FINE VITA

Fine vita: il diritto negato. Il dibattito acceso tra politica, diritti e burocrazia

Il dibattito sul fine vita in Italia tra ideologia e diritti: cosa ne pensano gli amministratori dei nostri Comuni

Fine vita: il diritto negato. Il dibattito acceso tra politica, diritti e burocrazia
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Dal caso Dj Fabo alla sentenza della Corte Costituzionale del 2019, il suicidio assistito in Italia è un diritto riconosciuto ma senza un iter chiaro. Il Parlamento non ha mai approvato una legge nazionale, lasciando i malati in una zona grigia. La Toscana, a febbraio 2024, è stata la prima Regione a regolamentare il processo, consentendo ai cittadini di presentare richiesta di suicidio assistito alle ASL, in linea con le condizioni stabilite dalla Consulta. . Il tema è esploso anche nel Consiglio regionale della Lombardia, dove il dibattito si è acceso dopo la decisione della Regione Toscana di regolamentare l’iter per chi desidera accedere al suicidio assistito. Un passo avanti storico, che ha incontrato l’opposizione netta di Fratelli d’Italia il cui capogruppo Massimo Garavaglia, ha ribadito che «la vita è un valore indisponibile» e che il suicidio assistito è «contrario ai nostri principi».

Lo scontro politico e i limiti delle cure palliative

La decisione toscana ha acceso il dibattito politico, con Fratelli d’Italia e parte della maggioranza che sostengono che «la vita è un valore indisponibile». Nel frattempo, la proposta di subordinare il suicidio assistito all’accesso alle cure palliative si scontra con una realtà drammatica: in Italia solo il 23% degli adulti e il 5% dei bambini riceve le cure necessarie. Un paradosso che limita il diritto di scelta per chi soffre.

Tra burocrazia e sofferenza: il peso dell’inerzia politica

Senza una legge nazionale, chi desidera accedere al suicidio assistito deve affrontare un percorso tortuoso tra commissioni etiche, pareri medici e ricorsi legali. Il peso dell’incertezza ricade su malati già provati da sofferenze insopportabili, costretti a lottare contro ostacoli amministrativi che rendono la loro decisione ancora più difficile. Intanto, il Parlamento resta immobile, lasciando che la questione continui a dipendere dalle iniziative regionali. In una società dove le libertà individuali vengono sbandierate su ogni fronte, fa riflettere che l’unica cosa davvero indisponibile rimanga la scelta di morire con dignità. Non dovrebbe essere una questione di «valori di destra» contro «libertà di sinistra» ma un tema di diritti fondamentali.

 

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