Caporalato digitale sui rider: 12 fattorini controllati a Brescia, uno era irregolare
Le verifiche, condotte dai Carabinieri per la Tutela del Lavoro e finalizzate a individuare le nuove forme di sfruttamente nel settore del food delivery, hanno riguardato tutto il territorio nazionale

Registravano i loro account sulle piattaforme utilizzando documenti falsi, poi le cedevano al rider che effettuava la prestazione, trattenendo una quota. E' la nuova frontiera del caporalato digitale, un fenomeno sempre più diffuso e al centro del maxi controllo effettuato su tutto il territorio nazionale dal Comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro: un'operazione che ha coinvolto complessimevanete 845 militari, di cui 380 di vari comandi provinciali dell'Arma, e 137 delle Polizie locali, che ieri sera (venerdì 24 marzo) hanno effettuato un controllo straordinario in tutti i capoluoghi di Provincia e nei principali centri della Penisola per individuare le forme di sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery.
Caporalato digitale sui rider
L’attività rappresenta l’evoluzione delle verifiche avviate dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Milano e dalla Municipale (e coordinate dalla Procura) nel settembre del 2019 a seguito di alcuni incidenti, anche gravi, che hanno coinvolto i cittadini: l'obiettivo era quello di acquisire informazioni sull’orario di lavoro, sulle modalità di retribuzione, sui mezzi utilizzati, sulle condizioni d’igiene e sicurezza e altro. In pratica per mappare le dinamiche di una professione ancora non tutelata ed estendere le garanzie da lavoro dipendente alla nuova categoria di lavoratori.
Da successivi controlli nel 2022, era emersa l’esistenza di nuove forme di “caporalato digitale” attraverso l’illecita cessione di account. Se fino alla metà del 2019 la cessione era un fenomeno “fisiologico” e provvisorio (il rider che per qualsiasi motivo non poteva svolgere il servizio prestava temporaneamente le sue credenziali a terzi per non essere sloggato o penalizzato nel ranking), con l'aumento delle richieste di delivery post pandemia la figura del rider è diventata sempre più richiesta. Le piattaforme di App Delivery hanno quindi proceduto a reclutare telematicamente un numero considerevole di nuovi fattorini. In questo nuovo ed atipico scenario lavorativo, il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Milano ha accertato l’esistenza e lo sviluppo di numerosi episodi di cessioni di account (registrati anche con documenti falsi) con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera, che doveva poi versare juna quota percentuale del guadagno giornaliero. Per non parlare, poi, della conformità dei veicoli
Nel corso dei controlli, i Carabinieri hanno inviduato ben 225 Hot Spot preventivamente censiti in tutto il paese (luoghi ove i rider si ritrovano in attesa di ricevere gli ordini) e 1.609 ciclofattorini, verificando la presenza del fenomeno della cessione di account trasversalmente sull’intero territorio nazionale, concentrato soprattutto nel centro-nord Italia. Su 823 lavoratori stranieri controllati, 92 di questi sono risultati in cessione di account (l’11,2%): a Brescia, nello specifico, sono stati controllati 12 rider di cui 10 immigrati, ed è stata riscontrata 1 cessione di account. Il servizio è stato svolto su 2 hotspot in centro città da parte di un dispositivo composto da 8 carabinieri (4 del NIL di Brescia e 4 del Comando Provinciale) ed erano presenti anche 4 agenti della Polizia locale che hanno condotto una verifica su l'idoneità delle attrezzature da lavoro.
La maxi operazione ha permesso anche di scoprire 23 persone irregolari sul territorio, un minore, poi riconsegnato ai genitori, e 22 mezzi non idonei alla circolaziome. In merito alle 92 cessioni di account, all’esito delle verifiche, saranno interessate le 36 Procure della Repubblica competenti per l’ipotesi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.