Disturbi del comportamento alimentare: parla la psicologa
La riflessione di Paola Dora: "Temiamo che i nostri figli siano contagiati dal virus e da una malattia che sta paralizzando la società senza ricordare però gli altri rischi sanitari: anche anoressia, bulimia, astenia, disidratazione, diabete, obesità mietono vittime"

E' ricorsa lunedì scorso la giornata nazionale contro i Disturbi del Comportamento Alimentare (Dca), un fenomeno che ancora oggi in Italia affligge più di tre milioni di persone (soprattutto giovani e adolescenti) e che negli ultimi mesi, complice la pandemia, il lockdown e le restrizioni che hanno trasformato (e spesso impoverito) la vita di ogni giorno, ha visto le proprie vittime crescere in maniera spaventosa. Ogni anno, a marzo, la ricorrenza vuole creare un'occasione per informare e sensibilizzare la popolazione su tali problemi che spaziano dall'anoressia alla bulimia, dall'obesità al binge eating (in poche parole le abbuffate ricorrenti e discontrollate per gestire le proprie emozioni, ndr), ma c'è ancora c’è troppa inconsapevolezza. Di seguito la riflessione della psicologa e counselor Paola Dora (paola.dora@gmail.com) sull'argomento.
Dca: parla la psicologa
"La personalità mostra i suoi bisogni e disagi nella relazione con il cibo, come con il sesso o con il denaro. La compulsione del bisognoso o il rifiuto del piacere dell’astenico mostrano due facce della stessa medaglia: non siamo stati educati al piacere. Il percorso di crescita e ricerca di un benessere psico-fisico non può trascendere dal personale rapporto con il cibo, dalle scelte alimentari, dalla condivisione sociale dei pasti. Viviamo in una società dove una grande maggioranza dei disturbi e delle patologie del corpo e della mente si riversano sulle dipendenze. Crediamo erroneamente che le dipendenze gravi e pericolose siano solo quelle dalle droghe pesanti o dall’alcol.
Ma la dipendenza dal cibo è profonda e purtroppo spesso meno visibile. Non manifesta subito ed esplosivamente le sue conseguenze come in una overdose… ma quando siamo disidratati e intossicati di cibo e di emozioni negative, di rabbia, paura, frustrazione, tristezza, senso di esclusione o abbandono, ammaliamo gravemente sia la parte fisica che la parte psichica di noi stessi come nella più insidiosa delle malattie. Dovremmo riflettere anche in questa fase storica di emergenza sanitaria sul fatto che troppo poco si parli e si investa sulla salute psico-fisica e sull’alimentazione che influenza significativamente il sistema immunitario quanto il cervello. Non mancano certo studi scientifici sul Microbiota, sui disturbi alimentari e le conseguenze fisiche, sulla percentuale di casi Covid già affetti da sovrappeso o obesità e diabete e disturbi cardiovascolari… ma tutto tace.
Bisognerebbe ricordarlo e parlarne ogni giorno, e non un giorno all’anno: poiché la nostra mente facilmente cade nella compulsione quanto nella comodità. Ad esempio la comodità di dimenticare, di sentirsi costretti, di percepirsi impotenti rimanendo pietrificati e inconsapevoli su un divano. Bisognerebbe investire sulla prevenzione quanto sul sostegno emotivo in tutte le case e in tutti gli ospedali. Ognuno con i suoi interessi finge di dimenticare tante delle variabili che influenzano il benessere fisico, psichico, sociale e spirituale dell’essere umano, incrementando un diffuso e permeante stato di malessere e di stress. Ciò peggiora drasticamente nel 2020-2021, isolati e distanziati: i dati sulle dipendenze sono aumentati vertiginosamente e con loro ovviamente anche i disturbi alimentari. Temiamo che i nostri bambini, adolescenti e anziani siano contagiati dal virus e da una malattia che sta paralizzando la società senza ricordare però gli altri rischi sanitari: anche anoressia, bulimia, astenia, disidratazione, diabete, obesità mietono vittime."