Che fine farà la chiesa di Santa Giustina?
Una chiesa del 1600 simbolo di un’intera comunità oltre che della frazione che si sviluppò intorno ad essa, spogliata di ogni sua bellezza, in stato di completo abbandono e decadimento. Ma questa trascuratezza e noncuranza non piace ai castenedolesi che, più volte e con svariati mezzi, hanno provato a chiedere la sua ristrutturazione e messa in sicurezza. Da luogo di culto la chiesa di Santa Giustina è ora diventata, dopo alcuni passaggi di proprietà, di possesso di un’agenzia immobiliare di Brescia che, ad eccezione di alcune aperture nel settembre 2015, in collaborazione con l’associazione culturale Carmagnola, ha sempre tenuto chiuso l’edificio. «Abbiamo avuto a che dire con la proprietà - ha spiegato Diego Pelizzari che condivide il cortile di casa con la stessa chiesa - per il modo con cui vengono qui e si comportano come se fossero i padroni di tutto, vengono senza dire niente a nessuno.
Non abbiamo mai chiesto la messa in sicurezza, ma ci affidiamo al buonsenso dei proprietari». Un paio di anni fa gli ultimi ponteggi allestiti dalla società per la messa in sicurezza dei campanili, ma, oltre la stuccatura di alcune crepe visibili sulla facciata delle due torri campanarie, e l’eliminazione della vegetazione che cresceva sulla superficie, null’altro è stato fatto. Chi ha avuto la possibilità di visitarla riporta che dall’interno il soffitto risulta praticamente collassato. A non dormire sogni tranquilli anche chi ci abita nelle strette vicinanze come la signora Elena Pelizzari: «Io per entrare ed uscire da casa devo passare ogni volta sotto il campanile lesionato.
Mi ci sono voluti anni e soldi per ottenere che venisse messo "in sicurezza" dopo il terremoto. Il Comune non mi ha aiutato allora e non credo proprio possa fare qualcosa adesso. È un vero peccato perché per me è meravigliosa». Infatti dopo il terremoto di Salò del 2004 e la caduta di alcuni mattoni è stata posta una tettoia a protezione dell’ingresso di una delle abitazioni dei Pelizzari le cui scale si dipartono proprio dalla base della torre campanaria di destra. Oltre al già grave problema sicurezza rimane anche quello della possibilità di ognuno di poter godere di un bene che fa parte del patrimonio culturale strettamente legato alle radici storiche della comunità castenedolese. Claudio Filippini, presidente del comitato di frazione, sta cercando di togliere un po’ di polvere dai ricordi del passato così che rimangano vive nella memoria le tappe storiche che hanno visto protagonista questo tesoro della comunità.
Dietro la facciata, decorata da 4 lesene che sostengono il frontone con due colonne in marmo, e una lapide centrale con un’iscrizione in latino, uno splendido altare di marmo intarsiato di diversi colori. Al centro della chiesa, incastonata nel pavimento, una lapide con un’iscrizione in latino dove è sepolto il marchese Archetti. All’interno anche vari pilastri con capitelli lavorati in gesso che poggiano sul pavimento di mattoni. Fu il nobile Giovanni Rodengo a fondare la chiesa, prima del 1641, nelle cui vicinanze sorgevano le ville padronali con stalle e le scuderie. Rodengo fondò la chiesa, costruì la villa e la cascina, ma poi vendette tutta la tenuta ai Valsecchi, che a loro volta nel 1626 la rivendettero agli Archetti, marchesi di Formigara, insieme con la cascina di S. Francesco e a quella dei Quarti.
Furono gli Archetti a rifare la villa in stile settecentesco nel 1779, ad abbellire la chiesa di S. Giustina, a dare importanza a quella tenuta per le feste splendide che vi celebravano. Più recentemente, negli anni ‘50, la proprietà passò nelle mani dei fratelli Poli giunti da Bovegno. «Nei primi anni ‘70 volevano cederla perché già pericolante - ha ricordato Filippini - volevano anche regalarla al Comune, ma c’era troppo lavoro da fare per ristrutturarla rispettando i vincoli delle Belle Arti. Nei primi anni ‘70 è stata acquistata da Carlo Quiecchia, mediatore di Botticino, per 13 milioni di lire l’avrei voluta anche io se l’avessi saputo». Filippini non fece mancare la sua proposta economica che però cadde nel vuoto, il valore della Chiesa stava già aumentando vertiginosamente quando, arrivata nelle mani di un’agenzia immobiliare del posto, valeva 200mila euro.
«Dopo il terremoto di Salò hanno messo le impalcature, volevano tirare giù le statue - ha continuato - cinque o sei anni fa ho chiamato Comune e vigili perché i muratori stavano portando via le acquasantiere». Diverse le denunce al Comune per diversi furti che, negli anni, hanno impoverito la chiesa, sottraendo anche un bellissimo camino policromo del ‘700. Ormai le occasioni per riaverla sono andate, i costi di restauro sono troppo alti e il Comune se l’è lasciata sfuggire». Ecco perché la domanda che tanti castenedolesi si pongono è più che lecita: che fine farà la chiesa di Santa Giustina? Crollerà sotto il peso della noncuranza o qualcosa può ancora essere fatto?