C’è chi cerca Roma con gli occhi della fede e chi con la forza delle gambe. Claudio Angoli (60 anni), Ettore Goffi (63) e Maurizio Guidetti (55), tre amici di Cologne uniti dalla passione per la bicicletta e dal desiderio di mettersi alla prova, hanno scelto entrambe le vie: un pellegrinaggio su due ruote lungo la via Francigena, da Fidenza fino a Roma, per varcare la Porta Santa nell’anno del Giubileo.
Da Cologne a Roma: tre pellegrini sui pedali alla ricerca di sè stessi
Era domenica 21 settembre quando sono partiti, salutando il paese alle prime luci dell’alba. Le mountain bike cariche, le credenziali da pellegrini ben custodite nelle borse e una promessa: arrivare a San Pietro, qualsiasi cosa accadesse. Il tracciato scelto, oltre 780 chilometri, non era una semplice pista ciclabile, ma un vero cammino dell’anima: strade sterrate, tratti di tangenziale, salite e discese, spesso sotto la pioggia che non ha dato tregua. Ma il meteo avverso è quasi passato in secondo piano di fronte alle tappe che, scandite da fatica e stupore, hanno disegnato una mappa di emozioni: da Fidenza a Costa Mezzana, poi Pontremoli, scavalcando la Cisa; Pietrasanta e San Miniato, con l’odore del mare e il profilo dei cipressi; quindi Siena e Radicofani, dove il tempo sembra rallentare e la strada si fa silenzio. Da lì, Monteriggioni, Formello, e infine Roma, raggiunta il 28 settembre, stanchi ma increduli.
«Prima di partire ci siamo documentati, abbiamo studiato il percorso, che comunque è ben segnalato, e recuperato una lista degli ostelli che chiamavamo di giorno in giorno in base alle tappe che riuscivamo a raggiungere», ha spigato Angoli. Ma nemmeno il programma più serrato sfugge agli imprevisti, che non sono mancati: una bici rotta, guasti meccanici risolti alla meglio, soste improvvisate per ripararsi dalla pioggia e asciugare i vestiti fradici dopo un acquazzone. Ma in fondo un pellegrinaggio senza intoppi non sarebbe un pellegrinaggio.
Attraverso la Porta Santa
L’arrivo a piazza San Pietro, poco dopo le dieci del mattino, è stato il culmine del viaggio di gambe, ma anche di cuore. «E’ stato emozionante», ha raccontato Angoli cercando di dare forma a sensazioni difficili da descrivere con le parole. E’ stata una sfida personale e al tempo stesso (per qualcuno di più, per qualcuno di meno) un cammino di fede. Le biciclette appoggiate al colonnato, lo sguardo rivolto alla Basilica, e il tempo che per un attimo si è fermato. E la fatica si è trasformata in pace.
Sette giorni di strada, otto mila metri di dislivello superati, chilometro dopo chilometro, pedalata dopo pedalata. Un viaggio che ha unito amicizia, fede e libertà, dove non è mancato il divertimento, qualche momento di umana difficoltà (fisica e psicologica), e tanta gratitudine per l’accoglienza e la calorosa ospitalità ricevuta negli ostelli e dai personaggi incontrati lungo la via del pellegrinaggio.