Fenocchio, il centauro campione del mondo
Domenico Fenocchio il centauro tre volte campione mondiale. Conosciutissimo a livello nazionale, un po’ meno localmente Domenico è stato un pilota motociclistico italiano che portò alto il suo nome anche oltre oceano. «So gnit a troat en tat che i ma preparò el cafè a bresa» (in italiano significa «sono venuto a trovarti mentre mi preparano il caffè a Brescia») questo diceva quando con la sua Guzzi veniva da Brescia a Ghedi dopo aver percorso i 25 chilometri che separano la sua città adottiva da quella natale, dove tuttora vivono i suoi parenti. Chi lo conosceva lo ricorda sempre su due ruote. Classe 1913 si fece le ossa in otto anni di servizio militare come motociclista portaordini durante la seconda guerra mondiale, Fenocchio fece il suo esordio nelle competizioni motociclistiche alla «Sei giorni» svoltasi nel 1948 a Sanremo. L’esordio si concluse con una ritirata, ma poco dopo si procurò una matchless 350 ex militare con cui iniziò a correre nel motocross. Curioso il fatto che spesso raggiungesse il luogo della gara con la stessa moto con cui avrebbe gareggiato, cambiando gli pneumatici, eliminando la targa e i fanali.
Velocità, cross, regolarità e gimcane: diverse le specialità in cui corse nei primi anni, finché nel 1952 entrò a far parte della squadra Gilera. La «Casa di Arcore» destinò Fenocchio principalmente alla regolarità, ma il centauro bresciano ottenne ottimi risultati anche nel cross. Campione italiano della 500, classe riservata a motocicli con cilindrata fino a 500 centimetri cubi nel 1953 e nei due anni successivi, pur di correre nel motocross, il bresciano acquistò un «Saturno cross», così da poter correre all'estero, dove i premi erano più ricchi. Brillante anche nella regolarità con la quale conquistò il secondo posto nel Trofeo Fmi del '53. Da qui il un exploit di titoli. Prima posizione alle «Sei giorni internazione di Enduro» per tre anni consecutivi: 1954, 1956, e 1958 con cui ricevette il titolo di «campione del Mondo». La competizione, detta anche l’«Olimpiade della moto» metteva alla prova i centauri nella specialità del motociclismo dell’enduro, fino agli anni settanta denominato «Regolarità», che si concretizza in gare di regolarità su percorsi prevalentemente aperti al traffico, con medie velocistiche e tempi d'impiego prefissati, nel rispetto del codice della strada vigente. Degna di nota anche la vittoria alla nona edizione della «Valli Bergamasche», nel 1956.
Tre anni prima vinse anche il «Trofeo nazionale gincane» e corse il «Motogiro d'Italia» con una Gilera 150 Sport, ritirandosi alla seconda tappa dopo un ottimo terzo posto nella prima giornata, mentre nel 1955 vinse la sua categoria (500 cm³ Sport) alla Milano-Taranto, ottenendo anche il quarto posto assoluto. Nel suo carniere anche quattro partecipazioni alla «Mille Miglia», due delle quali portate a termine nella classe 750. Ufficialmente abbandonò le competizioni nel 1959, pur continuando con appendici a livello locale, fino al 1970, ma mai si placò nell’attività di rivenditore e riparatore Gilera a Brescia a cui rimase indissolubilmente legato una volta appeso il casco al chiodo. Morì nel 2007, a 94 anni, portando con sé la soddisfazione di una vita vissuta al pieno delle proprie passioni.
Melania Isola