BRESCIA, RISCHIO VELENI: inquinamento a Berzo Demo, la Regione parte Civile al Consiglio di Stato

BRESCIA, RISCHIO VELENI: inquinamento a Berzo Demo, la Regione parte Civile al Consiglio di Stato
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"Ci costituiremo parte civile anche davanti al Consiglio di Stato contro il ricorso presentato dalla ex Selca spa". Ad annunciarlo e' l'assessore regionale all'Ambiente Claudia Maria Terzi, al termine della Giunta a Palazzo Lombardia.

SODDISFATTI SENTENZA TAR

"A maggio dell'anno scorso eravamo molto soddisfatti della sentenza del Tar che si era espressa condannando i responsabili dell'inquinamento a Berzo Demo, nel Bresciano - spiega Terzi-. Il principio che chi sbaglia e inquina deve pagare, non puo' piu' essere messo in discussione. Nel sito bresciano sono parcheggiate tonnellate di scorie contenenti fluoruri, cianuri e metalli pesanti altamente cancerogene. I giudici del Tar avevano scritto nero su bianco che i responsabili avevano sottovalutato il rischio accettando che la situazione potesse progressivamente aggravarsi e finire fuori controllo. Cosi' come - prosegue l'assessore - i giudici hanno verificato che i soldi ci sono per la bonifica del sito (circa 9 milioni di euro) e come Regione Lombardia ci siamo attivati subito investendo oltre 200mila euro per la messa in sicurezza del luogo. Ora bisogna pero' fare in fretta e bene perche' la tutela della salute dei cittadini e dell'ambiente non puo' piu' aspettare".

LA VICENDA

Il ricorso al Consiglio di Stato e' stato presentato dai quattro protagonisti contro la sentenza del Tar che intimava proprio a Flavio Bettoni (presidente del Consiglio di amministrazione dal 2007 al 2010), Piergiorgio Bosio (amministratore unico dal 1997 al 2007), Ettore Vacchina (procuratore speciale dal 2008 al 2009) e al curatore fallimentare di Breno, Giacomo Ducoli (al lavoro per la Selca dal 2010 e gia' indagato per disastro ambientale) di bonificare il sito e la falda essendo responsabili della contaminazione. Cosi' i giudici del Tar avevano motivato la sentenza dando di fatto torto ai quattro e stabilendo che sara' il curatore a dover rimostrare che il peso non dovra' essere supportato solo dall'attivo del fallimento: "La contaminazione della falda e' stata rilevata quando la curatela fallimentare era ormai insediata da tempo, ed era stata avvertita del rischio ambientale. La mancata rimozione dei rifiuti nel tempo intercorso dopo il fallimento ha certamente aggravato la situazione, ed e' quindi una concausa dell'inquinamento".

(foto di repertorio)


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