Benedetta dal Papa la formella di Coffani
L’opera che raffigura la Madonna del Melograno è stata commissionata da Anna Maria Gandolfi, la direttrice della scuola «G.Nava»
«Che emozione. Avevo visto a Roma Paolo VI, Giovanni Paolo II, Papa Ratzinger ma trovarmi a tu per tu con Papa Francesco è stata un’esperienza indescrivibile». Per Dino Coffani è un momento di straordinaria importanza. Si è spenta da poco l’eco della notizia che un suo portale impreziosirà la chiesa maronita di Nazareth ed ora l’immagine che Papa Francesco sta benedicendo una sua opera sta facendo il giro del mondo.
L'incontro con il Papa
«Si tratta di una formella in terracotta - racconta l’artista - che raffigura la Madonna del Melograno. L’opera mi è stata chiesta da Anna Maria Gandolfi, la direttrice della scuola «G.Nava», istituto che ha alcune sedi tra Brescia e provincia. Dalla scuola tempo fa è misteriosamente scomparsa una formella raffigurante la Madonna del Melograno che il fondatore Beppe Nava aveva fatto benedire da due Papi. Considerando l’importanza simbolica dell’opera Anna Maria Gandolfi ha pensato di farmi realizzare un’opera che richiamasse l’originale e di farla benedire da Papa Francesco per poi esporla nella sede principale».
Mercoledì 17 gennaio Coffani e Gandolfi in Sala Nervi del Vaticano si sono trovati al cospetto di Papa Francesco.
«Davanti al Papa - ricorda Dino - Anna Maria ha raccontato la storia della formella scomparsa e mi ha presentato come l’autore della nuova opera raffigurante la Madonna del Melograno. Un momento che ricorderò per tutta la vita. Sua Santità ha benedetto la mia terracotta e ha accettato in dono il catalogo biografico della mia attività artistica dove ho inserito anche la scheda relativa alla porta della chiesa maronita di Nazareth. Ripensando a quel momento fatico ancora a credere che sia successo davvero, attimi di un’intensità indescrivibile, attimi che ho potuto vivere grazie alla disponibilità e gentilezza di Anna Maria Gandolfi che ringrazio di cuore».
Madonna del Melograno
I semi della melagrana nell’iconografia cristiana rappresentano le gocce del sangue del Cristo, rimandano alla sua Passione ma anche all’unità tra i popoli nel Suo nome. Il frutto è stato usato come metafora da grandissimi pittori ed ora nel numero degli artisti che hanno sviluppato questo soggetto c’è anche il monteclarense Dino Coffani che sta vivendo un periodo artistico di grandi soddisfazioni con la consueta umiltà.
Il testo del catalogo delle opere di DinoCoffani è stato scritto da Federico Migliorati. Anche da parte sua non può mancare stupore per il grande onore di sapere tra le mani di Papa Francesco un volume che ha contribuito a realizzare: «È un’emozione indefinibile sapere di essere letto dal Santo Padre Francesco tramite il catalogo a lui donato e da me curato, ma del resto l’esperienza artistica del nostro concittadino Dino Coffani si è sempre rivestita di una dimensione spirituale, la quale ne rappresenta la cifra più essenziale. La sua è una tensione costante verso il trascendente, come ha dato prova in oltre 40 anni di attività, che lo ha portato ad assumere una notorietà nazionale e internazionale: sue sculture sono infatti presenti non solo in Italia bensì anche in alcuni musei in giro per l’Europa e gli Stati Uniti. Il Papa, che considera l’arte una forma di contemplazione di Dio da parte dell’uomo, saprà certamente cogliere il valore del lavoro di Coffani, un protagonista schivo e riservato di questo mondo, ma straordinariamente fecondo e originale e che ha saputo impreziosire e offrire un nuovo volto a edifici religiosi con la realizzazione di portali, altari, tabernacoli, tutti esempi di una religiosità popolare e alta al tempo stesso, segni di un afflato mistico in perenne evoluzione.
Nel catalogo, aperto da un “esperimento” di critica a due mani firmato da mio fratello Fabrizio Migliorati e da me e dedicato al “soffio del silenzio” sono ripercorse le tappe più significative della sua carriera, non scevra da incontri importanti con altri artisti e critici del settore, senza però che egli abbia mai perduto i riferimenti alle proprie radici, a Borgosotto diMontichiari dov’è nato, più in generale alla città dei sei colli in cui vive, lavora, idea, crea».