Nel bresciano

Boom di contagi tra i bambini: 447 classi e oltre 7mila alunni in quarantena

In Lombardia sono in Dad il 9,6% delle sezioni, ma il Governo difende la scuola in presenza. Anche se i problemi per presidi e insegnanti sono tanti. Continua nel frattempo la campagna vaccinale nei soggetti pediatrici.

Boom di contagi tra i bambini: 447 classi e oltre 7mila alunni in quarantena
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di Stefania Vezzoli e Emma Crescenti

Nell’audizione di mercoledì 19 gennaio in Commissione Cultura della Camera, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha difeso a spada tratta la decisione del Governo di riaprire le scuole in presenza, ridimensionando l’impatto dei contagi, quantomeno in termini numerici.
Tuttavia, se è vero che l’incidenza percentuale sul totale degli alunni resta sotto il 10%, i dati sui contagi forniti dalla Direzione generale Welfare di Regione Lombardia attestano un’impennata dei positivi nella settimana dal 10 al 16 gennaio, in particolare per i bambini della materna (da 3 a 5 anni) e della primaria (da 6 a 10). Un incremento che però in effetti è inferiore, in termini percentuali, a quello che si era verificato durante le festività natalizie.

Boom di contagi tra bambini: i dati del report di Regione Lombardia

Partiamo dunque da qui, dai contagi delle ultime settimane nella popolazione under 18. Per i bimbi più piccoli, da zero a due anni, l’analisi delle tabelle fornite da Regione Lombardia conferma che l’impennata dei positivi si è verificata nella settimana subito dopo Natale (27 dicembre-2 gennaio): i casi, infatti, si erano quasi triplicati, passando da 769 a 2.217 (+188,29%). Nella settimana dal 3 al 9 gennaio i contagi hanno raggiunto quota 3.009 (+35,72%), mentre dal 10 al 16 gennaio sono 3.882 (+29,01%). Anche nella fascia 3-5 anni, dove i contagiati nell’ultima settimana (10-16 gennaio) si sono quasi raddoppiati, passando da 3.792 a 6.824 (+79,95), il picco era stato superiore dopo Natale (da 1.225 a 2.748, +124,32%). Un trend confermato nella fascia 6-10 anni, che nell’ultima settimana (10-16 gennaio) ha raggiunto il record di 17.675, + 37,03% rispetto alla settimana prima (12.898 nuovi positivi); dopo Natale, però, si era passati da 5.877 contagiati a 11.854 (+101,7%). La situazione è nettamente diversa per la fascia dagli 11 ai 13 anni e, soprattutto, dai 14 ai 18. Nel primo caso l’incremento dell’ultima settimana (10-16 gennaio), è stato molto basso (+2,81%), mentre a Natale i contagi si erano quasi triplicati (+195,35%). Nel secondo caso, dopo la riapertura delle scuole i contagi, seppur numericamente consistenti, sono addirittura diminuiti, passando da 20.692 a 16.379 (il 20,84% in meno), mentre dopo Natale si erano più che triplicati (+215,93%).

Classi, alunni e operatori scolastici in quarantena in Lombardia e in Italia

Ma quante sono le classi in quarantena in Lombardia? Nell’audizione alla Camera, il ministro Bianchi ha sottolineato che le classi in quarantena sono l’8,2% (3.579 su 55.962). Tuttavia, alla rilevazione del Ministero non partecipa la totalità delle classi, ma solo il 78,3%. Quindi un quadro più completo arriva dai dati regionali, dai quali emerge che le classi in quarantena sono in realtà 5.415, dunque all’incirca il 9,6% del totale. Un dato dunque di 3 punti percentuali sopra la media nazionale, pari al 6,6%. Per quanto riguarda invece gli alunni, secondo i dati del ministero l’88% degli studenti lombardi sta frequentando in presenza (791.350 su 1.161.377). Anche qui, però, la rilevazione non è completa (vi ha partecipato il 77,5% degli alunni). Secondo i dati forniti da Regione, e aggiornati al 16 gennaio, in Lombardia sono in quarantena 5.415 classi di cui 1.625 all’infanzia e nido, 1.805 alla primaria, 785 alla secondaria di primo grado e 1.195 alla secondaria di secondo grado (per le rimanenti 5 non è stata classificato il grado) e ben 67.433 alunni (di cui 22.600 a materne e nido, 24.107 alla primaria, 9.008 alle medie e 11.715 alle superiori). Interessante anche il dato sugli operatori scolastici in quarantena, ben 3.320, gran parte dei quali alle materne (2.080) e primarie (1.058).

"In Italia abbiamo 7 milioni di studenti nelle scuole statali e 374mila classi, cui si aggiungono 10mila scuole paritarie - ha sottolineato  il ministro Bianchi - Dobbiamo connettere i dati sui contagi a questa dimensione. Le classi totalmente a distanza sono il 6,6%, gli studenti in presenza l’88,4%".  Dalla comparazione sull’andamento dei contagi, inoltre, il ministro ha evidenziato che il boom si è verificato durante le festività natalizie e non con la ripresa delle scuole. "Il personale sospeso perché inadempiente all’obbligo vaccinale è lo 0,9%: un dato che dimostra l’alto grado di adesione e di responsabilità", ha aggiunto. "Abbiamo sempre avuto come priorità di tenere aperta la scuola quanto più possibile, perché rappresenta lo strumento fondamentale per contrastare le disuguaglianze sociali tra studenti, tra nord e sud del Paese", ha precisato poi Bianchi, difendendo la linea del Governo, che vuole le scuole aperte e in presenza.

I numeri della nostra provincia

In provincia di Brescia, sono in quarantena 447 classi (225 a infanzia e nido, 121 alla primaria, 32 alle medie e 69 alle superiori), 7.075 alunni (3.448, praticamente la metà, all’infanzia e nido, 1.862 alla primaria, 588 alle medie e 1.177 alle superiori) e 305 operatori scolastici (di cui ben 254 all’infanzia e nido, 40 alla primaria, 5 alle medie e 6 alle superiori).

Ma gli studenti non sono numeri: tante difficoltà alle materne

Al di là dei dati, però, come sempre, ci sono le persone. I numeri raccontano solo un lato della medaglia. Dall’altro ci sono le difficoltà quotidiane dei dirigenti scolastici, fagocitati dalla conta dei positivi e dalla burocrazia, e degli insegnanti, che si trovano a dover coniugare la didattica in aula a quella a distanza, a fare i conti con le mascherine Ffp2 che non arrivano, con le carenze di organico. E che dire del disagio degli alunni che, in caso di positività o quarantena, sono nuovamente privati della dimensione della socialità, e se invece possono frequentare, devono però confrontarsi quotidianamente con le problematiche legate ai trasporti, alle tensioni, alle paure. Senza dimenticare gli sforzi, immensi, delle famiglie, alle quali spetta il compito di gestire sia l’autosorveglianza (con la prenotazione dei tamponi spesso difficoltosa e che costringe ad affrontare chilometri per trovare una farmacia disponibile), sia i figli a casa durante la quarantena, molte volte senza supporti dalle istituzioni. Massimo Pesenti, presidente della Fism (Federazione italiana scuole materne) di Brescia, interpellato sulla situazione di difficoltà delle scuole dell’infanzia, particolarmente colpite dai contagi sia tra gli alunni che tra il personale scolastico, ha portato prepotentemente l’attenzione sulla sicurezza. "C’è la volontà di fare scuola: metteteci nelle condizioni di farla - ha sottolineato, rivolgendosi al ministro dell’Istruzione - Chiediamo un’attenzione prioritaria al mondo della scuola, non solo a parole. Non è possibile che le mascherine Ffp2 non arrivino, che si debbano fare code infinite per i tamponi". Pesenti ha ribadito la massima disponibilità "a fare di tutto per consentire la frequenza scolastica dei bambini, anche per dare un supporto alle famiglie", evidenziando però le forti difficoltà sia per quanto concerne i dispositivi di protezione individuale, sia per il grande aumento di contagi tra alunni e personale. "Ci sono scuole in cui, se un insegnante va in quarantena, diventa un problema sostituirlo", ha spiegato. Insomma, si cerca di andare avanti, ma «"la preoccupazione è tanta".

L'allarme dei presidi: "Non ci stiamo più occupando della scuola"

Le regole per la quarantena a scuola? "Vanno assolutamente cambiate: così è complicato, tutto troppo faraginoso". A parlare è Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (Associazione nazionale presidi), portavoce di centinaia di dirigenti scolastici che dal suono della campanella dopo le feste, giocoforza, hanno messo da parte la gestione ordinaria per occuparsi quasi esclusivamente della sanatura sanitaria. "Praticamente non ci stiamo più occupando della scuola in quanto tale e questo non ha molto senso - ha continuato - Ma soprattutto sono scandalizzato perché ho visto modelli predisposti dalle Asl, che non ce la fanno, in cui si demanda al dirigente di disporre quarantene". Trasformando, di fatto, le scuole in succursali e i presidi in personale parasanitario a cui dare indicazione. "Una cosa inaccettabile e ingestibile", ha proseguito. Nessun catastrofismo secondo il presidente dell’Anp, ma è inconfutabile il dato del ministero che evidenzia una crescita nel numero di studenti e classi in quarantena, in particolare negli ordini più bassi (infanzia e primaria) su tutto il territorio nazionale. All’infanzia infatti basta un bambino positivo per mandare la classe in quarantena per 10 giorni, due alla primaria. Alle medie la Dad scatta con tre casi, con due si distingue tra vaccinati (autosorveglianza e presenza) e non (didattica a distanza). E qui nasce un altro problema. "L’unica cosa che davvero non funziona è la didattica mista: sta passando come scontato che si faccia la stessa lezione per chi è in classe e chi è a casa, ma non è così. Ma trovare una modalità che vada bene per entrambi è semplicemente impossibile".

Prosegue la campagna vaccinale

La variante Omicron è molto più contagiosa, questo ormai è un fatto assodato. Così come l’aumento dell’incidenza dei contagi nei bambini, in particolare nella fascia di età 5-11 anni, per la quale le somministrazioni sono state avviate poco più di un mese fa e la percentuale di vaccinati è ancora bassa. Ma è solo questione di tempo, la campagna vaccinale anti Covid «continua a ritmo serrato», ha rassicurato la Direzione Generale Welfare della Regione Lombardia evidenziando l’ottima risposta dei bambini della fascia avente diritto. Nonostante la forte diffusività di questa variante del Coronavirus la Lombardia, dove vengono effettuate più di 100.000 somministrazione giornaliere (l’11,71% delle quali effettuate nell’ambito Ats di Brescia) «sta dimostrando di saper reggere anche all'impatto della nuova ondata».

Stando ai dati di mercoledì 19 gennaio, nella nostra regione è stato vaccinato il 96,44% degli over 80 (l’84,93 anche con la dose booster) e anche tutte le altre fasce (dai 20 ai 80) toccano percentuali alte: la più bassa è quella dei cittadini tra i 12 e i 19 anni (80,7419%) con un picco invece nei giovani dai 20 ai 29 anni (94,19%): ma punto in più punto in meno, è chiaro che la platea dei lombardi coperti dal vaccino (complice anche l’introduzione dell’obbligo per gli over 50) si sta allargando sempre più più. Un dato che cresce anche grazie all’avvio delle vaccinazioni per i bambini della fascia dai 5 agli 11 anni, di cui per ora solo l’8,57% dei 637.165 aventi diritto ha completato il ciclo vaccinale: il 21,72% è in attesa della seconda dose, il 69,71% invece deve ancora ricevere la prima.

Nel bresciano

Cresce anche il dato bresciano, la risposta forse al campanello d’allarme che si era accesso negli ultimi due mesi con l’impennata dei casi e l’inevitabile aumento delle classi in quarantena con disagi non solo per le famiglie, ma anche per gli studenti e la didattica. I dati forniti da Ats, aggiornati a sabato 15 gennaio, forniscono un quadro rassicurante sul fronte delle vaccinazioni a bambini e adolescenti.
Dei 92.808 assistiti della fascia dai 12 ai 19 anni l’80,46% (74.672) ha completato il ciclo vaccinale primario e l’11,62% (10.780) ha ricevuto la terza dose: sul totale, in ogni caso, l’89,25% dei giovani ha ricevuto almeno la prima dose con altre 35 persone in attesa di cominciare il ciclo. Ingranano anche le somministrazioni per la fascia dai 5 agli 11 anni: il 22,33% dei bambini (17.017 di 76.219) ha ricevuto la prima dose, il 5,67% (4.324) invece ha completato il ciclo con la seconda dose.

In Italia

I dati sull’andamento della campagna vaccinale a livello regionale e provinciale rispecchiano il trend nazionale, dimostrando la piena adesione del mondo della scuola sia per il personale che per gli studenti. In Italia il 25,10% degli alunni dai 5 a 11 anni ha ricevuto almeno la prima dose, il 5,17% due dosi; per quanto riguarda gli aventi diritto della fascia 12-19 anni che hanno ricevuto una dose sono il 79,91%, mentre il 76,55% del totale due dosi. Più basso il numero delle dosi booster fra gli adolescenti, dal momento che per i ragazzi dai 16 ai 19 anni è stata autorizzata da novembre, a gennaio per la fascia 12-15: sono «solo» il 13,85%.

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