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Finte assunzioni e finte buste paga per ottenere irregolari permessi di soggiorno: 11 arresti nel Bresciano

Smantellata la banda

Finte assunzioni e finte buste paga per ottenere irregolari permessi di soggiorno: 11 arresti nel Bresciano
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Finte assunzioni e finte buste paga per ottenere irregolari permessi di soggiorno: 11 arresti nel Bresciano.

Permessi di soggiorno irregolari tramite finte assunzioni e finte buste paga

Una finta assunzione costava fino a 600 euro, mentre per una semplice busta paga fasulla bastavano 150 euro. Ma erano soldi che valeva la pena spendere, devono aver pensato i 93 extracomunitari di tutta Italia, molti dei quali irregolari, che proprio grazie a questo servizio illegale  potevano ottenere dallo Stato sussidi economici non dovuti, oppure addirittura uscire dal carcere per "lavorare" sul loro inesistente posto di lavoro.

Le indagini

A fornire il servizio era una complessa e radicata associazione a delinquere, smantellata tra la notte e l'alba di oggi, giovedì 2 novembre 2023, dalla Guardia di Finanza di Bergamo e di Brescia, in particolare dalla Tenenza di Clusone che ha collaborato con la Compagnia di Treviglio, coordinate dalla Procura di Brescia. Le indagini si sono chiuse con l'arresto di undici persone e l'iscrizione nel registro degli indagati, complessivamente, di ben 113 soggetti compresi i beneficiari del servizio. Al vertice c'era un imprenditore di Brescia, A.B. Mentre tra gli altri arrestati compaiono anche due imprenditori di Brandico e di Bedizzole: D.O e G.C.

Le aziende

Tutto ruotava attorno a otto aziende, di fatto non operanti, che servivano sostanzialmente soltanto per sottoscrivere fittizi contratti di lavoro in favore dei clienti compiacenti: cittadini stranieri compiacenti, provenienti da tutta Italia ma soprattutto dal Bresciano, che per il servizio pagavano centinaia di euro.  Una ventina i membri dell'associazione, tra i quali c'erano i (finti) titolari delle (finte) aziende che sottoscrivevano i contratti. A loro, nella catena di comando, si aggiungeva poi una schiera di "intermediari": commerciali, di fatto, che vendevano il servizio ai fruitori finali.
Con in mano un finto contratto di lavoro, gli stranieri irregolari beneficiari del servizio potevano quindi rinnovare il permesso di soggiorno, oppure fare domanda per ottenere l’assegno ordinario del Fondo di integrazione salariale (Fis), oppure accedere alla Naspi (disoccupazione) o ad altri ammortizzatori sociali. Un meccanismo fraudolento che ha portato all'esborso da parte dello Stato di circa 240mila euro di provvidenze economiche non dovute.

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