Addio alle tigri di Polpenazze

Addio alle tigri di Polpenazze
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Quale bambino della Valtenesi e limitrofi non ricorda di aver preso in braccio un puma o una tigre appena nata all’oasi degli animali? Tantissime le scuole che nel corso di questi oltre 25 anni di attività di Roberto Dancelli presso la sua oasi degli animali a Polpenazze sono passate di lì. Gli animali più grandi erano nelle loro gabbie ma i cuccioli venivano tenuti in un recinto e fatti accarezzare o prendere in braccio ai bambini delle scuole materne o elementari in visita. La domenica inoltre  l’oasi era visitabile gratuitamente per chiunque ne avesse voglia «non mi è mai interessato il commercio ma solo accudire gli animali» commenta Roberto.
Ora quest’oasi chiuderà
Un’area di 6.000 metri quadri dedicata solo ai felini e una di 30.000 per gli erbivori in un terreno lasciatogli dai genitori.
«In questi anni ho ospitato dagli uccellini alle tigri – racconta Roberto -,  è iniziato tutto per caso, ho sempre avuto la passione degli animali e visto lo spazio a disposizione ho deciso di trasformarlo in un’area di recupero per animali che mi portava la forestale, la provincia ma anche i privati. In particolar modo nel 1997 l’oasi si è popolata di tigri, puma ed altri felini perché è uscita una legge che prevedeva che chiunque detenesse  animali pericolosi si armasse delle dovute misure di sicurezza. Tanti privati che tenevano questi animali come domestici negli appartamenti se ne sono liberati e li hanno portati da me». Il cuore di Roberto va subito a Jack, un maschio di tigre siberiana nato nella sua oasi che ha curato come fosse un membro della famiglia «Jack è cresciuto con me e la mia famiglia. Ho dovuto allattarlo con il biberon i primi mesi perché la mamma non aveva il latte. Era come un cagnolino per noi, giocava sempre con i miei figli, lo portavamo al lago di notte a fare il bagno. A 18 anni purtroppo in seguito ad una forte osteoporosi abbiamo dovuto sopprimerlo». Inevitabile il momento di commozione ricordando Jack giocare con i figli, in particolare con Ivan, scomparso nel 2014 in un tragico incidente stradale a soli 24 anni. «Ivan mi dava sempre una mano con gli animali, come me li amava davvero molto. E’ stato lui ad insistere perché ospitassimo anche i serpenti di cui, sinceramente, io ho un po’ timore. Se ne prendeva cura tutti i giorni, li puliva e stava con loro. Da quando è scomparso ho deciso di tenerli solo in suo ricordo, adesso a pulirli ci pensa il fidanzato di mia figlia. Sono cresciuti tantissimo, adesso sono lunghi 4 metri e pesano 20 kg ma possono arrivare fino a 6 metri». In questi lunghi anni l’oasi ha ospitato tre tigri, una leonessa, un orso dell’Himalaya, tre puma, due leopardi e una pantera oltre ad innumerevoli daini, pappagalli, gabbiani, anatre,  piccioni e una tartaruga africana che adesso pesa quasi 90 kg. Adesso però sembra diventata inevitabile la chiusura di questo splendido paradiso per gli animali «sono sette anni che aspetto i permessi per diventare centro di recupero ma nessuno si degna nemmeno di darmi una risposta. Chiamerò la forestale per far venire a prendere gli ultimi animali poi metterò in vendita l’area che è in parte edificabile. Mi dispiace davvero dirlo ma le istituzioni fanno schifo. Non mi piace criticare ma gli enti non hanno nessun rispetto. Ho dedicato tutta la vita agli animali e non mi è rimasto niente. Ogni giorno, domeniche e festività compresi, me ne prendevo cura tutto di tasca mia, quando mi portavano gli animali feriti chiamavo il veterinario e provvedevo a tutte le cure necessarie. Fino a qualche anno fa avevo un’azienda grazie alla quale mi sponsorizzavo ma per via della crisi ho dovuto chiuderla.  Adesso è davvero troppo, sono stanco e voglio solo pensare a tutelare la mia pensione». Forte il rammarico nelle parole di Roberto per la chiusura del suo angolo di paradiso ma altrettanto forte la consapevolezza di aver salvato negli anni decine di animali e di averli amati come nessun altro.

 

Da GardaWeek edizione cartacea del 3 marzo


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