Cyber sex, cosa spinge a nascondersi?

Cyber sex, cosa spinge a nascondersi?
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M.C., persona attratta dal cybersex, dichiara timidamente: «avevo sofferto di depressione, ansia e una bassa autostima cronica, ecco perchè volevo l’anonimato; mi galvanizzava entrare in contatto con qualcuno senza essere riconosciuti; la sensazione di essere deresponsabilizzati, vivevo i desideri più nascosti, le cose di cui vergognavo».
Nei confessionali delle community, camere virtuali, gli alias circoscrivono e delineano ruoli specifici: toy boys (ragazzi oggetto) con allegato anno di nascita, cockolds (partner che desiderano assistere masochisticamente e passivamente all’invasione nel letto coniugale da estranei), Milf (donne che hanno già allattato, granny (donne di terza età), step daddy (patrigni ) e tutto il restante albero genealogico.

Iscrivendosi in determinate pagine di Facebook, il riscontro di non essere più soli, la conferma che pur essendo una minoranza non si è poi così strani, dà forza al soggetto e ne alimenta la fantasia. Il riconoscimento di gruppi «devianti sessualmente», rende alcune perversioni più accettabili. I meccanismi psicologici di giustificazione morale vengono rafforzati dalle dinamiche di adesione al gruppo secondo il principio del «la colpa di tutti è la colpa di nessuno». Comportamenti considerati, impensabili, inaccettabili e indicibili, divengono accettabili e condivisi, fornendo un appiglio, un prologo per la loro realizzazione futura. Il soggetto è legittimato dal gruppo.

È sia fittizio non corrispondente alla realtà, sia potenziale che non è ancora stato realizzato, ma che può attuarsi in avvenire. La distanza fisica e il monitor rendono agevole distanziarsi dall’altro e oggettivarlo. La deumanizzazione consente di compiere azioni senza sentirci responsabili dell’altro, che non è più umano, ma oggetto, voce, immagine, merce. Tra il guardare una foto che scorre sul video ed esporsi, entrare in contatto diretto con persone reali e «losche» c’è una grossa differenza. Deresponsabilizzato dalla convinzione di nuocere e disinibito dall’anonimato e dalla bassa stima di rischio di venire scoperto o punito, il consumatore fruisce ed alimenta il mercato.

Altro elemento fulcro nella perversione è la necessità di controllo. I mass media illudono di poter scegliere il partners plastificato, personalizzato al millimetro che soddisfa appieno le esigenze del cliente. Telematicamente comunicano con slang specifici che spesso riguardano il dizionario dell’estremo mondo sessuale, prodromico del comportamento parafilico, che è vincolante ed esclusivo, come fosse un catalogo, si codigitano voluttà sul mondo «bdsm» , che è la vasta gamma di pratiche relazionali e/o erotiche che perme ttono di condividere desideri basati sulla costrizione fisica, il dominio e controllo, il ferire , il dominare se stessi nel co nc ede re all’altro di invadere e oltraggiare i nostri diritti , umiliandoci. Spesso è far sesso in un modo detto «vanilla», che non richiede necessariamente il raggiungimento dell’orgasmo , e non mira a obiettivi riproduttivi , puro ludo


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