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Aerei sulla Franciacorta, Legambiente: fare "rumore" contro il rumore

Il tema del traffico aereo sul territorio torna all’ordine del giorno nell’assemblea organizzata a Coccaglio, tra dati e appelli a cittadini e istituzioni

Aerei sulla Franciacorta, Legambiente: fare "rumore" contro il rumore
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«Ci sono aerei nel mondo che sganciano bombe, che portano morte, distruzione, mutilazioni e noi che proviamo a parlare di rumore di emissioni di territorio, ma non è superficialità prendersi cura del proprio territorio: lo dobbiamo anche a quelli che un luogo di vita non ce l'hanno più». Si è aperta con un riflessione sull’attualità l‘assemblea organizzata dal Gruppo Passione civica per Coccaglio, rappresentata dal consigliere Ezio Tortelli, e Legambiente, tornata a parlare del traffico aereo sulla Franciacorta: un tema saltato alle cronache nel 2019, prima sui cieli di Rovato e ora su quelli di Coccaglio, dove ogni giorno transitano centinaia di aerei diretti verso l’aeroporto di Orio al Serio con importanti ripercussioni in termini di inquinamento acustico, che si acuiscono soprattutto in estate.

Aerei sulla Franciacorta: il caso

Quello di Bergamo è oggi uno degli scali più attivi d’Italia, con oltre 17 milioni di passeggeri annui e una media di 130 voli al giorno. Una crescita che ha portato benefici economici al territorio, ma anche un impatto sempre più evidente e difficile da sostenere. Ne ha parlato Fausto Amorino, attivista di Legambiente Bergamo ed ex assessore (sempre a Bergamo) dal 2004 al 2009, tracciando una storia dell’espansione dell’aeroporto, originariamente pensato per il traffico merci notturno, poi convertito a hub di voli low-cost. È uno «sviluppo incontrollato» («i voli non dovevano essere più di 64mila all’anno, nel 2024 abbiamo toccato 110mila...»), avvenuto in un contesto già fortemente antropizzato e inquinato, mentre uno dopo l’altro fiorivano Comitati di cittadini che lamentavano il rumore con punte fino a 85 decibel. «Noi siamo riusciti a imporre a Sacbo (la società che gestisce l'aeroporto di Orio al Serio, ndr) un limite a 60, monitorato da 8 centraline, che hanno però registrato picchi di 61/63 decibel: può sembrare poco, ma ogni decibel in più rappresenta un aumento importante della percezione uditiva», ha continuato Amorino, parlando poi del «modello Bergamo», dove cittadini, istituzioni e ambientalisti hanno creato tavoli di confronto per battere ferro e ottenere anche solo il più piccolo risultato, come le centraline (i cui dati sono pubblici), la riduzione dei voli cargo e dei voli notturni (dopo le 23). Dal punto di vista istituzionale, esiste anche una Commissione Aeroportuale incaricata della zonizzazione acustica che riunisce enti locali e movimenti territoriali portavoce delle problematiche riconducibili all’aeroporto.

Il rumore, prima di tutto, su cui si è concentrato anche l’intervento di Davide Piantoni, tecnico ambientale, che ha messo in luce gli effetti del rumore non solo sulla sfera uditiva, ma anche sulla qualità del sonno, la salute mentale e il benessere complessivo, ricordando che ogni cittadino può presentare esposti anche senza rilevazioni tecniche, semplicemente argomentando il proprio disagio con prove e testimonianze.

Legambiente: fare "rumore" contro il rumore

Ma torniamo a casa. Alla Franciacorta, al Monte Orfano, ostaggio della rotta di virata degli aerei diretti verso Bergamo. Decine e decine di voli a bassa quota e tutto l’inquinamento acustico che ne deriva. Una storia che si ripete, anzi che si ramifica: a fine 2019 ad alzarsi era stata la voce dei residenti nel quartiere San Donato di Rovato, che avevano scritto ai Comuni e Arpa Lombardia per denunciare le criticità. Il problema si era «assopito» durante la pandemia da Covid, quando il numero dei voli era stato quasi azzerato, per poi spostarsi su Coccaglio. E anche se all’epoca Enac aveva negato modifiche nella rotta, il nuovo tragitto lo hanno notato tutti, riconducendo la «deviazione» a presunte pressioni di un’esponente del mondo vitivinicolo per «proteggere» i suoi vigneti.

In tutto questo, Legambiente Franciacorta non è mai stata in silenzio. E ora torna a battere ferro. «Vanno bene le analisi dei tecnici, ma serve un’azione corale: cittadini, associazioni e istituzioni devono andare oltre le norme, che troppo spesso sacrificano la qualità della vita in nome di opere ritenute strategiche», ha commentato il presidente Silvio Parzanini, ribadendo il diritto del territorio a essere ascoltato. «Questa serata è solo l’inizio di un percorso di consapevolezza e pressione civica», ha concluso, perché la Franciacorta non è un corridoio aereo, ma un territorio pregiato da tutelare. Il messaggio emerso è chiaro, ribadito anche da Tortelli in apertura dell’assemblea. «L'obiettivo non è scontrarsi contro l’aeroporto, ma gettare le basi di un percorso condiviso, comune e trasversale, creare massa critica e consapevole, informata affinchè ci si possa confrontare al tavolo tecnico con chi ha le responsabilità operative e tecniche per cercare soluzioni di maggiore e migliore equilibrio tra le necessità operative dei voli e le necessità delle persone e del territorio».