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"Fermiamo l'assalto al Monte Alto": una petizione per salvare lo Stalù

Per alcune associazioni gli impianti viticoli in alta quota sono "delle speculazioni" e minacciano l'ecosistema.

"Fermiamo l'assalto al Monte Alto": una petizione per salvare lo Stalù
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"L’ennesima speculazione sul territorio". Sull’ipotesi che un vigneto si insedi nel prato dello Stallone e in generale sul proliferare di impianti viticoli in alta quota, spazzando via boschi secolari, sono fortemente critiche le associazioni del territorio attente alle tematiche ambientali. Per fermare questa operazione è stata lanciata anche una petizione, che ha già raccolto 500 firme.

"Fermiamo l'assalto al Monte Alto"

Progetto Ecosebino nei giorni scorsi ha diffuso sui social un video al fine di promuovere la raccolta firme volta a preservare il "polmone verde" sul Monte Alto. "Il business dei vigneti l’abbiamo già visto in azione a Clusane, in località Belveder. Dobbiamo curare le pochissime realtà ancora integre. Non si tratta di fare guerra agli imprenditori, ma di contrastare quella che appare come un’operazione commerciale. Ci dicono che il motore è la qualità: una tesi che non ci convince. A noi interessa che l’ambiente sia preservato", hanno spiegato. Nel 2020 a puntare i riflettori sull’operazione al Belveder era stata soprattutto l’associazione Monte Alto, guidata da Alessandro Gatti. "E’ stato un intervento pesante, che ha comportato l’espianto di un bosco e grande movimento di terra, provocando stravolgimenti idrogeologici e perdita del microclima e della biodiversità - ha lamentato - Il dubbio è che queste operazioni siano fatte perché sovvenzionate e perché il valore di un terreno vitato o vitabile è 20/25 volte superiore rispetto al valore commerciale di un bosco. Un nuovo fronte di speculazione a discapito non solo dell’aspetto geologico, ma anche del paesaggio: il Belveder è uno squarcio". Per il sodalizio lo Stallone (Stalù) è caratterizzato dalla convivenza tra bosco e prato. "Si perderebbe il fascino che questo luogo esercita da secoli, stravolgendo gli equilibri - ha proseguito - La vera domanda è fino a quanto si può spingere questo trend? Il timore è che questo possa diventare un altro pericoloso precedente. Per noi è un fenomeno che va invece contrastato".

Una petizione per salvare lo Stalù

Per sottoscrivere la petizione, che punta a preservare la condizione attuale dei luoghi, è possibile recarsi direttamente allo Stalù, il luogo in cui l'adrense Michele Parzani ha scelto di vivere circa 27 anni fa. In quasi tre decenni si è adoperato per prendersi cura di questo posto, unico in Franciacorta. E ora c'è la concreta possibilità che se ne debba andare, per fare spazio a un vigneto. "Questa è una proprietà privata, io lo rispetto e non pretendo di decidere su una cosa che appartiene ad altri - ha precisato il 58enne - Non faccio la guerra a nessuno, ma visto l’impegno e i sacrifici fatti in questi anni, mi permetto di esprimere la mia contrarietà a questa operazione". La sua testimonianza e il racconto di come la decisione di vivere in una località così isolata ha cambiato la sua vita su ChiariWeek, in edicola dal 4 febbraio.

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