Francesca a 23 anni ha sconfitto il cancro
Tanta energia e voglia di prendere la parte più bella della vita. Questa è Francesca Azzini che dopo aver sconfitto il cancro a soli 23 anni ha ripreso in mano con forza la sua vita. Una battaglia contro il linfoma di Hodgkin, diagnosticato nell’aprile del 2014. «Mi ha sempre spaventato la parola cancro e mai avrei pensato di poterla incontrare e di vincerla», inizia così la storia di Francesca, una giovane ventitreenne originaria di Castelnuovo di Asola. «Mi sono sempre sentita dire che sono una ragazza forte ma io non mi reputo tale, anzi, forse il contrario, forse sono la più fragile del mondo - racconta ora Francesca che desidera riportare la sua storia a lieto fine - sono certe situazioni che ti impongono di esserlo per dovere, verso te stessa e verso gli altri». La vita della giovane è cambiata dall’oggi al domani, passando da una ragazza come tante, che frequentava i bar della zona, ad essere ricoverata in vari ospedali, dove gli esami e le visite erano all’ordine del giorno.
«Non sopportavo di perdere i miei capelli, di svegliami la mattina e vederli sul cuscino - prosegue - Così una sera di fine maggio ho chiamato le persone a me care che mi hanno rasato completamente. Per sdrammatizzare avevo chiesto alle mie amiche di fare altrettanto, come nel film: La custode di mia sorella». Minimizzava il problema con il sorriso, come ha sempre fatto e come ancora oggi affronta la vita, attraversata da momenti di luci ed ombre, come chiunque altro, finalmente. «Ricordo che la perdita dei capelli, a quel tempo, era la cosa che più mi spaventava - puntualizza - se ci ripenso oggi ci rido su e anzi, non è detto che in un momento di pazzia tornerò ad avere la cosiddetta pelata, di nuovo, ma in salute».
Francesca aveva da poco iniziato a frequentare l’università a Verona con alcune amiche, la facoltà di Scienze dell’Educazione, quando sono iniziati i primi sintomi. «Ci vollero parecchi mesi prima di capire da cosa fossero causati, primo tra tutti il prurito, forte, in tutte le parti del corpo - ricorda - abbiamo disinfettato l’appartamento perché pensavamo potesse essere quella la soluzione. Ma era diventato chiaro che non era quello il problema quando un pomeriggio di inizio marzo ricevetti una telefonata da mia mamma che mi diceva di prendere il treno e tornare a casa, il giorno seguente mi avrebbero fatto fare tutti gli esami del caso». Dall’animo un po’ pessimista, la ragazza aveva già intuito che qualcosa nel suo organismo non funzionava come doveva. «Gli ospedali sono diventati la mia seconda casa - continua - da Asola a Mantova per una biopsia e da lì al San Martino di Genova dove ho affrontato quattro cicli di chemioterapia e poi a Cremona, per il ciclo di radioterapia. Tutte le strutture mi hanno accolto come una figlia e ho incontrato delle persone davvero speciali».
La malattia le ha tolto tanta forza fisica, nelle ultime due chemio era talmente sfinita da non riuscire a tornare alla macchina. «In tutto la malattia, tra cure varie, è durata un anno e qualche mese - conclude infine - Oggi, dopo tre anni ho i miei controlli di routine e so di essere stata fortunata, soprattutto perchè ne sono uscita con le cure senza arrivare al trapianto come altre persone. E’ stata davvero dura ma mi ha fatto scoprire un lato di me che non conoscevo e ho imparato a godermi quello che il giorno mi offre perchè non si sa mai che cosa può succedere. Cosa voglio dire a chi sta soffrendo? Di non perdere mai il sorriso, di amare molto, di non aspettare di dire qualcosa a qualcuno, ma di farlo, e che se questo periodo ti porterà via tanto, è anche quello che ti fa capire quante persone speciali si hanno attorno».