Cambio del clima e rischi per il territorio

Cambio del clima e rischi per il territorio
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L’inquinamento atmosferico è di gran lunga il fattore di inquinamento ambientale di maggior impatto sulla salute umana. A decretarlo i dati rilevati dall’Asl di Brescia che attestano che in media ogni anno nella Provincia si verificano: 400 decessi, 200 infarti, 165 ictus e 3mila e 900 ricoveri per malattie respiratorie. Lo studio risale al luglio 2015 condotto dall’osservatorio epidemiologico dell’Asl provinciale, con oggetto le polveri sottili ed effetti a breve termine sulla salute. I dati stimati appunto si riferiscono esclusivamente agli effetti a breve termine, a cui bisognerebbe aggiungere quelli cronici. Per ciò che riguarda gli effetti a lungo termine gli studi a livello europeo dati dal progetto «Escape» hanno evidenziato come le polveri sottili siano tra le più pericolose per la salute: ad ogni loro aumento di 5 microgrammi/metricubi corrisponde un significativo incremento del rischio di mortalità. Secondo le stime Viias (valutazione integrata dell’inquinamento atmosferico sull’ambiente e sulla salute), nella Provincia nel 2010 vi sarebbero stati 554 decessi attribuiti al Pm2,5 in calo rispetto al 2005 dove invece ce ne sarebbero stati 631. La regione padana a livello italiano ed europeo è l’area con maggior criticità per ciò che concerne le polveri sottili, infatti a Brescia nel periodo 2003 - 2013 le concentrazioni sia di Pm2,5 che Pm10 hanno mostrato un trend di crescita.

Il maggior contributo alle emissioni di Pm2,5 e Pm10 viene dato dalle combustioni industriali, compreso il riscaldamento per le attività commerciali, istituzionali, agricole e residenziali, e il secondo posto è affidato al trasporto su strada. Secondo i dati raccolti dall’Asl le medie più elevate di Pm 10 si registrano nei mesi invernali, lo stesso accade per il Pm2,5, negli ultimi anni invece si è riscontrata una riduzione dei livelli in tutte le stagioni. Secondo il rapporto stilato dall’osservatorio epidemiologico dell’Asl provinciale risulta che il rischio di infarto miocardico acuto, di ictus e di ricoveri per patologia respiratoria aumentano con l’aumentare delle polveri sottili. A tal proposito infatti, nel periodo dal 2001 al 2013 si sono verificati 41mila e 466 episodi di infarto miocardico acuto, di cui il 42,2% fa riferimento a decessi, si evince che ad ogni incremento di 10 microgrammi/metricubi di Pm10 vi è stato un aumento significativo di rischio di infarto del 1,3%. Questo significa che se i livelli di Pm10 fossero rimasti sempre al di sotto del valore limite di 50 microgrammi/metricubo si sarebbero potuti evitare circa mille e 500 casi di infarto. Per ciò che invece concerne il rischio di ictus, si stima che vi sia un aumento dell’ 1,1% dell’incidenza per ogni aumento di 10 microgrammi/metricubo di Pm2,5 ed in maniera inferiore anche per il Pm10. Sempre nel periodo compreso tra il 2001 e il 2013 si sono verificati 36mila e 069 casi di ictus di cui 33,4% letali.

Anche in questo caso dallo studio si evince che pur rimandendo al di sotto del limite di legge all’aumentare del Pm10 aumenta il rischio di ictus. Lo stesso andamento si presenta per il rischio di ricoveri per patologie respiratorie. Infatti nel periodo compreso tra il 2000 e il 2014 si sono registrasti 379 mila e 885 ricoveri. Il tasso dei ricoveri e la tipologia delle malattie respiratorie sono diversi a secondo dell’età, ovvero i bambini hanno tassi di ricovero per malattie infettive delle vie respiratorie mentre gli anziani hanno tassi di ricovero più elevati per polmoniti, influenza e insufficienza respiratoria.

Tania D'Ausilio 


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