«Chiuso per sempre»: a Chiari finisce l’era della falegnameria Antonelli
Alessandro, terza generazione, arrivato alla soglia dei 75 anni, a malincuore, ha deciso di chiudere bottega dopo quasi un secolo di attività
Uno degli ultimi artigiani del legno di Chiari chiude i battenti della sua attività. Ha spento le luci, chiuso le finestre e tutte le porte. Poi, ha appeso un cartello «chiuso per sempre». E’ finita l’era della falegnameria di via Santissima Trinità che per quasi un secolo ha brillato permettendo alla generazione della famiglia di falegnami Antonelli di continuare la sua attività.
«Chiuso per sempre»: finisce l’era della falegnameria Antonelli
Alessandro Antonelli, terza generazione, sfiorati i settantacinque anni ha deciso: «E’ giunto il momento di dire basta, dopo tanto lavoro, anche se a malincuore e con tanta nostalgia per le migliaia di ore trascorse fra tavole di legno, seghe circolari e pialle di ogni tipo. Siamo giunti a capolinea», ha raccontato. Non è certamente facile per Antonelli «mollare tutto», lui che fa parte di una famiglia che di legno qualcosa ne sapeva. Prima il nonno Giuseppe, artigiano quasi per vocazione, dopo di lui cinque fratelli: dal primo opificio sorse la «Falegnameria Antonelli Bortolo e Fausto», zio e padre di Alessandro, diedero vita a una bottega minuscola, ma sempre molto attiva in città, e sono stati loro a custodire per tanto tempo i segreti della Macchina delle Quarantore, a dare vita al «Trono del Duomo» e a contribuire con altri lavori alla costruzione della sua dimensione religiosa.
Alessandro Antonelli (conosciuto anche per il suo lungo impegno alla guida di quadra Marengo), falegname non è diventato per vocazione come nonno Giuseppe, ma solo «per la voglia di non studiare». A distanza di anni, ricorda sorridendo che vane sono state le suppliche del maestro delle elementari Peroni, rivolte a suo padre: «Faustino, fai continuare gli studi a tuo figlio che è un ragazzo intelligente e vedrai che che riuscirà negli studi meglio di altri». Ma non c'è stato niente da fare, lui voleva lavorare e a studiare non ci pensava nemmeno per sogno. Sfogliare i libri non lo appassionava. Questo però non significava non aver voglia di imparare. Al contrario, l'impegno è stato talmente tanto da condurre l'azienda sino ai giorni nostri.
Quasi un secolo con le mani nel legno
Un lavoro certo non facile: «pazienza, impegno e concentrazione sono le qualità fondamentali necessarie», ha sottolineato il 75enne.
«A tagliare un pezzo di legno sono bravi tutti, ma saper creare dei serramenti, mobili e tutto ciò che riguarda il mondo del legno, è un'altra cosa», ha proseguito. Una soddisfazione vera che ripaga (e ripagava) della polvere con la quale si doveva convivere a quei tempi, quando non esistevano aspiratori e tutto finiva nei polmoni, ma nonostante ciò non c'era nemmeno il tempo di lamentarsi. Si lavorava e basta.
Ma ora come sostiene Antonelli, «i ragazzi potrebbero continuare a fare questo lavoro, perché le condizioni sono migliorate, ma non ci sono scuole a Chiari e dintorni che riguardino il nostro settore. E allora il piccolo artigiano va morendo piano piano - ha spiegato - Nella nostra città si possono contare sulle dita di una mano le loro botteghe. Ora ci sono le grandi industrie che producono mobili a prezzi che un piccolo artigiano non potrà mai fare. Rimangono le riparazioni di porte, finestre o mobili che si rompono».
Ma dice bene Antonelli, è inutile nascondere che l'artigiano, costretto a pagare prezzi molto elevati non si può più muovere per pochi soldi, allora per il cliente non rimane che trovare un amico che sa fare tutto, oppure un pensionato che ci sa fare.
«E' cambiato proprio tutto - ha sottolineato - Prima si faceva qualsiasi cosa. Si pensava a lavorare, cercare i clienti e soddisfare ogni loro esigenza. Ora ci si può salvare se si lavora per grossi enti, comunali o pubblici, altrimenti non ci sono alternative. Ringraziando la buona stella durante questi miei sessantanni, il lavoro non è mai venuto meno, ma non è mancato nemmeno un brutto incendio causato da un corto circuito nel 1976 nel quale tutto è stato distrutto. Oltre a tutti gli attrezzi e macchinari è stata compromessa anche la struttura. Un vero disastro, che però non ha piegato la voglia di ripartire».
Ripartire è una parola che tutti sanno pronunciare, a chi tocca è davvero dura, ma senza continuare a piangersi addosso, e dopo sei lunghi mesi la struttura è stata riparata, sono stati acquistati i macchinari nuovi e via a tutta carica per recuperare il tempo perduto. E tutto è andato per il meglio.
Si può chiudere la bottega, portare via tutto, ma i ricordi no, quelli rimarranno dentro. Proprio nei luoghi in cui Antonelli ha sudato, si è riempito di quella polvere che mai lo hanno infastidito, si è sporcato le mani con le vernici per dipingere ciò che creava. In quella bottega dove ha imparato tanto: non solo a lavorare, ma a creare un futuro per lui e la sua famiglia. Una famiglia che per oltre quarant’anni lo ha «diviso» anche con tutta la comunità e, in particolare, con la quadra di Marengo.
Ma un futuro c’è comunque
Non è, però, tutto perduto. Anzi. Il futuro è roseo . Il figlio di Alessandro, Alberto Antonelli, oggigiorno rappresenta più forte che mai la quarta generazione. In azione dall’età di 14 anni, attualmente lavora per un’azienda di Mornico al Serio (continuando a gestire gli storici clienti di via Santissima Trinità), ma a breve ci sarà un “trasloco” a Cologne. In questo modo potrà continuare il suo operato esattamente come ha fatto fino ad ora nella storica sede della falegnameria Antonelli. Il saluto, dunque, dopo tanto impegno è solo per Alessandro e per i locali cittadini.