Carpenedolo. Chi si prende cura dei migranti?

Carpenedolo. Chi si prende cura dei migranti?
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Carpenedolo e l’accoglienza. Un binomio che si rinnova negli anni grazie all’impegno di cittadine e cittadini che in silenzio e senza troppi proclami aiutano il prossimo tramite varie associazioni che operano sul territorio. Una di queste è «Liberation», che qualche anno fa ha accolto 5 richiedenti asilo politico provenienti dalla Libia e in generale svolge questa attività da 20 anni, ovvero da quando accoglieva i profughi in arrivo dalla Bosnia. Oggi, però, ad occuparsi dei cinque ragazzi che vivono a Carpenedolo è l’associazione «Adl Zavidovici» insieme all’Azione Cattolica del paese della bassa bresciana. Lassana, Khalifa, Mamajan, Abdul e Sekon arrivano dal Senegal e dal Mali e vivono in un appartamento di proprietà dell’associazione «Liberation». Come tutti i migranti giunti sulle coste italiane hanno percorso una vera e propria Odissea. Già, se nell’epica Ulisse affrontava un viaggio nel Mediterraneo giungendo, in fine, alla meta ambita; questi ragazzi, nella loro Odissea contemporanea, non sanno ancora «che ne sarà di loro». Sono arrivati a Lampedusa, là gli sono state prese le impronte digitali e in seguito hanno fatto la richiesta di asilo politico. Solo in un secondo momento sono stati smistati nei vari centri italiani, come a quello di Brescia. Poi sono le Prefetture a occuparsi di loro e le commissioni territoriali devono analizzare le diverse storie per capire se possono rientrare all’interno dei vari progetti promossi dal territorio.

«Il compito di Adl Zavidovici, afferma Valentina Novazzi - Operatrice sociale dell’associazione, è aiutarli tramite l’ufficio legale che abbiamo al nostro interno e fornire una serie di servizi che gli aiutino a orientarsi sul territorio. L’obiettivo del progetto è l’autonomia, in modo che riescano a muoversi in maniera indipendente». I ragazzi che si trovano a Carpenedolo non sono quelli che sono arrivati qualche anno fa. Quattro sono in paese da dicembre 2014 e uno è arrivato tre settimane fa. Se l’obiettivo è renderli autonomi, allora imparare la lingua italiana è qualcosa di importante. «D’accordo con la Prefettura - racconta Valentina Novazzi - devono frequentare almeno 10 ore alla settimana di lezione. Adl Zavidovici li ha iscritti al corso provinciale per adulti che due volte a settimana si tiene a Carpenedolo. Per le altre ore ci siamo rivolti all’Azione Cattolica». La sezione di Carpenedolo, ormai da un po’ di tempo, ha deciso di aderire al progetto di aiuto e inclusione dei migranti. Milena Franceschi, per esempio, si occupo dell’alfabetizzazione insieme ad altre persone.

«Ci siamo presi l’impegno di seguire i ragazzi per aiutarli ad avere un’autonomia, facendo imparare la lingua con lezione private. Ci sono 2 persone a lezione che seguono 5 ragazzi. Abbiamo iniziato da un livello base, perché qualcuno era analfabeta. Facciamo una media di sei ore a settimana, che vengono potenziate nel periodo estivo fino a 10 ore a settimana. Devo dire che abbiamo avuto ottimi risultati: da novembre 2014 a oggi sanno l’italiano e riescono a capirlo». Al di là delle lezioni di italiano, i ragazzi africani, come afferma Enrico Pesci, presidente dell’Azione Cattolica di Carpenedolo, sono impegnati in diverse attività: «Prima avevano un orto da gestire, abbiamo organizzato partire di calcio, passeggiate, gite. Una volta al mese facciamo una cena e si crea gruppo. Sembra banale, ma non lo è». Già, questo clima di umanità e di impegno nell’aiutare l’altro che si è creato a Carpenedolo non è per niente banale.

Valerio Morabito 


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