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Cinquanta giorni di lotta alla Stanadyne: i lavoratori resistono alla liquidazione

Per garantire una protesta organizzata ed efficace, sono stati istituiti scioperi quotidiani a rotazione,

Cinquanta giorni di lotta alla Stanadyne: i lavoratori resistono  alla liquidazione
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Cinquanta lunghi giorni di presidio alla Stanadyne di Castenedolo, una manifestazione nata e proseguita a cavallo fra l’anno appena trascorso, il 2024, e quello appena iniziato, il 2025. Un Natale amaro, un ultimo dell’anno nella sofferenza e nella speranza che l’annuncio improvviso di liquidazione dell’azienda da parte del gruppo statunitense proprietario, avvenuto il 4 dicembre scorso, fosse solo un brutto sogno, un incubo.
La messa in liquidazione era stata come una doccia fredda per 100 dipendenti, che si erano ritrovati in una condizione di incertezza e preoccupazione per il futuro. In risposta, i lavoratori hanno così dato vita a un’assemblea permanente, alternandola alle attività lavorative, e hanno organizzato un presidio costante all’ingresso dell’azienda per sensibilizzare l’opinione pubblica e mantenere alta l’attenzione sulla loro situazione.
La lotta è resa ancora più impegnativa dalle rigide temperature invernali, ma la determinazione dei lavoratori resta incrollabile. Per garantire una protesta organizzata ed efficace, sono stati istituiti scioperi quotidiani a rotazione, con mezz’ora di fermo per ciascun reparto, permettendo così a tutti di partecipare attivamente senza interrompere completamente la produzione.

Si guarda agli sviluppi internazionali con ripercussioni sul settore

Parallelamente, i sindacati sono impegnati su più fronti per cercare una soluzione concreta. Barbara Basile, componente della segreteria della Fiom di Brescia, si è dimostrata fin da subito profondamente scossa dalla scelta dell’azienda statunitense, e per questo ha cominciato a lottare, a presidiare, stando sotto lo stesso cielo grigio e ghiacciato degli operai liquidati. E’ diventato ormai un cult la frase detta da Basile il primo giorno di presidio, «Un minuto più di loro» , una frase che dimostra la voglia di resistenza davanti alla crisi. Parole che da qualche giorno svettano orgogliose sulle ringhiere che proteggono l’azienda.
In questo contesto complesso, i lavoratori guardano anche agli sviluppi internazionali, che potrebbero avere ripercussioni sul settore. Le recenti dichiarazioni di Donald Trump, neo presidente (bis) degli Stati Uniti, contro il Green Deal e la transizione verso l’elettrico hanno alimentato un barlume di speranza.

Il presidio fuori dai cancelli dell’azienda è un simbolo di resistenza

Nonostante l’assenza di svolte significative, la determinazione dei lavoratori rimane alta. Il presidio fuori dai cancelli dell’azienda è un simbolo di resistenza e unità, ma anche un richiamo all’importanza di trovare soluzioni sostenibili per il futuro.
Mercoledì 15 gennaio, inoltre, si è svolta una bella giornata di solidarietà e di lotta in occasione dello sciopero dei metalmeccanici per il rinnovo del contratto nazionale. Presenti anche il sindaco Pierluigi Bianchini, la giunta, i rappresentanti del gruppo PD Valtenesi, i deleganti FIOM delle fabbriche in sciopero e tutti i lavoratori e lavoratrici Stanadyne.
Michela Tedoldi

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