Coronavirus: una poesia dopo lo scampato pericolo
A scriverla è stata una signora di Cignano di Offlaga.

Coronavirus: una poesia dopo lo scampato pericolo.
Coronavirus
Attenta osservatrice delle persone e degli eventi, Maria Apostoli di Cignano, non perde mai l’occasione di prendere carta e penna e di slancio vergare i suoi pensieri.
Questa volta l’ispirazione gli è venuta dallo scampato pericolo occorso ad un suo famigliare.
Sono stati giorni angosciosi e terribili sino al termine della quarantena.
Allo scoccare dell’ultimo rintocco la rabbia e lo sfogo si sono tramutati nelle tracce d’inchiostro verso l’innominato, così l’ha definito. Amen.
«L’innominato»
"Non so come chiamarlo, ma questo infame, criminale, assassino si è permesso di entrare nelle nostre case senza preavviso. Non è degno di esser chiamato per nome, io lo chiamo “Innominato”. Ma tu sei peggio di colui che si faceva chiamare così. Perché ti porti via i nostri cari senza nessuna colpa: mamme, papà, superiori, dottori, consacrati e via! Sei un essere sconosciuto senza scrupolo. Da quale girone sei venuto non si sa,
ci lasci angosciati, terrorizzati spaventati e spezzati chiusi in casa senza libertà di abbracciare nessuno. In casa mia ci hai solo sfiorato, ma sappi che se ne siamo venuti fuori, se ce la siamo cavata non è per opera tua, ma perché c’è qualcuno più invisibile di te, ma più potente nell’ascoltare le nostre suppliche. Perciò vattene o infame animale che quando la scienza riuscirà a scoprire il tuo vero nome ti schiacceremo e in fondo all’inferno ti manderemo".