Appropriazione indebita e bancarotta fraudolenta: Franzoglio finisce alla sbarra
Rinviato a giudizio l’ex presidente della storica Fondazione «Bertinotti Formenti», sul quale pende una condanna definitiva a 1 anno e 2 mesi per la vicende dei lavori mai realizzati all’ex cinema Sant’Orsola.
di Simone Bracchi
Appropriazione indebita, «pulizia» di denaro e bancarotta fraudolenta: rinviato a giudizio l’ex presidente della storica Fondazione di Chiari «Bertinotti Formenti», Renato Franzoglio. Insieme a lui, il 2 novembre, davanti alla Seconda sezione penale del Tribunale di Brescia, ci sarà anche Francesco Materossi, al tempo dei fatti contestati tenutario delle scritture contabili della Fondazione.
E’ questo quanto stabilito martedì dal gup Andrea Gaboardi, al termine dell’udienza preliminare. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Mariacristina Bonomo, aveva chiesto già l’anno scorso il rinvio a giudizio per i due imputati, entrambi difesi dall’avvocato del Foro di Brescia Stefano Sartorato. Ma se per Materossi la scelta del dibattimento era stata presa da tempo, il difensore per Franzoglio in un primo momento aveva chiesto di patteggiare. Strategia che era stata poi rivista.
Il caso
La vicenda della Fondazione «Bertinotti Formenti» era stata scoperchiata dal successore di Franzoglio, Luca Gorlani (nominato proprio dall’Amministrazione Vizzardi) nel 2015. In modo particolare sotto i riflettori era finita la gestione dell’imprenditore classe 1964, che è stato alla guida della Onlus dal 2010 al 2015 e sul quale pende una condanna definitiva a 1 anno e 2 mesi per la vicende dei lavori mai realizzati all’ex cinema Sant’Orsola.
I reati contestati
Il sostituto procuratore Bonomo aveva chiesto il rinvio di Franzoglio per appropriazione indebita in quanto dal febbraio 2012 all’aprile 2015 avrebbe incassato per contanti con operazioni extraconto assegni circolari per complessivi 13.200 euro, con l’aggravante di aver commesso il fatto con l’abuso della sua qualità di presidente del Cda.
Ma un episodio molto più grave, nel quale per gli inquirenti si configura anche il conflitto di interessi, risale al giugno del 2013: nella seduta del Cda della Fondazione, in qualità di presidente, aveva concorso a deliberare il prestito di 105mila euro in favore della società Quattro colori (Franzoglio era l’amministratore delegato). Somma mai chiesta in restituzione e mai restituita. Fatto che avrebbe cagionato «intenzionalmente» alla Fondazione, che nel 2013 aveva realizzato una perdita di 428.203 euro, un pesante danno patrimoniale.
In concorso con Materossi, Franzoglio è accusato di aver distrutto le scritture contabili o i documenti che devono essere conservati. Nella fattispecie non sono stati reperiti i libri giornale, i registri Iva e il libro inventari per gli anni dal 2011 al 2015. Per la Procura tutto questo sarebbe stato fatto al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto o di consentire l’evasione a terzi. Franzoglio è imputato anche per bancarotta fraudolenta per le vicende legate alle due società che gestiva e che avevano rapporti di lavoro con la stessa Fondazione: la Quattro colori (dichiarato stato di insolvenza nel 2016) e la Opus Terra, fallita lo stesso anno. Anche Materossi è imputato per lo stesso reato, visto che è stato liquidatore di quest’ultima impresa sociale. In relazione al reato di bancarotta fraudolenta legato alle società Quattro colori e Opus Terra, Franzoglio è finito nei guai anche par autoriciclaggio. Per gli inquirenti importanti somme di denaro sarebbero state girate anche a società con sede all’estero, per l’esattezza in Lettonia.
Per quanto concerne la Opus Terra, l’ex presidente della «Bertinotti Formenti» avrebbe distratto una somma di 8mila euro girandola tramite bonifico su un conto corrente personale. Di questi avrebbe impiegato e/o trasferito 7.800 euro nell’attività economica della società World’s Business Sia. Questo nome compare anche nelle vicende legate alla Quattro colori. Secondo la Procura Franzoglio avrebbe distratto dalla società ingenti somme di denaro sotto forma di pagamenti non dovuti all’Immobiliare Santo Spirito srl. In accredito sul proprio conto corrente personale avrebbe ricevuto 57mila euro dal legale rappresentante dell’Immobiliare, Ilario Prandini. Di questi, 2.850 euro sarebbero stati trasferiti alla Luxagro Sia, che secondo dati della Camera di commercio della Lettonia in quegli anni era una delle società legate a Franzoglio. Altre somme di denaro sono state trasferite alla Lux gestion Tresoreries Sa e appunto nella società World’s Business Sia.
Parte civile
Due delle tre parti offese (la Fondazione, guidata ora da Gianpiero Capoferri e difesa dall’avvocato del Foro di Brescia, Tiziana Scepi, e il commissario liquidatore della Quattro colori, Antonio Soldi) si sono costituite parte civile nel processo penale. Diversa, invece, la decisione presa dal curatore fallimentare della Opus Terra.
Ma sicuramente, da un punto di vista politico, l’aspetto più importante è la decisione dell’Amministrazione comunale di Chiari, assistita dall’avvocato Ennio Buffoli, di costituirsi parte civile. «Un atto dovuto», aveva commentato il primo cittadino Massimo Vizzardi, che ha seguito la vicenda insieme al suo vice, Maurizio Libretti.