Coccaglio: calci e insulti razzisti contro un papà per un parcheggio
Stando alle ricostruzioni è stato aggredito dal titolare del negozio davanti al quale aveva lasciato l’auto. Sul posto è intervenuta la Locale
É stato preso a calci e insultato (anche con epiteti razzisti) davanti alla figlia minorenne. Perché? Aveva semplicemente parcheggiato.
Una vicenda tanto grave quanto paradossale, anacronistica e inammissibile in un mondo che promuove l’inclusione e l’integrazione, che ha turbato non solo lo sventurato protagonista e i presenti ma tutta la comunità di Coccaglio, teatro dell’episodio avvenuto nel tardo pomeriggio di lunedì 8 gennaio 2024.
Calci e insulti razzisti per un parcheggio
Di certo nessuno, men che meno un papà in attesa che la figlia finisca la lezione di danza, si aspetterebbe di essere aggredito all’improvviso e per motivi così assurdi. L’uomo, un 40enne di origini straniere e residente in un paese limitrofo, era appena arrivato presso la scuola di ballo e aveva posizionato l’auto negli stalli poco distanti, proprio davanti a un negozio specializzato nella vendita di articoli per animali. Spento il motore, è scoppiato il caos.
Dall’attività è infatti uscito il titolare che ha iniziato a inveire contro il conducente, confuso e preso alla sprovvista, intimandogli di spostare l’auto e lasciare libera la zona. Il tutto nonostante i parcheggi (realizzati su un’area privata ma ad uso pubblico e segnalati dalle canoniche strisce bianche), fossero liberamente accessibili da tutti, clienti o meno.
Quando il 40enne è sceso dall’auto per capire cosa stesse succedendo, gli insulti sono diventati ancora più pesanti. «Marocchino di m***a» e altri appellativi della stessa bassezza, si è sentito dire il papà. Che, per altro, manco è originario del Marocco. Ad assistere alla scena, purtroppo, è stata anche la ragazzina che in quel momento era uscita dalla palestra, assieme ad alcune compagne e ai loro genitori.
La lite è poi degenerata, frasi razziste e minacce sono diventate violenza fisica quando il commerciante ha colpito con un calcio sia l’auto che il conducente, che ha reagito, mentre alcuni dei presenti sono intervenuti prendendo le difese di uno e dell'altro coinvolto. A sedare il principio di rissa sono stati gli agenti della Polizia Locale del Montorfano, coordinati dal comandante Luca Leone, che hanno identificato i due soggetti e riportato tutto alla calma.
La denuncia
Entrambe le parti coinvolte hanno sporto denuncia. Martedì mattina il papà 40enne, che ha querelato il suo aggressore per percosse; giovedì mattina a presentarsi presso il Comando della Polizia Locale di Coccaglio è stato invece il titolare, in quanto l’accaduto ha interrotto giocoforza l’attività del negozio, creando un possibile danno economico. Gli atti, come da prassi, verranno inviati alla Procura di Brescia assieme alle immagini acquisite dalla videosorveglianza dell’area per accertare le responsabilità delle persone coinvolte. Alla luce della situazione, gli inquirenti si sono però messi a disposizione per trovare un punto di incontro e risolvere in modo bonario la questione.
Motivi razziali o esasperazione?
L’eco dell’episodio, nei giorni scorsi, ha raggiunto tutto il paese. Che dietro ci sia una questione di puro odio razziale, nonostante le parole volate siano state pesantissime e vergognose, sembra da escludere.
A innescare la reazione del titolare, infatti, non è stato il colore della pelle ma l’esasperazione nel vedere i già pochi parcheggi di fronte al negozio continuamente occupati da «estranei»: un comportamento aggressivo e ingiustificato anche perché, come ribadito, i posteggi non sono al servizio della clientela dell’attività, ma del pubblico in generale.
Sul fatto è intervenuto anche il sindaco Alberto Facchetti dicendosi:
«Dispiaciuto per quanto accaduto e auspicando che si faccia chiarezza addivenendo a una conciliazione tra i due cittadini coinvolti: sono fermamente convinto che l’episodio nulla abbia a che fare con il razzismo - ha commentato, senza però prendere le difese né dell’uno, né dell’altro - Ritengo che l’esasperazione degli animi abbia portato a varcare il limite di una ‘civiltà della convivenza’ sempre deprecabile da entrambe le parti».