Bambine, il terremoto è solo uno scherzo...

Bambine, il terremoto è solo uno scherzo...
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Massimo Di Taranto, vive a Teramo, in Abruzzo. Fa il commercialista, ha una famiglia con due bimbe gemelle e si definisce un amante del lavoro, della narrativa, della poesia, della fotografia, della musica, dello sport e chi più ne ha più ne metta. Una persona normale, come tante. Speciale, come tutti. Che però, in questi ultimi giorni, ha dovuto affrontare un’ardua sfida: convincere le sue piccole che il terremoto non porterà loro via tutto. E che non lo farà neppure la neve. Lo deve fare proprio mentre il terremoto e la neve hanno portato via la vita a tante persone, nel suo Abruzzo. Proprio mentre è lui il primo, forse, ad avere paura. Per questo Massimo ha pensato che l’arma migliore per scacciare i fantasmi fosse la fantasia. L’immaginazione. Un tocco di magia. E così ha pensato di creare una fiaba da raccontare alle sue figlie, per fare in modo che quelle terribili scosse e quella neve implacabile facessero un po’ meno paura. Be’, ha funzionato, ci ha detto. E questa è la sua storia (e la sua fiaba).

 Case sotto la neve a Marruci frazione di Pizzoli, 18 gennaio 2017.

 «Fatico in questo momento a gestire l’ansia che si alimenta da ogni dove in questi giorni difficili per l’Abruzzo. Era l’ora di cena di mercoledì 18 gennaio. Da tre giorni pieni nevicava quasi incessantemente su tutto il territorio teramano.

Come al solito, la neve era stata aspettata con gioia. Poi, però, in breve la situazione è andata trasformandosi, perché molte frazioni distanti appena qualche chilometro da noi hanno cominciato ad avere seri problemi: sono rimaste isolate. Man mano l’elettricità è andata via non solo nel nostro isolato ma quasi ovunque. I riscaldamenti hanno cessato di funzionare. Poco dopo, in seguito a vari allarmi diramati via Facebook, ha cominciato a scarseggiare l’acqua. Sempre sui social, il sindaco diramava la massima allerta. Nostri amici e parenti sono rimasti bloccati in situazioni più o meno difficili. Fin qui però il disagio era accettabile, nel senso che comunque non sembravano esserci persone in pericolo reale.

Poi tutto è cambiato. Le violentissime scosse di terremoto si sono succedute. L’impossibilità di uscire all’aperto per il maltempo e placare la paura. Il mio appartamento al quinto piano scombussolato con una libreria caduta e suppellettili sparse ovunque sul pavimento. Senza elettricità. Poi la notizia di Rigopiano. I dubbi. L’ansia dell’incertezza. Le nuove scosse. Le mie due figlie con la madre a casa della nonna in attesa che io tornassi. Appena rientrato mi sono messo seduto a tavola e, mentre cenavo, senza avere una chiara consapevolezza di quanto stessi facendo, ecco venir fuori questa storia per bambini, scritta sul cellulare».

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Il dragoremoto e il nevosauro
di Massimo Di Taranto

Il dragoremoto è un triposauro di vecchia specie, dicono si svegli ogni cinquecentomila anni e può rimanere sveglio fin quando non gli calano le palpebre per la sonnolenza. Ecco, quando il dragoremoto si sveglia è un caspitaccio di guaio serio, serio, ma serio. Siccome abita sotto la terra, ogni tanto, per stirarsi, dà un colpo di schiena e siccome è alto due volte il Gran Sasso e sta un po’ strettino, dà una stritticata alla terra sopra e noi zompettiamo come birilli al bowling. Lui non è cattivo. È solo che non ci sta sotto terra.

Ma il vero problema è che se si sveglia anche il nevosauro, che anche lui si fa quei cinquecentomila anni di sonno più o meno, potrebbe capitare che nevichi per giorni interi. Infatti il nevosauro è amico del dragoremoto, e per chiamarlo fa delle grandi alitate che sbruffano neve su tutto l’Abruzzo per la gioia dei pupazzi di neve, che finalmente possono risvegliarsi anche loro. E quando il dragoremoto sente i richiami del nevosauro, per la gioia si agita ancora di più, capita addirittura per quattro o cinque volte nello stesso giorno, come oggi. Ma il vero problema è quando il nevosauro si raffredda. Infatti starnutisce con un tale “etciuuuuuu” che scartapecorisce l’aria intorno fino a far cadere i fili della corrente, così che le case dove stanno i bambini non hanno più l’elettricità e devono radunarsi nelle case vicine dove ci sono camini accesi con la legna. Lui non è cattivo. È solo raffreddato.

Può anche capitare che il nevosauro non riesca ad alitare più neve per chiamare il suo amico dragoremoto. Così infila la coda nei tombini e ruba l’acqua alle case spruzzandola in giro, ridendo e chiamando il dragoremoto, che a questo punto speriamo non lo senta più, oppure almeno non si agiti per la contentezza. Intanto l’acqua allaga tutto intorno e i bambini non possono uscire dalle case perché se no si inzuppano i piedini e si raffreddano.

Quando il dragoremoto e il nevosauro finalmente sbadiglieranno per il sonno e si appisoleranno, tutto tornerà alla normalità e i bambini torneranno a piangere perché non vogliono andare a scuola, come sempre è stato e sempre sarà. Che poi i bambini, in realtà, a scuola ci vogliono andare.


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