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Da 75 anni sui pedali, l’adrense Paolino Parzani ha festeggiato in sella l’84esimo compleanno

L’ex sindaco ha affrontato due impegnative scalate, dedicando la prima alla senatrice Segre

Da 75 anni sui pedali, l’adrense Paolino Parzani ha festeggiato in sella l’84esimo compleanno
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Di motivazioni per festeggiare ne aveva più di una: il suo 84esimo compleanno, quello della senatrice Liliana Segre, classe 1930, il 22esimo anniversario degli attentati dell’11 settembre e i suoi 75 anni sui pedali. E come celebrarli se non con l’ennesima impresa ciclistica?
Tra domenica e lunedì Paolino Parzani, sindaco di Adro tra il 1995 e il 2004, ha affrontato non una, bensì due impegnative scalate in sella alla sua bicicletta Legnano del 1954.

Paolino Parzani ha festeggiato in sella l’84esimo compleanno

«Domenica 10 settembre, in occasione del 93esimo compleanno della senatrice Segre, ho percorso la salita della Madonna del Ghisallo, fino a raggiungere il museo dedicato alla storia del ciclismo - ha raccontato l’adrense - Tra circa 200 esemplari di biciclette d’epoca ho potuto ammirare anche quattro Legnano, compresa quella usata da Bartali negli ultimi anni della sua carriera». Da qui Parzani ha inviato i suoi auguri alla Segre (che peraltro ha ricambiato facendo chiamare l’84enne dalla responsabile del suo staff). In questa occasione l’ex primo cittadino ha voluto anche ricordare i suoi 75 anni sui pedali: la sua passione per la bicicletta è nata quand’era soltanto un bambino, a 9 anni.

Nel 1948, durante le vacanze estive della quarta elementare, Parzani iniziò infatti a lavorare come garzone dal fornaio adrense Pietro Gandossi (detto Piero Gandòs). L’adrense è stato una promessa del ciclismo giovanile negli anni Cinquanta, anche se non ha mai avuto la possibilità passare al professionismo per motivi di lavoro.

Pedalando sul Passo San Marco

Domenica sera l’anziano ha raggiunto Morbegno, in Valtellina, accompagnato da un amico (lo stesso che poi ha documentato fotograficamente le sue imprese ciclistiche) e lunedì mattina, fresco e riposato, ha affrontato il passo di San Marco. Una salita davvero tosta, di circa 25 chilometri con una pendenza che, in alcuni tratti, supera il 10% (con picchi fino al 14%). «Sono riuscito nell’impresa, molto faticosa, ma ho impiegato 3 ore, con una velocità media di 8 chilometri orari - ha raccontato - Quando sono arrivato in cima, come sempre ho mantenuto un minuto di silenzio per commemorare la tragedia dell’11 settembre americano».

Le imprese di Parzani

In questi anni sono state davvero tante e notevoli le pedalate compiute da Parzani: ha scalato in sella alla sua due ruote tutti i passi alpini sopra i 2mila metri, dal passo del Rombo (2491 metri) e del Monte Giovo (2094) in Val Passiria, al passo di Vizze (2051) in Val di Vizze, dallo Stelvio, il Bernina, il passo Rolle, Lusia e Valles ai passi Pordoi e Falzarego, dal Tonale al Mortirolo e Gavia. Lo scorso anno l’anziano ha scelto due mete più vicine a casa, la salita di Polaveno e quella di Zone, ma il risultato era stato comunque eccezionale. Sul futuro, però, Parzani è parso preoccupato e dubbioso. «Non so se continuerò - ha rivelato - Devo allenarmi sulle strade, la cyclette non basta, perché anche se puoi regolare la pendenza non ti fornisce un’adeguata preparazione per la prontezza dei nervi e non tiene conto dei diversi tipi di fondo. Se voglio essere adeguatamente allenato, devo fare per sei, sette mesi l’anno circa 120 chilometri a settimana. Con il traffico che c’è oggi, e in particolare i motociclisti che il sabato e la domenica affrontano le salite in montagna come se fossero delle piste da corsa, diventa una candidatura al suicidio».

Insomma, quella di quest’anno potrebbe essere l’ultima. «Mi dispiacerebbe abbandonare la mia passione, in questi anni ho conosciuto numerosi ciclisti che avevano letto di me sui giornali e mi hanno invogliato e incoraggiato addirittura ad aprire un sito internet dedicato alle mie avventure in bicicletta», ha rivelato. Insomma, Parzani è divenuto una piccola celebrità e un esempio di coraggio e determinazione, visto che, oltre all’aspetto sportivo, dietro alle sue scalate c’è sempre una battaglia in nome degli ideali in cui crede. E sarebbe davvero un peccato che tutto finisse qui «solo» per colpa del traffico.

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