il caso

Comprata anche a Coccaglio la droga che ha ucciso la 24enne Francesca Manfredi: sei arresti

La Polizia di Stato ha eseguito sei misure cautelari a seguito del decesso della giovane ragazza bresciana.

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La Squadra Mobile di Brescia ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di una misura cautelare custodiale emessa dal gip del Tribunale di Brescia a seguito di attività di indagine, coordinata dal sostituto procuratore Benedetta Callea, nei confronti di sei cittadini responsabili, a vario titolo, di omicidio preterintenzionale e detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, di cui tre gravati da pregiudizi giudiziari.

Tutto è cominciato dopo il tragico weekend da sballo

L’attività degli investigatori era partita il 23 agosto 2020 a seguito della segnalazione pervenuta dal 118 in ordine al rinvenimento del cadavere di una giovane ragazza bresciana, Francesca Manfredi di 24 anni,  all’interno della propria abitazione sita in via Fornaci a Brescia. A chiamare i soccorsi era stata un’amica, coetanea della defunta, che insieme al 33enne M. P. aveva tentato, invano, di rianimarla.

Tutto era iniziato la sera di giovedì 20 agosto, tre giorni prima, quando la Manfredi, insieme al 33enne, aveva fatto uso di ansiolitici e di alcool. Il giorno seguente entrambi avevano sniffato ketamina. Ma il weekend da sballo non era finito lì. Il venerdì sera la 24enne, sempre in compagnia di M.P. e della coetanea, aveva fatto uso di ulteriori sostanze stupefacenti, consumando cocaina,hashish e altre bevande alcooliche.

Ancora, il pomeriggio del sabato (22 agosto) i tre avevano consumato ancora ketamina e bevande alcooliche e la stessa sera la 24enne e M.P. avevano consumato dell'eroina. La dose, come emerso dalle indagini, era stata divisa a metà: il 33enne se l'era somministrata per via endovenosa, mentre l'altra parte era stata prima fumata dalla 24enne (mai aveva assunto eroina prima di allora) e poi M.P. le aveva iniettato il resto in vena.

Dopo l’abuso continuato di sostanze stupefacenti, alcoliche e farmacologiche, i tre erano andati a dormire.

Al risveglio gli amici avevano trovato la 24enne senza vita per l'overdose letale

Intorno alle 3.45, l’amica e M.P. avevano sentito che Francesca aveva un respiro rumoroso, ma dopo essersi sincerati che respirasse erano tornati a dormire. In particolare, il 33enne aveva rassicurato l’amica dicendole che lui si era iniettato una dose doppia di eroina, e quindi non ci sarebbero state conseguenze per la 24enne.

La mattina alle 9 circa M. P. e l’amica avevano trovato Francesca senza vita. Non respirava e avevano provato a rianimarla, ma invano. A quel punto avevano contattato il numero di emergenza e, in attesa dell'arrivo dei sanitari, il 33enne si era allontanato per eliminare le siringhe usate per iniettare a se stesso e alla giovane defunta l'eroina.

Il referto medico aveva evidenziato nella 24enne una marcata positività agli oppiacei, alla cocaina, alla ketamina, alle benzodiazepine d una lieve positività ai cannabinoidi. La causa della morte era avvenuta per arresto cardiorespiratorio terminale da acuta intossicazione di oppiacei e ketamina.

Le indagini per risalire agli spacciatori che avevano venduto la droga ai tre giovani

L’attività degli investigatori della Squadra Mobile, consistita anche in intercettazioni, si è quindi orientata nel duplice senso di appurare cosa fosse accaduto nelle giornate e la sera prima del decesso di Francesca Manfredi, di riscontrare che l’eroina fosse stata in effetti somministrata alla defunta da parte di M.P. e di identificare tutti i soggetti che a vario titolo avevano ceduto le eterogenee sostanze stupefacenti ai tre giovani.

E' stata così individuata la 25enne S.R., che tra il venerdì e il sabato aveva ceduto ketamina alla defunta e a M.P. Le cessioni erano avvenute in un appartamento sito nella zona Nord di Brescia. Nel corso dell’indagine è poi emerso che S. R. riforniva costantemente di ketamina e marjiuana anche una serie di ragazzi bresciani.

Gli investigatori hanno ricostruito altre importanti cessioni di stupefacenti e, nel dettaglio, quella avvenuta il sabato (22 agosto) alle 21.48 circa nel Villaggio Prealpino a opera di H.B., tunisino di 33 anni. Questi nel corso dell’attività investigativa è risultato essere uno dei fornitori abituali della defunta e ne è stata acclarata la quotidiana attività di spaccio di eroina e cocaina, nonostante si trovasse in affidamento in prova. Sono emerse una serie di cessioni nei pressi della fermata della metropolitana Prealpino a vari acquirenti, per la maggior parte italiani, e in un’occasione H.B., mentre si accingeva a consegnare lo stupefacente a un gruppo di ragazzi che si trovavano in un bar di via Triumplia, spaventato dall’eventuale presenza di poliziotti aveva ingerito la droga.

Comprata anche a Coccaglio la droga che ha ucciso la 24enne

Un successivo step investigativo ha permesso alla Squadra Mobile di individuare il 28enne T.M., che dalla propria abitazione di Coccaglio, nonostante anch’egli fosse in affidamento in prova ai Servizi sociali, aveva ceduto ketamina alla giovane S.R. e ad altri soggetti. T.M. è risultato essere in rapporti di collaborazione nello spaccio di sostanze stupefacenti con F.G., albanese di 31 anni.

Il 13 ottobre il personale della Squadra Mobile ha effettuato una perquisizione nell’abitazione di Coccaglio in cui era presente il solo 31enne albanese: in casa i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato 3.915 cartoncini (chiamati in gergo Trip) a forma di francobollo imbevuti di metanfetamina allucinogena, oltre ad altre sostanze stupefacenti, tra cui cocaina, hashish, marjiuana e popper contenente solvente tossico.

Dall’analisi del telefono sequestrato a F.G. è emerso che costui smerciava anche in proprio il Trip. In particolare da una chat è risultato che il giovedì della settimana precedente al decesso della 24enne, aveva ceduto 5 litri di ketamina per 4.500 euro e 200 cartoncini imbevuti di acido allucinogeno.

Gli arresti per aver ceduto la droga alla giovane e per omicidio preterintenzionale

Pertanto gli inquirenti hanno acclarato la meticolosa, non rudimentale e redditizia attività organizzata di spaccio
di svariate sostanze stupefacenti, tale da soddisfare con regolarità e puntualità le esigenze di una vasta platea di clienti, tra i quali la defunta Francesca Mandredi, da parte del tunisino 33enne H.B., del coccagliese 28enne T.M., dell'albanese 31enne F.G. e della 25enne S.R.

Diversa la posizione del 33enne M.P. che, iniettando la dose letale a Francesca per via endovenosa perché “lo sballo sarebbe stato più forte di quello provocato dal fumarla”, deve quindi rispondere di omicidio preterintenzionale.

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