Bombe atomiche a Ghedi: i segreti degli Usa

Le informazioni sulle ispezioni agli arsenali atomici custoditi nelle basi dentro e fuori il paese di Ghedi sono sempre state poche, e ora, con l’aumento della soglia di segretezza da parte del Governo degli Stati Uniti, saranno ancora meno.
I dati messi sotto strette condizioni di segretezza tratterebbero di come conservare, assemblare, mettere in sicurezza, testare e utilizzare le armi atomiche. In pratica, l’elenco verterebbe su argomenti inerenti in particolar modo la sicurezza di chi governa e chi vive nei territori vicini alle basi.
A Ghedi, anche se non ci sono indicazioni ufficiali riguardo le bombe atomiche conservate in paese e a Aviano, la notizia divulgata dalla Federation of American Scientists è arrivata forte e chiara.
In un’intervista al manifesto, lo scienziato Hans Kristensen afferma la presenza all’interno dell’aerobase Nato bresciana di una ventina di testate, dato già segnalato dieci anni fa e depositato in Senato all’interno di un dossier dell’Istituto affari istituzionali.
Il problema principale è che nessuno ammette la loro presenza e soprattutto il rischio alla quale i cittadini sono esposti e che non possono fare nulla in quanto non esiste un protocollo specifico per le zone a rischio, o se ci sono non possono essere condivisi con la popolazione.
Eventuali criticità che mettano in pericolo i cittadini verrebbero gestite dalla Prefettura, con i protocolli generali previsti in caso di emergenze legate al rischio nucleare, biologico, chimico o radioattivo, Nbcr, oppure in caso di terrorismo, ma non ci sono linee guida specifiche relative a Ghedi, un paese che conta oltre 18mila abitanti. La popolazione probabilmente è ormai abituata al passaggio degli aerei in volo e hanno un buon rapporto di convivenza con le attività militari, ma rimane comunque una situazione da tenere sott’occhio.
La stessa situazione vale per i residenti nei paesi limitrofi.
Gli Stati Uniti hanno in programma di costruire 480 testate B61-12 dal 2020 spendendo cifre che toccherebbero 8-10 miliardi di dollari. Queste armi dovrebbero essere utilizzate dagli americani solo con il consenso italiano, stato territoriale nell quale sono state portate con un accordo di “nuclear sharing”.