in tribunale

Chieste tre condanne e due assoluzioni per la morte di Nadia Pulvirenti

Il processo riprenderà il 6 dicembre, quando la parola passerà ai legali delle difese

Chieste tre condanne e due assoluzioni per la morte di Nadia Pulvirenti
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Chieste tre condanne e due assoluzioni per la morte di Nadia Pulvirenti, operatrice della comunità Clarabella uccisa il 24 gennaio 2017 dai fendenti sferrati da Abderrahim El Mouckhtari, all’epoca ospite della struttura di Iseo e oggi, incapace di intendere e di volere, si trova al Rems, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Secondo il magistrato “quella morte poteva essere evitata”.

Chieste tre condanne e due assoluzioni per la morte di Nadia Pulvirenti

Prosegue il processo per chiarire eventuali altre responsabilità in quella tragica vicenda. Mercoledì in aula la pubblico ministero Erica Battaglia ha pronunciato la requisitoria, chiedendo l’assoluzione per Andrea Materzanini, direttore del Dipartimento di Salute mentale di Iseo, e per Giorgio Callea, responsabile del Centro psicosociale di Iseo. Chiesta una pena di quattro anni, invece per Claudio Vavassori, presidente del Consiglio di Amministrazione della Diogene, la cooperativa per cui lavorava Nadia Pulvirenti. Nei confronti di Laura Fogliata, medico della cooperativa Diogene, sono stati chiesti due anni di pena, mentre per Annalisa Guerrini, psichiatra e responsabile del Cps di Rovato per la predisposizione del piano terapeutico di El Mouckhtari, è stato chiesto un anno.

Secondo la pm la patologia del paziente, che all’epoca si trovava in un regime di residenzialità leggera, non sarebbe stata adeguatamente contenuta. Due gli aspetti, ricordati dalla pubblica accusa, che non sarebbero stati presi adeguatamente in considerazione: nel 2000 il paziente aveva aggredito la moglie con un coltello e altre volte si era scagliato su compagni di stanza impugnando sempre un coltello. E proprio con un coltello ha ucciso Nadia Pulvirenti, che sempre secondo la pubblico ministero sarebbe stata da affiancare, in modo tale da non lavorare sola con il paziente.

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