Alberto Fortis si racconta in biblioteca a Salò

Alberto Fortis ha condotto il numeroso pubblico presente in biblioteca tra i momenti più salienti del suo viaggio (tra musica e immagini) verso il successo.

Alberto Fortis si racconta in biblioteca a Salò
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«Milano e Alberto», questo il titolo dell’evento ospitato ieri (sabato 6 luglio)  nei locali della biblioteca di Salò, Salo’tto della Cultura in via Leonesio 4.

Un viaggio tra musica e immagini

Un titolo che riecheggia quello di una delle canzoni più famose del cantautore italiano Alberto Fortis, «Milano e Vincenzo», il primo estratto dall’album «Alberto Fortis» entrambi pubblicati nel 1979.

Proprio a lui, che che ha omaggiato il pubblico con la sua presenza e un interessante e curioso viaggio tra i momenti più importanti della sua carriera, è infatti dedicata l’esposizione, la sua prima, di Vittoria Caligara che si è perfettamente coniugata con i lavori della fotografa Barbara Falletta la quale ha regalato al pubblico fruitore degli scatti suggestivi di Milano. Tra i protagonisti anche Roberto Codazzi, giornalista, musicologo e direttore artistico dell'Estate Musicale del Garda. Tra gli intervenuti, inoltre, Rolando Giambelli, presidente dei Beatlesiani d'Italia Associati.

Per celebrare i quarant’anni dall’uscita del disco inciso al castello di Carimate in Brianza insieme alla Premiata Forneria Marconi, lo scorso anno ne è uscita un’edizione nuova, 2.0 «4Fortys», un doppio Cd. Il primo ha le canzoni nell’esatto ordine di allora, però risuonate tutte con pianoforte, voce dal vivo, pubblico in sala incisione, e inframmezzate da spiegazioni e aneddoti. Il secondo presenta tre inediti, «Venezia», «Maphya» e «Caro Giuseppe», tre canzoni live, e tre classici riarrangiati. La stessa «Milano e Vincenzo» ad esempio diventa una canzone elettronica, con un intermezzo di rap.

L’evento è stato organizzato dalla biblioteca di Salò nella persona del suo presidente Marcello Cobelli:

«Tutto è nato da un incontro con Barbara Falletta che mi ha mostrato i suoi scatti di Milano. Da lì è nata in me l'idea di abbinare queste fotografie a quelle che Vittoria Caligara ha fatto negli ultimi anni all'amico e grande artista Alberto Fortis seguendolo nei suoi concerti. Ed è proprio grazie alla loro passione che ha preso forma questo incontro» ha spiegato.

Alberto Fortis: «L'arte vive di condivisione»

Il viaggio nel quale il cantautore ha condotto il pubblico è partito da piazza Duomo a Milano:

«Fu proprio qui che nacque in me, per la prima volta, la sensazione di aver ricevuto in regalo un dono. Fu qui che giunse la mia prima canzone, il "Duomo di Notte", quella che mi diede, quando allora ero uno studente di medicina, la motivazione per intraprendere con determinazione la strada della musica».

Da lì inizia un percorso verso il successo costellato da incontri davvero importanti, da Mara Maionchi al marito Alberto Salerno, a Claudio Fabi, padre di Niccolò Fabi. Per non parlare dell'incontro con Paul Mc Cartney, con la famiglia di John Lennon scoprendo in questi giganti del firmamento musicale internazionale delle persone di grande umanità. Commovente il ricordo di Franco Califano concorrente con lui nel 2006 del reality Music Farm condotto da Simona Ventura su Rai Due:

«Al di là del personaggio, era una persona davvero buona e capace di dire la verità. Lo ricordo un uomo di grandissimo coraggio, il suo codice teatrale gli permetteva di dire in faccia la verità sempre e in ogni occasione» ha ricordato.

E poi ricorda qual è l'essenza dell'arte, quella che spesso viene offuscata dalla bramosia del successo a tutti i costi e al quale si giunge con facilità:

«L'arte è condivisione e in ciò si rivela anche terapeutica. Purtroppo in questo momento sta vivendo un momento di "morte sociale"che tende ad un livellamento verso il basso. Pensiamo ai nuovi generi musicali nei quali testi si trovano volgarità che vengono poi ripetute dai più giovani quasi fossero gadget di una maison di moda. Gran parte della colpa è però da attribuire agli addetti ai lavori che convincono i giovani artisti di essere i paladini di quella che viene da loro definita "nuova letteratura contemporanea"».

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