Coronavirus, l'interpellanza di Cominardi: "Più sicurezza sul lavoro"
Il parlamentare di Palazzolo: "Ci vogliono più controlli nelle aziende: chiudere quelle che non svolgono attività essenziali"

Il deputato di Palazzolo Claudio Cominardi interverrà nel tardo pomeriggio alla Camera.
Coronavirus, l'interpellanza di Cominardi: "Più sicurezza sul lavoro"
"Moltissimi sono i lavoratori che per garantire beni e servizi essenziali rischiano la propria vita sul posto di lavoro. Troppo pochi, però, i controlli sulla loro sicurezza, assolutamente da attivare e rafforzare in particolare a Brescia e Bergamo, dove tra l'altro molte aziende, probabilmente troppe, chiedono deroghe alle limitazioni sulle chiusure delle attività produttive". Questo il contenuto dell'interpellanza urgente che verrà presentata oggi (dopo le 17) alla Camera dal deputato bresciano del MoVimento 5 Stelle Claudio Cominardi. All'interpellanza risponderà il ministro del Lavoro.
Le richieste: fermare le produzioni non essenziali
Membro della XI Commissione Lavoro della Camera e già sottosegretario per il Lavoro nel Governo Conte I, Cominardi ha deciso di portare in parlamento l’allarme dei lavoratori e dei sindacati locali formulando due richieste: che venga garantita immediatamente, e senza distinzione in tutte le attività lavorative, l'applicazione delle misure previste dal “Protocollo” sottoscritto da Governo e sindacati il 14 marzo in materia di sicurezza e contenimento del Coronavirus che tutte le produzioni “non essenziali” vengano effettivamente fermate.
Controlli a tappeto
“Addetti alle pulizie e alle mense degli ospedali, operatori sociali, cassieri e commessi, scaffalisti, magazzinieri, autotrasportatori e molti altri. Sono in tanti ad appartenere all’esercito di lavoratori invisibili che stanno sostenendo il Paese rischiando di proprio. Un ringraziamento e un semplice indennizzo però non bastano: è assolutamente necessario che la loro salute venga tutelata”, afferma Cominardi sollecitando “controlli a tappeto affinché le disposizioni e le precauzioni previste dal Protocollo del 14 marzo vengano rispettate. Ugualmente non è pensabile demandare solamente al Prefetto la possibilità di consentire deroghe alle limitazioni imposte dal Governo previste nella lista dei codici Ateco. Servono controlli mirati, sul posto, da parte degli ispettori e degli enti competenti. Soprattutto servono subito, nel rispetto dei lavoratori, delle famiglie, di chi si è ammalato, di chi ha perso i propri cari e del personale sanitario che ogni giorno cerca in ogni modo di farci uscire da questo incubo”.
I dati che preoccupano
Secondo dati del 30 marzo, sarebbero 1.800 le aziende bergamasche e 2.980 quelle bresciane che hanno chiesto al Prefetto una deroga allo stop imposto dal Governo alle attività “non essenziali”. A queste si aggiunge il problema di un numero imprecisato di imprese che, possedendo più codici ATECO, aggirerebbero le disposizioni governative mantenendo attive sia le produzioni “essenziali” (a volte infinitesimali) sia quelle “non essenziali”.
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