E se ci abbronzassimo senza sole?

E se ci abbronzassimo senza sole?
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Ci stanno lavorando in America, al Massachussetts General Hospital di Boston, da dieci anni e ora forse ci sono riusciti. In un prossimo futuro potrebbe essere possibile restare belli abbronzati, con la pelle dorata tutto l’anno, come se fosse piena estate. Anche adesso, direte voi, è possibile: facendo lampade su lampade o stando al sole 7 giorni su 7 come lucertole, ma con rischi molto alti per la pelle. Ecco la novità: grazie a una soluzione enzimatica proposta dai ricercatori americani, il sole potrà baciare belli e brutti, abbronzandoli, schermando però la pelle da danni da raggi UV. Il che significa meno malattie cutanee importanti, melanoma compreso, il tumore più aggressivo e temuto della pelle. Una rivoluzione!

In laboratorio. Il primo tentativo è stato un parziale buco nell’acqua perché è riuscito solo sui topi ma non sulla pelle umana, che è rimasta invece bianchiccia. Dunque con esiti positivi solo di laboratorio. Un team di dermatologi americani era infatti riuscito a creare e produrre un particolare agente topico in grado di cambiare la pigmentazione delle cellule della pelle tenute a lungo al buio. La riprova, come dimostra lo studio pubblicato su Cell Reports, c’è stata consentendo ai ricercatori di raggiungere il loro duplice obiettivo: fare abbronzare i topolini, senza tuttavia causare danni associati all’esposizione da raggi solari. Una conquista cui però è seguita anche una sconfitta, perché quello stesso esperimento, una volta applicato alla pelle umana, è fallito a causa degli strati di pelle maggiori o più spessi, dicono i ricercatori.

Secondo tentativo. Poiché la scienza non si arrende, il team di ricercatori ci ha riprovato, focalizzando l’attenzione su una serie di specifici enzimi, chiamati small-molecule salt-inducible kinases, che si sono rivelati fattore chiave. Capaci cioè di scurire la pigmentazione della cellula, e quindi anche della pelle in senso universale, con buon esito sia per la pelle dei topi sia dell’uomo, in tutta sicurezza. Senza danni da radiazioni o da esposizione a raggi UV, insomma.

L’obiettivo. I ricercatori non volevano certo accontentare i patiti della tintarella 365 giorni l’anno, bensì arrivare a proteggere dal rischio di malattie associate al sole, prime fra tutti il melanoma, che insorge quando si fa il pieno di sole, in malo modo, di fretta e scorrettamente, con probabilità tanto più elevate per le pelli chiare, bianco latte e bianchissime, come quelle dei neonati per darvi una idea. Scurire la pelle, dicono invece i ricercatori, mette una barriera contro le radiazioni UV, fino a bloccarle, in alcuni casi. Obiettivo dei ricercatori, cercando di scurire la pigmentazione di cellule e pelle, era proprio quello di neutralizzare il rischio associato soprattutto ai geni per i capelli e cute chiari. Con il vantaggio di una abbronzatura normale, persistente, fino a che la melanina non si esaurisce cambiando pelle, ovvero eliminando cellule vecchie per lasciare spazio a quelle nuove.

L’enzima dell’abbronzatura. Attualmente non è ancora in commercio, infatti, benché i risultati di laboratorio e le premesse abbiano dato esito positivo, occorrerà ancora proseguire le ricerche sull’uomo, soprattutto riguardo a test di tossicità, prima di potere procedere a una sperimentazione/applicazione clinica che accrediti scopi, efficacia e benefici dell’enzima abbronzante.


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