Ancora scintille sul teatro Sant’Orsola di Chiari
Anche il Comitato Civico contro la decisione del sindaco Zotti di revocare la gestione a «La Nuvola nel sacco»: «Il teatro resta senza un'anima e senza uno scopo tangibile»

Continua a far discutere la decisione dell’Amministrazione comunale di revocare la gestione del teatro Sant’Orsola (oggi in via di riqualificazione, aprirà a settembre) alla cooperativa La Nuvola nel sacco, capofila di un’associazione di realtà del Terzo settore che avrebbero dovuto co-progettare insieme al Comune la programmazione e la gestione del teatro.
Teatro Sant'Orsola
Criticando decisamente l’attività della Cabina di regia negli ultimi, il sindaco Gabriele Zotti ha quindi deciso di avocare a sé, come assessore alla Cultura, la gestione del futuro teatro, non è ancora chiaro attraverso quali eventuali soggetti interni o esterni all’Amministrazione stessa. Se già il Partito democratico settimana scorsa aveva censurato il passo indietro, sulla vicenda sono intervenuti a stretto giro anche il Comitato civico, guidato da Marco Salogni, e l’ex assessora alla Cultura Chiara Facchetti (Chiari Virtuosa). Entrambi contrari alla svolta imposta dal sindaco Gabriele Zotti.
«Una scelta che sicuramente avrà un impatto non indifferente nelle fasi di avvio del Teatro in quanto si è scelto di interrompere un percorso che coinvolgeva più realtà del territorio e che avrebbe sicuramente dato un’impronta e una prima anima al costruendo edificio - ha commentato Salogni, annunciando un’interpellanza in merito da sottoporre al Consiglio - L’Amministrazione sceglie oggi di tornare all’inizio di questo percorso, senza però, a nostro avviso avere chiaro quale sia l’obiettivo, senza identificare un’alternativa alla gestione proposta in precedenza e lasciando pericolosamente, senza un’anima e senza uno scopo tangibile, l’edificio che dovrebbe essere inaugurato a settembre 2025. Urge trovare al più presto una soluzione che sicuramente non può essere demandata in termini gestionali e di prospettiva all’Osservatorio sullo sviluppo culturale locale, come ha lasciato recentemente intendere il sindaco Zotti in una dichiarazione alla stampa. Anche perché l’Osservatorio, che ha una mera natura consultiva e non gestionale, ha il suo fine corsa il 31 dicembre 2025. L’erigendo Teatro Sant’Orsola - ancorché non abbia convinto nel passato alcuni strati dell’opinione pubblica clarense sia per la sua necessità, sia per la sua collocazione, sia per la sua fruibilità - rischia ora di rimanere incompiuto non tanto dal punto di vista architettonico quanto rispetto ai contenuti e alla programmazione. A nostro avviso è essenziale che venga individuato nel breve chi (l’assessorato alla Cultura? L’ente Comune coadiuvato da un privato?) e con quale prospettiva, coinvolgendo anche le numerose realtà culturali presenti sul territorio, possa dare vita a questa nuova realtà».
Sui social
«Che sciocca sono stata a lavorare per quattro anni con l’obiettivo di preparare e realizzare una gestione ottimale del teatro Sant’Orsola - ha scritto laconica Facchetti sui social - La coprogettazione per la gestione dei servizi culturali del Sant’Orsola si presentava come la forma migliore per realizzare i nostri sogni, per avere un teatro degno di tale nome e per disporre di una struttura adatta a ospitare eventi e iniziative delle nostre associazioni. Mai avrei lasciato un contenitore vuoto, privo di un progetto capace di far vivere in modo sostenibile il nuovo Sant’Orsola! Invece da luglio 2024 la cabina di regia, di cui il sindaco faceva parte, non è stata mai convocata. Non ha mai voluto convocarla. Quali valutazioni siano state fatte per ora non è dato saperlo. Di fatto, ad oggi, non sappiamo nemmeno se esiste un piano B, una soluzione alternativa perché insieme all’Osservatorio Culturale stanno ancora “interloquendo con vari attori che potrebbero essere coinvolti”. Ma un’alternativa seria e concreta non dovrebbe essere trovata prima di eliminare un progetto già pronto? Evidentemente no! Come d’altronde appare evidente che taluni non agiscono pensando al bene della Città o seguendo una logica, bensì esclusivamente per il gusto di cancellare ciò che è stato fatto prima, ciò che è stato realizzato dall’Amministrazione Vizzardi. A rimetterci, come sempre, sono i cittadini clarensi. Cala dunque il sipario, si spengono le luci… senza che lo spettacolo abbia mai avuto inizio».
«Continuo a difendere la validità e la bontà del modello di gestione scelto per il Teatro Sant’Orsola - ha proseguito l’ex assessora - L’osservazione di esperienze simili nella nostra area mi porta a ritenere che fosse la soluzione migliore per la città e per il teatro. La nuova Amministrazione avrebbe potuto modificarlo e adattarlo alle proprie esigenze e visione, anziché smantellarlo del tutto. Una scelta che considero una perdita per tutta la comunità». Tantopiù, ha concluso la consigliera, che esperienze simili stanno nascendo anche nel Bresciano, pur sopravvivendo ai cambi di rotta politici. È il caso, spiega, del teatro Marconi di Calcinato, anche quello guidato da «La Nuvola nel sacco» con associazioni locali, il cui percorso di co-progettazione ha resistito al (nettissimo) cambio alla guida del Comune, che dallo scorso giugno è passato ad una maggioranza di centrosinistra dopo anni al centrodestra.
Il sindaco Gabriele Zotti si è riservato di rispondere ai rilievi delle tre minoranze in Consiglio comunale. «Credo che sia il luogo più consono per parlarne, dati alla mano, anche con chi fa interpellanze con il solo scopo di finire sui giornali», ha spiegato.