«Cuore di donna» colpito, ma non sconfitto

Si chiama «Cuore di donna» ed è un’associazione nata alla fine del 2012 a Casazza vicino a Bergamo, un gruppo costituito da donne operate di tumore che si sono «incontrate» su Facebook e hanno iniziato a condividere le esperienze personali di un percorso difficile e delicato che le aveva viste protagoniste. Ne è nato un vero gruppo di auto mutuo aiuto con la consapevolezza che, dopo tre anni di confronti personali, fosse doveroso «scendere in campo» non solo per combattere e sconfiggere il cancro ma soprattutto per supportare le altre donne nell’affrontare la malattia, le cure e tutti quei passaggi, anche apparentemente banali, che questa comporta.
«Cuore di donna», dal lontano 2012, ha aperto punti di accoglienza e di ascolto in molte zone del territorio bresciano e nazionale e, dal quattro febbraio, è presente anche a Montichiari, nella sede dell’Avis, nella sala delle riunioni della palazzina antistante l’ingresso principale del presidio ospedaliero della nostra città. La referente del presidio monteclarense è Angela Zoccorato, una donna forte che l’esperienza del cancro ha reso ancora più risoluta e accogliente verso gli altri. «Ho scoperto di avere il cancro nel 2013, in modo piuttosto banale: ho iniziato con un dolore che poteva sembrare intercostale ma senza percepire nulla. Un mese dopo la prematura morte di mia cugina, tornata dal funerale, lavandomi, ho percepito un nodulo. Quasi immediatamente è seguita la visita senologica, mammografia, ago aspirato e poi la diagnosi: «È un tumore e dobbiamo asportarlo al più presto».
Dopo circa un mese l’intervento: quadrante cavo ascellare, chemioterapia e radio terapia. Io, però, non mollo e sono pronta a riprendermi la mia vita: avevo una quinta abbondante e ci tenevo a sistemare il seno disuguale ma il destino ci mette di nuovo la mano e il test genetico mi conferma positiva al Brca1, il gene che sviluppa il cancro maligno. Nuovo intervento demolitivo-preventivo. Devo dire addio al mio bel seno con una mastectomia bilaterale e anche a utero, ovaie e tube. Successivamente febbre alta e dolori per shock settico causato dagli espansori sul lato destro, aderenze, scottature da radioterapia, dolori che forse non svaniranno mai del tutto.
Questo è il percorso che porta a chiedersi quando finirà questa tortura. Questo è il viaggio che io ho compiuto ma che tante altre donne stanno affrontando magari in solitudine, senza nessuno che le supporti, consigli o anche solo ascolti. Ecco perché ho trovato il mio scopo in questa associazione e metto a disposizione il mio tempo per tutte quelle persone che vorranno presentarsi allo sportello o magari anche solo chiamarmi. Il cancro non è solo fatto di percorso ospedaliero ma di molti altri aspetti che raramente vengono considerati e che non vengono di certo affrontati dai medici: il desiderio di ricostruire la propria femminilità o l’impatto sulla propria famiglia, su chi ci sta vicino nella vita. Si pensi solo alla perdita dei capelli causa chemioterapia o alla difficoltà di sapere come e dove acquistare una parrucca, a come muoversi per compilare la domanda di invalidità, a come affrontare il discorso in famiglia.
Il mio primo pensiero, ad esempio, è stato come dirlo a mia figlia Rosa che aveva allora otto anni, poi ho deciso di dire semplicemente la verità, accettata bene fin dall’inizio. Fortunatamente non ho dovuto fingere perché non ci sarei mai riuscita. Sono momenti delicatissimi, inutile nasconderlo, durante i quali l’ascolto e il confronto con chi li ha già vissuti possono fare la differenza. Ci tengo a precisare che tutte noi che stiamo allo sportello non solo siamo un esempio diretto del percorso di malattia ma siamo state formate da una psicooncologa che ci ha spiegato come muoverci e accostarci alle donne che stanno lottando. Oltre all’ascolto, ci muoviamo sul territorio per la sensibilizzazione alla prevenzione organizzando eventi per raccogliere fondi a favore delle donne più giovani che sempre più spesso sono colpite dal cancro e non possono accedere gratuitamente agli screening preventivi.
Promuoviamo attività di informazione, sensibilizzazione sulle patologie tumorali e sugli interventi mirati per prevenirli e combatterli anche attraverso un sano stile di vita, riabilitazioni psicologiche e fisiche supportate da sport come il dragon boat e le camminate a contatto con la natura. Ci supportano dal punto di visto medico parecchi professionisti pronti a dare consigli alle associate e a tutto il gruppo. Il nostro motto è: “Colpite ma non sconfitte”, una bandiera in rosa che speriamo sventoli alla grande anche su Montichiari.» Il punto di accoglienza monteclarense è aperto il sabato dalle 10 alle 12 e può essere contattato telefonicamente al numero 328 4867089.