Cologne piange Valter Bonassi: "Ci ha mostrato che la disabilità non è un ostacolo"
Nel 1990 aveva gli avevano sparato durante una rapina, nell'oreficeria di famiglia, e aveva perso l'uso delle gambe. Si è spento mercoledì mattina, ma per chiare le cause del decesso sul corpo del 56enne è stara disposta l'autopsia
Una tragedia senza un perché. Si è spento a soli 56 anni Valter Bonassi, conosciuto da tutto il paese per essere rimasto paraplegico a seguito di una rapina avvenuta 32 anni fa. Si è spento ieri mattina improvvisamente, nella sua abitazione, dopo una vita trascorsa a dimostrare che la disabilità ma non è un ostacolo, ma un ventaglio pieno di possibilità. Una notizia che in poco tempo si è diffusa a macchia d'olio in tutto in paese, rimasto senza parole.
La rapina nel 1990 e la vita in sedia a rotelle
Valter Bonassi era stato il triste protagonista di uno degli episodi di cronaca più noti a Cologne. Nell'ottobre del 1990 era rimasto coinvolto in una rapina nell'oreficeria allora gestita dai suoi genitori, Eugenio e Lucia Casanova. I tre rapinatori (probabilmente con l'aiuto di un quarto uomo) erano entrati nel negozio di piazza Garibaldi e lì avevano sparato tre colpi contro il colognese, allora 25enne, con una pistola che apparteneva allo stesso, ferendolo alla spalla, al polmone, all'addome, al fianco, all'intestino. Sull'episodio avevano successivamente indagato i Carabinieri della Compagnia di Chiari, mentre Bonassi era stato trasportanto all'ospedale e sottoposto a due interventi chirurgici. Poi la diagnosi: a causa della lesione al midollo provocata da uno dei tre proiettili, il colognese non avrebbe più potuto camminare.
"Era un lottatore"
Una condizione che, tuttavia, non lo aveva mai abbatutto. Valter Bonassi non ha mai visto la sua paralisi, come un ostacolo, ma come una sfida. "Aveva uno spirto forte, era un lottatore: ho sempre stimato e apprezzato tantissimo il modo in cui ha reagito a questa suo condizione ", ha raccontato il cognato Osvaldo Bianchini, che gestisce la gioielleria Casanova assieme alla moglie e sorella di Valter, Norma Bonassi. "Per me lui era come un fratello, aveva una grande voglia di vivere con cui ha superato tantissime difficoltà", ha continuato. Non potendo pedalare con le gambe, aveva usato le braccia praticando handbike per diversi anni, guidava, aveva anche comprato una moto e per 15 anni, fino al 2019, aveva vissuto a Mombasa, in Kenya dove aveva conosciuto la moglie e aveva avuto sua figlia, di 11 anni.
A Cologne tutti lo conoscevano. Non solo per la storica attività di famiglia, per la triste vicenda: a precederso era la bontà e la disponibilità che ha sempre diomostrato a tutti. "Era la tipica persona che lo svegliavi di notte per dirgli che avevi bisogno veniva - ha continuato il cognato, le parole accompagnate dal dolore per questa tragedia - Chi lo conosceva sa esattamente che persona era, quanto era divertente: le risate che non ho fatto con lui...". Ma le testimonianze di amici e conoscenti si susseguono, segno di una persona che sicuramente ha lasciato un ricordo indelebile.
In attesa dell'autopsia
Valter Bonassi si è spento mercoledì mattina: i famigliari lo hanno trovato nel bagno della sua abitazione, dove abitava con la figlia, riverso sul lavandino. Per lui ormai non c'era più niente da fare. Poco tempo fa il 56enne era stato ricoverato in ospedale e nei giorni scorsi accusava dei problemi di salute, che si pensava fossero dovuti a una polmonite. Per fare chiarezza sulle circostanze della morte del colognese sul corpo è stata disposta l'autopsia, pertanto le date dei funerali non sono ancora state fissate.