Da Ghedi a Las Vegas, la pizza di Barletta spopola

Da Ghedi a Las Vegas, la pizza di Barletta spopola
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Inseguire le proprie passioni a tutti i costi può portare davvero lontano. Lo sa bene Carmine Barletta, proprietario di «Pianeta Pizza», l’apprezzatissima pizzeria d’asporto in via della Vittoria, che proprio questa settimana si è trovato dall’altra parte dell’oceano. Da Ghedi a Las Vegas per partecipare alla più grande fiera del piatto partenopeo, l’ «International Pizza Expo», e dimostrare in un’unica prova le sue qualità, che l’hanno visto piazzarsi al 29esimo posto su oltre 300 concorrenti. Un evento imperdibile che ha riunito appassionati da ogni angolo del mondo, giunto alla 33esima edizione, si è svolto dal 27 al 30 marzo al Las Vegas Convention Center e ha attirato migliaia di operatori del settore, confermando ancora una volta il successo della pizza oltre oceano.

Insieme a Carmine, anche altri tre membri dei dieci che oggi formano il gruppo bresciano «Pac, pizzaioli artigiani confederati», il monteclarense Maurizio ZajaAlfonso IovienoDavide Costabile, tutti di origini meridionali. Quello che li rende unici è il grande supporto del «Mulino Pivetti», un mulino ferrarese che ha una menzione d’eccellenza per le sue farine «top quality», derivate da campi controllati dalla semina al raccolto. 

«E’ stata un’esperienza unica – ha confermato il pizzaiolo ghedese d’adozione ma brindisino di nascita- Quando vieni in contatto con altre culture, altri modi di fare e di pensare non puoi che arricchirti a livello personale e tornare a casa con la consapevolezza di aver imparato qualcosa di nuovo. Al di là del risultato di cui sono comunque veramente molto soddisfatto, mi sono goduto il viaggio». Barletta ha gareggiato per la categoria «pizza tradizionale» che prevedeva l’utilizzo di 5 ingredienti base e due extra, oltre naturalmente ai classici pomodoro e mozzarella. «Ho presentato una pizza con datterini gialli, chiamati anche pomodorini soleggiati, e tris di funghi. Per gli impasti non potevamo assolutamente portare alcun ingrediente in aereo quindi abbiamo trovato tutto sul posto, compresa la farina del nostro mulino di fiducia. Appena atterrati abbiamo iniziato a fare gli impasti perchè hanno bisogno di almeno 48 ore tra lievitazione e maturazione».

Una delle tecniche che contraddistingue la sua pizza, molto soffice e gustosa, è proprio la maturazione. «Significa che gli enzimi della lievitazione hanno il tempo di scomporre gli zuccheri complessi in semplici, anticipando praticamente la digestione». Tra le differenze più rilevanti rispetto ai concorsi in Italia e all’estero «Il regolamento è molto diverso rispetto quelli cui sono abituato di solito – ha spiegato il pizzaiolo, non nuovo a campionati internazionali, come quello che l’anno scorso lo ha visto aggiudicarsi il quindicesimo posto a livello mondiale- ho dovuto preparare due pizze, una per la giuria e una per il pubblico. Le nostre creazioni erano contrassegnate da un numero quindi i giurati non interagiscono mai con il concorrente. E’ una buona cosa, segno di imparzialità eppure in Italia lo abbiamo richiesto più volte senza ricevere alcuna considerazione».

Più che un mangiatore di pizza è uno sperimentatore. Da poco ha iniziato a preparare un impasto a base di farina di canapa «molto richiesto, ha un sapore deciso e particolare» ma anche quelli di kamut e integrali riscuotono decisamente il favore degli affezionati clienti che si sono innamorati della sua pizza. Durante l’anno organizza alcuni corsi di cucina per casalinghe «perchè è importante stare attenti a quello che si prepara anche in casa e saper scegliere gli ingredienti giusti è una marcia in più». Il locale, nato come pizzeria d’asporto, proprio in questi mesi si sta ampliando per poter offrire un servizio sempre più completo.


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