Corrado Rabbi, ebreo convertito a Cristo per amore della moglie
Evandro Rabbi, sindaco democristiano per due mandati subito dopo la fine della guerra che «in quel periodo ha realizzato degli espropri per costruire la strada verso Isorella». Già, ma cos’è che colpisce di quell’uomo rispetto agli altri? Senza ombra di dubbio è il cognome. Non serve consultare qualche comunità ebraica o qualche rabbino per capire che Rabbi è un cognome di origine ebraica. Un qualcosa che potrebbe far pensare a delle radici ebree anche a Calvisano. Una vicenda davvero interessante. Che storia c’è dietro questo cognome? Ce l’ha spiegato Corrado Rabbi (nella foto), figlio dell’ex sindaco Evandro e nipote di Corrado Rabbi. L’83enne, oggi residente nella Casa di Riposo di Calvisano, ha ricordato suo padre e suo nonno. Ha voluto parlare del suo cognome, di cui va davvero fiero e lo si capisce dalla passione con cui parla. In particolar modo si è soffermato sul nonno Corrado, che porta il suo stesso nome. «Era ebreo e si innamorò di una ragazza che in seguito diventò sua moglie, ma la nonna prima di sposarlo gli chiese di convertirsi al cristianesimo. Lui accettò e da quel momento la nostra famiglia venne educata secondo i precetti cattolici». In quel periodo nonno Corrado e sua moglie vivevano a Mantova. Erano anni difficili, era l’epoca fascista nella quale il governo Mussolini diede il via libera alla cosiddetta “Quota 90”. La rivalutazione della lira contribuì, da un lato, a consolidare in alcuni ceti sociali la popolarità del regime, ma dall’altro penalizzò le industrie, in particolare quelle che dipendevano dall’esportazione dei propri prodotti sui mercati internazionali. E a tal proposito nonno Corrado Rabbi dovette pagare le conseguenze di questa mossa da parte del regime. Al porto di Mantova, Ravenna, Genova e Venezia arrivavano cinque navi piene del grano di nonno Corrado, che furono sequestrate e il cibo inviato in Libia in seguito allo scoppio della guerra in Africa. Una decisione che obbligò Rabbi a vendere tutte le sue proprietà pur di non fallire, «pur di non lasciare i debiti ai propri figli, anche se la Comunità ebraica di Mantova lo aveva aiutato a rimettersi in sesto», racconta il signor Corrado con un pizzico di commozione. Da quel momento, però, la famiglia Rabbi si trasferì a Verona. Nel giro di pochi anni nonno Corrado e sua moglie decisero di comprare una cascina a Calvisano ed è in paese che sono nati i loro cinque figli. Tra di loro c’è Corrado. Una famiglia, quella dei Rabbi di Calvisano, che ha avuto qualche problema durante il periodo dell’occupazione nazista. L’odio nei confronti degli ebrei e la volontà di sterminarli tramite il progetto della “soluzione finale”, infatti, si è manifestata anche in Italia. Così, racconta il signor Corrado, «i tedeschi sono venuti a prendere mio zio Eurialo quando si trovava a Vicenza e lavorava per la Lanerossi. Però mia nonna andò dove lo avevano battezzato, in seguito alla conversione dall’ebraismo, e si era fatta dare i documenti che testimoniavano la sua fede cattolica. Fu in quel frangente che i nazisti decisero di lasciarlo andare». Il cognome Rabbi porta con se una storia importante, considerando che è un cognome di origini ebraiche, derivato dal termine rabbi (maestro, titolo onorifico dei maestri ebrei della Legge). Un cognome, però, odiato a causa dei germi dell’antisemitismo disseminati in tutta Europa: «Quando mio zio è morto la moglie ha dovuto togliere il nome del campanello perché gli scrivevano “vai via sporco ebreo”», dice il signor Corrado. Se il signor Eurialo aveva avuto delle seccature per quel cognome così “pesante”, Corrado, che è nato nel 1933, non ha dovuto affrontare nel corso della sua vita simili inconvenienti. «In quel periodo i tedeschi volevano sapere perché portavamo questo cognome». Ma in seguito, quando ha iniziato a lavorare come fabbro, «appena hanno scoperto il mio cognome mi hanno fatto diverse "domande" sul mio passato». Soliti pregiudizi, duri a morire anche da queste parti.