il caso

Acli Casa Coccaglio, cala il sipario per la cooperativa: nominato il commissario

Il Ministero ha dichiarato la liquidazione coatta della realtà, al centro di una delle questioni urbanistiche e ambientali più annose che si trascina da 15 anni

Acli Casa Coccaglio, cala il sipario per la cooperativa: nominato il commissario

Si è chiusa con la liquidazione coatta amministrativa la tormentata vicenda della cooperativa Acli Casa Coccaglio, al centro di uno dei casi urbanistici e ambientali più spinosi per il territorio. Firmato a fine giugno dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha constatato lo stato di insolvenza della cooperativa con un passivo di 173.284 euro, il provvedimento segue anni di contenziosi legali, battaglie amministrative, sequestri giudiziari e un progressivo deterioramento dei rapporti tra Acli Casa e il Comune di Coccaglio, proprietario originario dei terreni al centro della disputa, che ora spera in un’apertura «per avviare un percorso serio e condiviso, volto a sanare questa ferita per il territorio».

Acli Casa Coccaglio, cala il sipario per la cooperativa

Era il 2009. La cooperativa Acli Casa aveva acquistato dal Comune un’area edificabile in via Vigorelli (il quartiere degli orti) con l’intento di avviare un progetto di edilizia residenziale popolare. Durante gli scavi preliminari erano però emersi quintali di rifiuti speciali non pericolosi, accumulati – secondo le ricostruzioni – dai precedenti proprietari (la famiglia Nembrini); nel 2010 il sito fu sequestrato dai Carabinieri del Noe e il progetto si era fermato. Mezzo milione di euro di risarcimento e l’annullamento del contratto di compravendita: le richieste avanzate al Comune dalla Coooperativa ma mai accolte dal Tribunale di Brescia, né in primo grado (2020) né in appello (2022). Nel frattempo, già nel 2010, l’Amministrazione comunale – guidata dall’allora sindaco Franco Claretti (oggi consigliere della Giunta Lupatini) – aveva emesso un’ordinanza, mai ottemperata, intimando alla cooperativa di procedere alla caratterizzazione e rimozione dei rifiuti.

Negli anni, nessuna delle mediazioni o proposte di dialogo avanzate dall’Amministrazione aveva fatto breccia nella cooperativa, che ha mantenuto una posizione conflittuale e unilaterale, puntando sulla via giudiziaria. Oggi quella stagione si è chiusa: la liquidazione coatta, pur non essendo un vero e proprio fallimento, segna comunque la fine della gestione locale della cooperativa, oggi in mano al commissario liquidatore Alessandro Carlo Tantardini.

Si apre al dialogo

«La speranza è che ora, con un soggetto terzo e qualificato, si possa finalmente avviare un dialogo costruttivo per sanare una ferita aperta sul territorio: un danno per tutta la collettività dovuto a una condotta scellerata», ha commentato il consigliere Claretti, che a gennaio, in concerto con l’ufficio Tecnico, aveva presentato un progetto di recupero ambientale da 700mila euro a valere su un fondo regionale dedicato per la bonifica delle aree.

In attesa del responso di Palazzo Lombardia si ragiona sulla possibilità di riappropriarsi dell’area «a costo zero, se non per il costo del passaggio: poi decideremo cosa», ha concluso.