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Cartelli in dialetto a Chiari, continua la bagarre dopo 10 anni

La proposta dell’ex sindaco Massimo Vizzardi: cartelli bilingue con un riferimento all’appartenenza europea

Cartelli in dialetto a Chiari, continua la bagarre dopo 10 anni
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L’Europa, le Quadre, «Ciare» e la storia che è sempre corsi e ricorsi. Così, cambiata l'Amministrazione comunale, sono cambiati nei giorni scorsi anche i cartelli toponomastici d'ingresso alla città.

Cartelli

In ossequio allo spirito del tempo, ma forse - più prosaicamente - per una piccola rivincita simbolica da parte della Lega cittadina - i cartelli recanti la scritta «Chiari Città d’Europa» sono stati sostituiti con quelli che da dieci anni giacevano nei depositi comunal: «Chiari - Ciare». Sotto, la scritta (mantenuta) «delle Quadre medievali». Bilingue: in italiano e in bresciano.

Escluse le «solite» polemiche sulla spesa pubblica (i cartelli appena re-installati sono gli stessi di dieci anni fa, mentre all’epoca fu Brebemi a pagare le insegne «europeiste») quel che resta è un dibattito squisitamente toponomastico. E quindi, politico.

Ad aprirlo è stato l’ex vicesindaco Maurizio Libretti (Pd). «Il cartello “Chiari - Città d’Europa” aveva e ha un significato profondo - ha spiegato domenica in un post sui social - Quando venne posta non si trattava di rinnegare nulla, né di togliere qualcosa a nessuno, ma di raccontare una realtà, indicare una direzione un orizzonte, offrire una prospettiva, rappresentare un'appartenenza. Una città che non si limita a guardare il proprio ombelico, ma alza lo sguardo con speranza verso il proprio futuro».

Di tutt’altro avviso il vicesindaco Roberto Campodonico. Non è un caso se proprio dalla quota leghista della nuova Giunta arriva la rivendicazione di una scelta fortemente identitaria per il Carroccio, che sposa la difesa deldialetto alla diffidenza sovranista verso l’Europa «matrigna».

«Accogliendo una richiesta sollecitata da gran parte dei clarensi dopo le elezioni l’Amministrazione ha ripristinato questa cartellonistica di pregio che dà risalto alle Quadre, interpretando le radici identitarie della nostra città ed attribuisce, con il giusto orgoglio, alla clarensità il ruolo di biglietto da visita per quanti accedono a Chiari», ha spiegato Campodonico.

Dibattito

A cercare una possibile sintesi - non senza togliersi qualche sassolino da entrambe le scarpe - è l’ex sindaco Massimo Vizzardi. Che ne ha per tutti, a cominciare però proprio dal suo ex assessore Libretti. La sostituzione deicartelli dialettali, dieci anni fa, fu in effetti uno dei primi atti della sua Amministrazione, ma allora, ha spiegato, «io non ero d’accordo». «Per quanto mi riguarda la difesa della storia e deldialetto è una cosa importante, non bisognerebbe mai farne una bandiera di parte». Dopo l'insediamento però «ci fu una discussione in maggioranza e l’assessore Libretti li fece cambiare». Ora il nuovo cambio e il ritorno di «Ciare». Una scelta che «non si addice a una città come Chiari che sta tornando ad essere una piccola città di provincia», e che è «sintomatica di una politica che si perde nel tifo e nelle piccole cose», ha chiuso il consigliere regionale (ex Azione) del gruppo Misto. Una soluzione? Vizzardi la avanza a colpi di Photoshop. «Una volta per tutte: non sarebbe costoso aggiungere la bandiera d’Europa mettendo insieme il nostro passato (il dialetto) con il nostro futuro (l’Europa) senza dimenticare nessuno».

Proposta bocciata, a mezzo social, dal vicesindaco leghista. «Non sentivo proprio la mancanza del giudizio calato dall’alto del consigliere Vizzardi - ha attaccato Campodonico - Coerente con la sua altalenante appartenenza politica, oggi Vizzardi propone di adottare uno stile “misto” perfino nella cartellonistica - I “battibecchi puerili” sui cartelli che sta facendo adesso lui: dipendono forse dal fatto che teme di risultare irrilevante in politica dopo tanti traslochi?».

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