Ex Cavallerizza: conclusi i restauri degli affreschi nella chiesa di Sant'Antonio Abate
L’intervento, del valore di 138.349,06 euro, è durato 15 mesi e ha previsto la messa in luce e il restauro completo di alcune superfici dipinte, incluse le operazioni di pulitura e presentazione estetica finale delle scene affrescate

Ex Cavallerizza: conclusi i restauri degli affreschi nella chiesa di Sant'Antonio Abate a Brescia.
Restauri conclusi alla ex Cavallerizza
Sono giunti a termine gli interventi di restauro degli affreschi quattrocenteschi e seicenteschi dell'antica chiesa di Sant'Antonio Abate, l'attuale Ex Cavallerizza. L’intervento, del valore di 138.349,06 euro, è durato 15 mesi e ha previsto la messa in luce e il restauro completo di alcune superfici dipinte, incluse le operazioni di pulitura e presentazione estetica finale delle scene affrescate.
La presenza di alcuni frammenti di affreschi antichi in questa sede è nota almeno dagli inizi del ‘900 ma i dati in possesso dell’Amministrazione sono notevolmente aumentati durante i lavori eseguiti negli anni Novanta per la trasformazione del grande ambiente in sala di lettura e, più recentemente, in occasione della campagna di lavori effettuati dal Comune in seguito ai danni causati da un’infiltrazione di acque nere proveniente dagli appartamenti che si trovano ai piani superiori.
Le nuove scoperte hanno dato indicazioni più precise rispetto alla natura dell’apparato decorativo dell’area presbiteriale dell’antica chiesa di Sant’Antonio Abate, edificio che un tempo occupava questi spazi, restituendo un pezzo di storia della città che era stato quasi completamente cancellato.
Immagini di natura devozionale
L’analisi delle decorazioni murali superstiti del coro e delle due cappelle presbiteriali ha permesso di individuare, in questi dipinti, la presenza di immagini di natura prevalentemente devozionale.
Si tratta per lo più di affreschi votivi: dipinti murali che non fanno parte di un programma decorativo ampio ed organico ma sono immagini isolate e autonome realizzate sul muro di una chiesa, o di una cappella, per volontà di un singolo committente o di un gruppo di devoti.
Sulla parete destra del coro è ben conservata un’ampia porzione con decorazione prospettica risalente al XVII secolo. Nella parte bassa della stessa parete è visibile un frammento con una Madonna in trono con Bambino e sant’Antonio Abate e, in una grande nicchia, una Natività datata agli anni Venti del Quattrocento, caratterizzata da un’iconografia che conserva modelli molto arcaici. Nei due sguinci della nicchia sono raffigurati due santi a figura intera (probabilmente san Bartolomeo e san Giacomo Maggiore).
L’ambiente a sinistra, con volta a crociera arricchita da un Tau (simbolo degli Antoniani) nella chiave di volta, contiene numerosi frammenti di affreschi della metà del Quattrocento: una Madonna in trono con Bambino, una santa sulla parete opposta, un san Giorgio con la principessa datato 1441, e un altro frammento di affresco con l’immagine dei santi Cosma e Damiano, i santi medici (a rammentare la funzione ospedaliera del luogo).
Nell’ambiente a destra, all’interno di una nicchia in mattoni, si trova un’ulteriore raffigurazione di sant’Antonio Abate. Nello stesso ambiente sono visibili un frammento di affresco con una Madonna con Bambino accompagnati dal santo eremita, una Madonna in trono con Bambino di fattura piuttosto arcaica e altre figure di santi di non facile identificazione.
Sulla parete d’ingresso è invece conservato un frammento di dipinto murale di grande qualità, datato agli anni quaranta del Quattrocento, che rappresenta - a figura intera - san Pietro Martire e san Ludovico di Tolosa. Al di sopra di quest’ultimo frammento pittorico è riemersa, durante i recenti lavori, un’immagine affascinante e di difficile interpretazione, a causa dello stato frammentario della scena, probabilmente un sant’Antonio Abate in trono con due devoti inginocchiati ai suoi piedi.
Le immagini dipinte sulle pareti del coro dell’antica chiesa di Sant’Antonio Abate, che è stata la chiesa annessa a un ospedale frequentato da sofferenti e pellegrini, sono dunque da leggere come ex voto, immagini isolate offerte da un fedele. L’Ordine antoniano, che gestiva la struttura caritativa, viveva sostanzialmente di donazioni e lasciti ed è naturale che, anche nella decorazione del loro edificio sacro, gli Antoniani promuovessero il contributo di fedeli e devoti che avevano ricevuto la grazia di una guarigione dal santo patrono.
La chiesa di Sant’Antonio Abate venne trasformata in maneggio comunale, da qui il nome di Cavallerizza, nel 1845, su progetto dell’ing. Luigi Donegani. L’origine dell’edificio risale però ai primi decenni del Quattrocento, quando venne commissionato dalla comunità ospedaliera dei canonici antoniani provenienti dalla città di Vienne, in Francia, approdati nella città di Brescia qualche decennio prima. A causa di devastanti incendi e importanti interventi di riammodernamento tra il XVI e il XIX secolo, non è possibile ricostruire l’assetto originale dell’impianto decorativo della chiesa medievale di cui rimangono, tuttavia, alcune tracce in quella che era l’area presbiteriale dell’antica chiesa, sopravvissuta alla demolizione.
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