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Altri tre biogas a Chiari, gli ambientalisti attaccano l'Amministrazione

L'assessore Domenico Codoni ribatte: "Siamo sempre attenti alle tematiche ambientali: questi impianti concorrono al raggiungimento degli obiettivi comunitari, ovvero il raggiungimento della soglia del 30 percento di energia rinnovabile nel 2030».

Altri tre biogas a Chiari, gli ambientalisti attaccano l'Amministrazione
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I biogas di Chiari ancora una volta al centro delle polemiche. In questo caso non tanto per i cattivi odori o il malfunzionamento dei quattro attivi, ma perché il Comune ha autorizzato la realizzazione di tre nuovi impianti. E anche quest’ultimi portano di fatto la stessa firma di quelli esistenti: ossia quella delle famiglie Festa e Donna e del progettista Falconi.

Altri tre biogas a Chiari, gli ambientalisti attaccano l'Amministrazione

E sul caso questa volta è intervenuto il Circolo Chiari Ambiente-Ovest bresciano Aps, guidato dal presidente Giuseppe Ramera, che ha attaccato duramente l’Amministrazione comunale guidata dal primo cittadino Massimo Vizzardi.

«Le autorizzazioni emesse dalla Provincia per i primi quattro impianti sono molto più complete e trasparenti in termini di informazioni tecniche e gestionali, mentre quelle emesse dal Comune per i nuovi impianti sono vuote di contenuto: basti pensare che non è nemmeno indicata la potenza della produzione elettrica, si parla genericamente di impianti della potenza che va dai 50 kW a 1000 kW - ha tuonato Ramera - Si fa sì riferimento a tutta una serie di documenti ed elaborati predisposti dal progettista (sempre lo stesso ed unico per tutti e sette gli impianti), non allegati all’Autorizzazione pubblicata, senza l’indicazione della revisione valida dei documenti menzionati. Si ricorda che nel corso di più di un anno e mezzo di iter autorizzativo sono state effettuate decine di integrazioni, modifiche e revisioni. Quali sono quelle valide? All’occorrenza! Siamo di fronte a una mancanza di trasparenza che impedisce i controlli dell’Amministrazione comunale e degli enti preposti sulla corretta gestione di tali impianti».

Critiche e riflessioni su un tema che a Chiari è stato parecchio dibattuto, soprattutto a causa delle numerose denunce presentate da Daniele Bulgarini, residente a pochi metri dall’impianto Chiari 1.

Biogas? «Rinnovabile sì, ma inquinante e climalterante»

Ma Ramera ha voluto approfondire l’iter che ha portato all’autorizzazione dei tre nuovi impianti. Attualmente in città sono in funzione quattro biogas, autorizzati tra il 2011 ed il 2013 da Provincia e Comune: uno con la potenzialità di 1.000 kW in via Palazzolo e tre da 600 kW ciascuno, uno in via Monticelli, uno in via Monticelli di Sopra e il terzo in via Pontoglio. I titolari di queste ultime tre strutture, nel corso del 2020, hanno fatto richiesta alla Regione e al Comune di raddoppiare i loro impianti esistenti («nel frattempo, per legge, la titolarità del rilascio dell’Autorizzazione per questo tipo di impianti è passata dalla Provincia ai Comuni»).

«Il primo di questi tre nuovi impianti è stato autorizzato dal Comune a fine febbraio 2021 con parere nettamente contrario di Ats Brescia e Ats Distretto Veterinaria di Rovato e con parere critico di Arpa e Provincia - ha aggiunto Ramera - Gli altri due impianti, le cui determinazioni erano state sospese nel dicembre 2020, sono stati invece autorizzati dall’Amministrazione nella prima metà di novembre con una ripresa dei lavori della Conferenza dei servizi a velocità sbalorditiva. Evidentemente erano in scadenza i tempi per i finanziamenti regionali. Né le due Ats né Arpa hanno partecipato ai lavori della Conferenza, mantenendo la loro posizione di contrarietà perché ritenevano necessaria una preventiva Valutazione di Impatto Ambientale che tenesse conto degli effetti inquinanti cumulativi degli impianti esistenti. Anche la Provincia non ha partecipato avendo già espresso la sua contrarietà in assenza di una Via o di una preventiva verifica di assoggettabilità alla stessa, in conformità a quanto prescrive la legge regionale se viene superato il quantitativo di 750 quintali al giorno di materiali/liquami in ingresso all’impianto. Il Comune, Autorità responsabile del procedimento, ha ritenuto superata l’eccezione della Provincia avendo acquisito la “dichiarazione” da parte degli imprenditori agricoli di ridurre a 745 quintali il materiale. Sembra quasi una beffa o uno scherzo, ma è la realtà. E’ evidente come sia praticamente impossibile controllare in esercizio il rispetto di tale limite conoscendo sia i problemi verificatisi in tal senso nella gestione degli impianti esistenti sia la totale mancanza di qualsiasi tipo di controllo su tali tipologie d’impianto da parte di questa Amministrazione comunale».

Ramera, infine, ha voluto ribadire un concetto chiaro:

«Biogas energia rinnovabile sì, ma inquinante e climalterante come qualsiasi combustibile fossile, nulla a che vedere con le energie rinnovabili da idrico, fotovoltaico od eolico - ha concluso - A certe condizioni il biogas ha una sua positività: ad esempio se l’impianto è al servizio di una azienda agricola o più aziende vicine per cui non c’è l’assurdo andirivieni di autobotti da lunghe distanze; se non utilizza percentuali elevate nella ricetta di alimentazione, di cereali; se non nasce con lo scopo principale di accaparrarsi i finanziamenti». Per Chiari Ambiente i biogas esistenti «difficilmente rispettano questi criteri. Quelli nuovi non trovano giustificazione in un concetto di energie rinnovabili. Concentrare i finanziamenti solo su qualche azienda del territorio crea disparità, mette in difficoltà le altre numerose aziende medio piccole, mettendo in serio pericolo la loro sopravvivenza».

L'Amministrazione risponde alle accuse

«L’Amministrazione Vizzardi è da sempre attenta alle tematiche ambientali e i risultati conseguiti nella differenziazione della raccolta dei rifiuti, nell’efficientamento energetico degli edifici comunali, nell’attenzione alle aree verdi, nel programma di piantumazioni, nell’avvio di una struttura per la ricarica delle auto elettriche lo testimoniano senza ombra di dubbio».

Con queste parole l’assessore all’Agricoltura, Domenico Codoni, ha risposto alle pesanti accuse mosse dal circolo di Chiari, che a suo modo di vedere «non hanno ragione di essere». Sul tema in questione l’assessore, prima di entrare nel merito, ha spiegato cosa prevedono le Linee guida della Regione.

«Per gli impianti biogas autorizzazione provinciale oltre 1 MWe ovvero a 3 MWt; procedura abilitativa semplificata PAS di competenza comunale da 50 kWe a 1 MWe ovvero a 3 MWt; attività libera fino a 50 kWe. Possiamo pertanto affermare che è dal 2012, quasi 10 anni, che gli impianti biogas tra i 50 kWe e i 1 MWe competono al comune. In base alla normativa, se è necessario acquisire assensi di altre amministrazioni, il Comune o li acquisisce d’ufficio o convoca una Conferenza dei servizi».

Ed è quello che è stato fatto. Codoni è entrato poi nel dettaglio dei pareri, confutando quanto sostenuto da Giuseppe Ramera e sostenendo che la loro documentazione non è del tutto corretta.

«Nelle tre procedure in questione si sono espressi favorevolmente Soprintendenza, Enel distribuzione, Mise, Vigili del fuoco, Acque bresciane e i consorzi irrigui interessati - ha spiegato - Per tutte le tre richieste teniamo a sottolineare che è pervenuta dalla Provincia la relativa Autorizzazione alle emissioni in atmosfera. Per le ultime due autorizzazioni (Chiari 4 e Festa Eugenio 2), l’Ats ha dichiarato che non è previsto alcun suo parere; l’Arpa si è riservata di produrre osservazioni entro 90 giorni, termine scaduto senza che abbia fatto pervenire nulla, mentre si era espressa favorevolmente per l’impianto Chiari 3».

Codoni ha poi spiegato che la Provincia, unico ente titolato sulle autorizzazioni alle emissioni, con il rilascio ha motivatamente superato il parere non favorevole di Ats e Arpa, riferendosi espressamente agli effetti cumulativi dovuti sia agli impianti già autorizzati sia a quelli in valutazione, tenendo anche conto della riduzione dei quantitativi e della separazione con altre attività che hanno comunicato alcuni proponenti. L’assessore ha rimarcato un altro aspetto.

«Il legislatore ha ricompreso gli impianti tra quelli di pubblica utilità e come tali ha regolato la normativa, ritenendo che essi concorrono alla produzione di energia da fonti rinnovabili e concorrono quindi al raggiungimento degli obiettivi comunitari che rincorrono la soglia del 30 percento di energia rinnovabile per l’anno 2030».

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