Castelcovati

Don Jordan ammette il possesso dei file pedopornografici, ma ne nega la produzione

La Diocesi esclude il coinvolgimento di minori delle parrocchie amministrate dal sacerdote, ora sospeso

Don Jordan ammette il possesso dei file pedopornografici, ma ne nega la produzione
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Circa 1.500 file, tra foto e video pornografici, i cui soggetti, però, erano bambini. E se già questo, di per sé, inorridisce, a rendere ancora più agghiacciante la situazione è il fatto che questo materiale sia stato rinvenuto sui dispositivi utilizzati dal parroco dell’Unità pastorale Santa Maria delle Nuvole. Don Jordan Coraglia, "l’insospettabile", ora ai domiciliari. L’arresto è scattato in seguito a un’inchiesta condotta dalla Polizia postale e per la sicurezza cibernetica di Roma, nell’ambito di un’operazione che ha passato al setaccio canali Telegram, chat Instagram e altre piattaforme social. Nell'interrogatorio il sacerdote ha ammesso il possesso dei file, negando però la produzione di materiale pedopornografico. Una posizione ribadita anche dalla Diocesi di Brescia, che ha escluso il coinvolgimento di minori dellle parrocchie amministrate da don Jordan.

Don Jordan ammette il possesso dei file pedopornografici, ma ne nega la produzione

Inizialmente, il sacerdote (alla guida delle comunità di Castelcovati, Cizzago e Comezzano) era stato condotto in carcere con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. Nell’interrogatorio, il 51enne originario di Quinzano ha ammesso il possesso e la diffusione in rete dei file, precisando però di non avere mai prodotto le immagini o i video con contenuti espliciti e di non avere mai avuto alcun tipo di relazione con i minori ritratti. Una posizione suffragata anche dalla Diocesi, che ha negato categoricamente il coinvolgimento di bambini delle parrocchie amministrate e annunciato la sospensione del parroco. Per il religioso, assistito dall’avvocato Paolo Inverardi, sono stati disposti gli arresti domiciliari in un luogo ritenuto idoneo e sprovvisto di connessione internet.

La nota della Diocesi

"Nei giorni scorsi è stato disposto dall’autorità giudiziaria l’arresto di un sacerdote della Diocesi di Brescia. È una notizia che ci addolora profondamente. Quanto riscontrato dalle autorità competenti dovrà giustamente essere valutato, ma pone il presbitero in una posizione estremamente delicata. Il capo di accusa a cui sarà chiamato a rispondere riguarda il possesso di materiale pedopornografico, reato perseguito dall’autorità giudiziaria e anche da quella ecclesiale. Non sono in alcun modo coinvolti minori della comunità parrocchiale e non sono state individuate condotte inappropriate da parte sua nei confronti delle persone a lui affidate nella cura pastorale. Il sacerdote in questione è stato comunque sospeso dal suo incarico parrocchiale. La nostra vicinanza è per tutti i minori e le persone vulnerabili che sono vittime di questo genere di crimine. Ogni reato che coinvolge i minori non può essere in alcun modo sottovalutato, tollerato e, tanto meno, eluso a maggior ragione se coinvolge sacerdoti. Assicuriamo la nostra piena collaborazione alla magistratura. Nei tempi opportuni sarà avviata anche un’indagine canonica, come previsto dalle vigenti norme ecclesiastiche. Anche in questo caso confidiamo che si giunga il più rapidamente possibile a chiarire i fatti e le responsabilità"

Questa la nota ufficiale, sottoscritta dal portavoce del vescovo di Brescia don Adriano Bianchi

Comunità in preda allo sgomento

Le indagini sono in corso, le responsabilità sono ancora da chiarire e accertare, ma nel frattempo la notizia shock si è diffusa nelle comunità della Bassa lasciandole attonite, sconfortate, disorientate. Peraltro, si tratta di paesi piccoli, dove le voci corrono in fretta e l’assenza improvvisa del sacerdote non era passata inosservata. Non hanno poi certo aiutato le comunicazioni lacunose, poco trasparenti e la presa di posizione (nuovamente) tardiva della Diocesi. Soprattutto in un territorio già scosso dal recente caso di don Ciro Panigara, ex parroco di San Paolo arrestato per violenza sessuale aggravata su minori (presunti abusi che sarebbero avvenuti a San Paolo ma anche a Adro e Torbiato, dove era stato vicario parrocchiale). Classe 1974, ordinato sacerdote nel 2005, don Jordan è una figura stimata, considerata una guida salda per le comunità, sempre presente nel cammino spirituale e sociale. Nel 2018 era diventato parroco di Castelcovati e l’anno successivo, nel 2019, di Cizzago e Comezzano; all'impegno in parrocchia affiancava quello sul campo di calcio, era stato addirittura capitano della Nazionale Italiana Sacerdoti.

A Castelcovati, dal giorni don Jordan Coraglia era come sparito. E in paese, va da sè, hanno iniziato a circolare voci su voci, alimentate da un silenzio elusivo e inspiegabile (fino ad ora), ipotesi e supposizioni che hanno cercato di riempire lo spazio vuoto lasciato dal loro parroco. "E’ malato", si diceva, qualcuno addirittura è sceso nello specifico parlando di un ictus, un’ischemia, che lo avrebbe colpito all’indomani del rientro dal pellegrinaggio a Roma; nelle parrocchie di Castelcovati e di Comezzano Cizzago i colleghi sacerdoti invitavano a pregare per lui, ma ai fedeli che chiedevano delucidazioni rispondevano di non chiamarlo, che in quel momento non poteva rispondere. "E’ scappato", hanno detto altri; qualcuno ci ha pure azzeccato: «è stato arrestato». Il motivo però ha sconvolto tutti: detenzione di materiale pedopornografico è l’accusa, per tutti insospettabile, in netto contrasto con la figura di educatore apprezzato e stimato dalla comunità. La notizia dell'arresto è piombata come un macigno sui fedeli dell'Unità pastorale, in un clima di sgomento di sconcerto. "Sono profondamente colpita dalla notizia", ha commentato il sindaco di Castelcovati Fabiana Valli che, come i suoi concittadini, per una settimana è rimasta in sospeso.  "L’ultima occasione in cui ho incontrato don Jordan è stata lunedì 5 maggio, presso la locale scuola materna, dove era organizzato il Rosario serale itinerante del mese Mariano: da martedì nessuno lo ha più visto celebrare messe o assistere al rosario".  Tra i solleciti e voci di corridoio (nella vicina Comezzano Cizzago, già si parlava di un possibile sostituto) "nessuna notizia è mai pervenuta dalla Diocesi o dalla Curia", ha concluso il primo cittadino, invitando la comunità "sebbene scioccata" ad andare avanti "mentre le autorità competenti e la Magistratura accerteranno fatti e responsabilità".

Anche Quinzano, paese d'origine del sacerdote, è sotto shock. "Incredibile", è la parola che si è ripetuta più spesso mercoledì pomeriggio dopo che la notizia ha iniziato a circolare e farsi strada tra i quinzanesi. Tutti conoscono don Jordan e tutti lo ricordano molto bene perché sebbene abbia lasciato il paese natale da oltre un ventennio, non ha mai reciso il rapporto con la sua comunità. "Torna sempre quando c’è la festa della classe", qualcuno ha spiegato. Originario del piccolo paese della Bassa, dove tutt'ora la famiglia risiede, è ricordato da tutti come una persona allegra, spensierata, molto scherzosa e giocosa che amava uscire con gli amici e con le ragazze, conduceva una vita normale, come facevano molti giovani della sua età.

La protezione dei diritti dei minori dalle minacce online

L’operazione che ha portato all’arresto di don Jordan si inserisce nella ramificata azione di prevenzione e contrasto che ha impegnato oltre 100 uffici territoriali della Polizia postale e per la sicurezza cibernetica e i Centri Nazionali, e che ha portato ad analizzare oltre 43mila siti internet, di cui 2.800 sono stati oscurati tramite l’inserimento nella Black List. Un’attività finalizzata alla protezione dei diritti dei bambini e degli adolescenti, alla lotta alle nuove minacce online e alla promozione della sicurezza in rete. I dati del report 2024 evidenziano un sensibile aumento dei casi trattati (oltre 2.800), con circa 1.000 perquisizioni, 147 arresti e 1.037 denunce. Nel primo trimestre del 2025, si è registrato un ulteriore incremento dei casi, con 118 arresti (+293%) e 427 denunce (+53%), e oltre 370 perquisizioni delegate (+28%) nei confronti di persone specializzate nella produzione, detenzione e scambio di materiale pedopornografico sul dark web. L'adescamento online rappresenta, ancora, una delle minacce più insidiose per i minori, in particolare quelli della fascia di età tra i 14 e i 16 anni. Per quanto riguarda però la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, i dati complessivi sono in diminuzione nel primo trimestre del 2025.

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