Fondazione La Vittoria: dopo la demolizione, il dissesto finanziario e l’ipotesi liquidazione
Il presidente Emanuele Quartini la scorsa settimana ha illustrato i dati in un Consiglio comunale aperto: "Liquidare è l'unica soluzione"
Dopo tre anni rocamboleschi, il Comune di Adro e la Fondazione La Vittoria sono pronti a guardare al futuro. I due enti, infatti, grazie anche al cambio ai vertici della Fondazione, lo scorso agosto avevano raggiunto un accordo per il destino della struttura che ospitava l’ex asilo. Da allora da entrambe le parti si è espressa più volte nel corso dei mesi la volontà di lasciarsi le lunghe vicende giudiziarie alle spalle.
A muovere i primi passi concreti verso questo periodo di transizione è stata la recente demolizione della storica sede della materna, in via Castello, dove sorgerà un Centro per le famiglie. Ma, a voler guardare avanti sono soprattutto gli stessi enti.
La Vittoria: dopo la demolizione, il dissesto finanziario e l’ipotesi liquidazione
A ulteriore dimostrazione di ciò, sabato scorso si è svolto un Consiglio comunale aperto ai cittadini in cui le due parti hanno mostrato ai presenti il punto della situazione. Ad aprire la seduta è stato il sindaco Paolo Rosa, che ci ha tenuto a specificare che «con l’accordo raggiunto ad agosto, confrontandoci anche di persona si è instaurato un rapporto istituzionale tra due realtà di collaborazione che può solo migliorare» aggiungendo che «una volta raggiunto un accordo difficilmente si torna indietro». Dello stesso spirito è stato anche il presidente della Fondazione La Vittoria Emanuele Quartini «La Vittoria è un bene di tutta la comunità di Adro. Non è mai stata proprietà di nessuno, né mia, né del Consiglio comunale, quindi ritengo che l’assemblea pubblica sia il modo più giusto per chiarire e conciliare soprattutto le varie posizioni in merito a questo argomento». Successivamente, Quartini ha illustrato ai presenti i piani della Fondazione La Vittoria con tanto di dati alla mano relativi al periodo 2020-2022.
I dati
Nel 2020 la Vittoria ha introitato complessivamente 267mila euro tra ricavi e contributi, mentre i costi dei consumi sono stati pari a circa 77mila euro e il costo del lavoro intorno ai 198mila euro. Al netto delle imposte è rimasto un ammontare di 21.393 euro. Nel 2021 i ricavi hanno superato i 197mila euro; con i contributi aggiuntivi si è raggiunto un totale di 291mila euro di entrate. «Il consumo totale di materie prime, costi, servizi, ecc. è stato pari a 116 mila euro, quello del lavoro intorno ai 210mila. Tutti questi conti hanno portato un margine relativo, poi svalutato, e alla fine si è arrivati a dicembre 2021 a una perdita di 64mila euro», ha spiegato Quartini durante la presentazione. Nel 2022, nel primo anno d’ingresso di Quartini, i ricavi delle attività sono stati di 192mila euro (aggiungendo altre entrate, si è arrivati a 194mila), mentre i costi sostenuti sono stati 328mila euro. La perdita è stata dunque la più significativa: «Circa 135.000 euro (precisamente 134.786 ndr) di perdita dovuti a maggiori costi del personale, alla causa legale onerosa (costata ben 40mila euro per il solo avvio), al problema relativo all’affitto dell’immobile che imponeva da contratto di non accettare bambini di Corte Franca e, infine, per i trasporti Adro-Corte Franca, quest’ultima attività è stata poi interrotta ad agosto per tagliare i costi».
A questo punto il lavoro svolto da Quartini è stato quello di venire a capo dei problemi insorti. «Abbiamo cercato, tutt’ora cerchiamo, di ammortizzare i costi – ha commentato il presidente della fondazione - Purtroppo ci trovavamo con un contratto in cui esplicitamente si richiedeva di non prendere nessun bambino di Corte Franca (la clausola prevista testualmente recita che la Vittoria “ha dichiarato e si impegna a non accettare, dalla data di sottoscrizione del presente contratto di locazione, richieste di iscrizioni di bambini del territorio del Comune di Corte Franca, salvo diverso accordo e sentita la Fondazione principessa Mafalda”, ndr). Questo significa che, per aumentare il numero di bambini, avremmo dovuto andarli a prendere ad Adro e sarebbero aumentati i costi legati al servizio pullman. Inoltre, trovare nuove famiglie disposte a inserirsi in una situazione temporanea sarebbe stato difficile».
"L'unica strada percorribile è la liquidazione"
Ma questo è solo un lato della medaglia: «L’altro lavoro da noi svolto è stato capire come risolvere la questione della struttura. L’edificio di Corte Franca non era uno stabile fresco e quindi si è posto il problema anche degli spazi, del riscaldamento, e via dicendo. Ma il contratto (che addebitava tutte le spese di adeguamento al conduttore, ndr) non ci permetteva di apportare le modifiche necessarie per riedificare la struttura in sicurezza». Secondo il presidente Quartini, dunque, a fronte dell’ammontare sempre più ingente dei debiti («150mila euro nei confronti dei dipendenti, che hanno fatto causa alla Fondazione per ricevere il loro Tfr, facendo scattare il pignoramentoi», 28mila euro di compensi legali e 30mila per un mutuo da estinguere, e dunque complessivamente 208mila euro), e con una disponibilità di beni pari a circa 50mila euro (tra un terreno di proprietà della fondazione e le attrezzature), da cui deriva uno scompenso finanziario di 150mila euro, «l’unica strada percorribile è la liquidazione».
In ogni caso, «l’intenzione della Fondazione è quella di comunicare con i cittadini. In questo momento il Comune mi ha chiesto di riunire gli insegnanti. Ma purtroppo, giustamente, dal loro punto di vista non hanno voluto dar seguito alla nostra proposta». Quartini ha precisato che a fine 2022 il Consiglio da lui presieduto ha depositato un esposto alla Procura per chiederle di esprimersi sull’operato della precedente presidente dell’ente. Insomma, l’auspicio è quello di poter passare oltre e di pensare al futuro della Vittoria, ma soprattutto a quello dei cittadini, desiderosi di vedere finalmente aperto il Centro per le famiglie e cominciare un nuovo capitolo per la comunità.
Le perplessità
Tra i cittadini presenti al Consiglio comunale aperto di sabato c’era anche Michele Parzani. «Questa vicenda è stata “un casino”, prendo in prestito la definizione usata dal presidente, con una buona responsabilità di entrambe le parti, Fondazione e Comune - ha precisato, condividendo l’intervento di un’altra donna dalla platea - E’ vero, questo modo di amministrare ha prodotto e produce astio e odio fra la popolazione e, aggiungo io, le vertenze legali aperte si aggiungono alla lunga fila di quelle che hanno coinvolto il nostro Comune negli ultimi vent’anni. Riconosco l’abilità di questa Amministrazione di intercettare finanziamenti regionali e statali: eppure, dopo 30 anni non si è ancora risolta la questione dei 500 metri di strada che servirebbero per collegare la zona industriale al casello autostradale».