitati con molta ansia ed apprensione, ma anche con la stessa speranza che gli ha sempre dato la forza di andare avanti, anche quando il cammino sembrava fitto di ostacoli. «E’ stato tragico trovarci di colpo su un volo militare - hanno spiegato - ma la speranza era una forza più grande di noi, Francesco è stato un grande esempio di forza per noi: durante l’intera malattia non si è mai lamentato, nonostante la notte si svegliasse spesso, si cullava da solo e se sognava Gesù si svegliava allegro». Vedendo la dolcezza e la serenità sul suo volto nessuno avrebbe potuto immaginare che quel bambino operato in giugno avesse poi dovuto subire anche cicli di chemioterapia e di radioterapia. Non a caso i medici del Civile l’hanno definito «Il bambino più visitato di tutti», «il principino», sicuramente un bambino speciale che ha conquistato tutti con quel modo tutto suo di essere. Una mobilitazione del genere i medici non l’avevano mai vista: la stanza di Francesco era affollata sempre da tanti amici di suola, fratelli, insegnanti colleghi della madre, banchieri che lavorano con il papà, amici di famiglia conosciuti in parrocchia o in paese. Purtroppo nè la mobilitazione, nè le preghiere, nè le cure sono bastate.

A Natale del 2014 si è aggravato ed è poi stato nuovamente operato, fino alla settimana di Pasqua. «Francesco ha fatto la Passione di Cristo – hanno spiegato i genitori – non a caso aveva sognato Gesù con le caratteristiche attribuite poi da don Tino a Cristo Re, risorto con la corona in testa. Il mercoledì è stato ricoverato, i medici lo davano già per morto ma lui ha resistito fino al sabato, era il 4 aprile, se n’è andato quando hanno suonato le campane della chiesa di fronte che alle 8 di sera aprivano la celebrazione della Pasqua affinché, come ci ha spiegato don Tino, potesse avere un funerale regolare che non ostacolasse le celebrazioni della santa Pasqua. Nonostante noi non ne avessimo mai parlato lui ci diceva che non aveva paura di morire, che era sereno. Noi lo chiamiamo il miracolo di Francesco: ha fatto pregare tantissima gente, compresi i ragazzi dell’oratorio mentre erano in campeggio, ha lasciato un segno in tantissime persone che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza». I ringraziamenti della famiglia Benigni vanno ad ognuno di essi, oltre che alla Parrocchia, al Comune, alla maestra Monica e all’intera comunità castenedolese.

Una famiglia che, sorretta dalla fede e dalle innumerevoli dimostrazioni di affetto, non si è mai arresa. Una famiglia che si interroga sul perché di quel tumore non genetico e spesso ricondotto all’inquinamento da scorie nucleari, che reputa necessaria l’educazione ambientale fin dai bambini, il coinvolgimento di ognuno per concretizzare la speranza di un futuro migliore. Una famiglia che non ha ancora perso la speranza. «Ora ci rimane la speranza di rivederlo – ha spiegato la mamma – e lui ci manda tanti segnali per dirci che è al nostro fianco. Una notte l’ho sentito dormire accanto a me, qualche amichetto mi ha riferito di averlo visto, qualcuno di averlo sentito o che sia il suo angelo custode». Ma Francesco ha donato loro, oltre a tantissimi insegnamenti e ricordi, anche un lascito fatto di persone e incontri.

Come quello con Paolo Brosio ad Assisi, poco dopo il funerale, che ha poi invitato Elena e Roberto a Medjugorje dove hanno avuto il privilegio di poter parlare con suor Cornelia, e quello con i Servi della Sofferenza, un gruppo di preghiera nazionale di cui ora fanno parte. «Non sempre siamo forti - hanno spiegato i genitori - la forza ce la danno tutte le persone che ci stanno intorno e, spiritualmente, tutte le persone che pregano per noi. Crediamo che per dare una speranza al futuro sia necessario sensibilizzare sui temi dell’inquinamento, ma anche porre rimedio ai rapporti umani che spesso sono inquinati, bisogna vivere con il cuore come Francesco ci ha insegnato»


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