Docente di storia segnala strafalcione, la Bonelli lo censura
Docente di storia segnala strafalcione, la Bonelli lo censura. A segnalare l'errore Mattia Ruffo, di Calcinato e docente di storia. "Errori solitamente accolti e rettificati nel successivo numero" spiega Ruffo. Questa volta però, la direzione, oltre a non aver accettato né visto di buon occhio la correzione fatta dal docente di storia nonché storico Mattia Ruffo, appassionato della collana, ha addirittura deciso di censurare il lettore che la storia la conosce molto bene.
L'errore
Il numero protagonista dello strafalcione che conterà diverse vite in termini di lettori è il 72 della collana Le storie, dal titolo «Come quando fuori piove». Dove sta l'errore e quale la sua gravità? Uno dei protagonisti della storia, che si trova a Panama, nel 1920, dice di essere scappato dall'Italia perché non gli piaceva l'idea di combattere per l'Esercito Italiano perchè «Sono tornato in Italia, ma la guerra era imminente. E a stare coi fascisti proprio non ce l'ho fatta». Dialogo che prosegue nella successiva sequenza con «ho disertato e sono entrato nella resistenza».
«Un'assurdità, un errore gigantesco», spiega Mattia Ruffo, il docente calcinatese che proprio non ce l'ha fatta a chiudere un occhio. «Da chi scappava dunque questo sfortunato italiano? Nel 1920 i pericoli di guerra non esistevano dato che la Prima Guerra Mondiale era terminata».
La replica della casa editrice
"Non c'è confusione tra le due guerre, dichiara il responsabile della comunicazione - anche se la terminologia scelta nei vari passaggi di revisione dei testi può risultare, in effetti, fuorviante" - Ha motivato la casa editrice. Bonelli archivia così lo «svarione» storico e il numero successivo non riporta la richiesta di rettifica avanza da molti lettori. Se per Bonelli la storia finisce così, non è così per Mattia Ruffo che si è detto invece a pronto ad ottenere dalla Bonelli un piccolo bagno d’umiltà. Mancanza di onestà e umiltà che i lettori hanno mal digerito, sul forum di Comicus infatti si fortifica l'idea che in casa Bonelli oltre a mancare una chiara conoscenza dei fatti storici, sia venuta meno anche la qualità. (...)
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